Il Porto di Taranto guarda all'India
Lo conferma il capitano Giancarlo Russo, vicepresidente della Tct. Un anno da dimenticare?
“Il risultato negativo è stato causato da fattori concomitanti. Da un lato c’è stato il calo fisiologico del traffico dal Far East, dall’altro abbiamo pagato l’assenza di Msc che ha lasciato il nostro porto per mancanza di strutture adeguate. Nel 2006 abbiamo movimentato 890mila teu, quest’anno 760mila. Una diminuzione del 10%”.
Da quando Tct opera a Taranto, è la prima volta che chiudete in rosso?
“Era già accaduto nel 2005 e sempre per lo stesso motivo: fondali inadeguati. Quella volta ci facemmo carico di lavori grazie ai quali abbiamo 350 metri di banchina con un pescaggio di 14,50 metri. Una disponibilità che consente un solo ormeggio per volta. Ed è stato esattamente
questo il motivo per cui Msc è andata via”.
Per il 2008 che prospettive ci sono?
“Qualche settimana fa abbiamo conferito l’incarico per la progettazione definitiva per portare l’intera banchina con una lunghezza complessiva di 1.800 metri, a 16,50 metri di profondità. Ci muoviamo in linea con il Piano regolatore del porto recentemente licenziato dal Comitato portuale grazie anche alla sensibilità dimostrata dal Comune di Taranto. Per la nostra attività, ma penso che la cosa valga per il porto ionico e per l’intera comunità, è importante risolvere al anche l’Autorità portuale che ha competenza diretta sulla materia. Si tratta di lavori che occorre effettuare al più presto e che richiedono grande precisione. Per noi che già operiamo sul terminal anche un scarto minimo di soli due millimetri può compromettere la via di corsa delle grù. Per questo nel progetto definitivo dell’intervento, per il quale abbiamo stanziato mezzo milione di euro, sono previste tre fasi di realizzazione”.
Come pensa di smaltire i fanghi di dragaggio?
“Ci sono varie possibilità di riutilizzo della parte di materiale incontaminato. In Toscana i fanghi, misti ad altre sostanze, vengono utilizzati per lavori stradali. Le soluzioni possibili sono tante, ma occorre avere regole certe che al momento non ci sono. Il problema è stato portato all’attenzione del Governo perchè se non si risolve a breve, le portacontainer da 12mila teu non potranno attraccare a Taranto”.
Lo scalo ionico che prospettive ha e quali sono i piani di sviluppo della Tct?
“Per quanto riguarda la nostra attività, nel 2008 prevediamo una ripresa dei traffici anche perché pensiamo di far passare da Taranto una linea dall’India, uno dei Paesi emergenti. E poi puntiamo ad un altro vettore che si affianchi ad Evergreen. In tal senso guardiamo sia verso Oriente, ma rivolgiamo la nostra attenzione anche in Italia. Speriamo che finalmente si risolva un altro problema annoso come la mancanza di acqua potabile sul terminal. Ci fa ben sperare l’insediamento del nuovo presidente dell’Asi, Emanuele Papalia. Per quanto riguarda, invece, le prospettive del porto, ritengo che Taranto, dal punto di vista rispetto a tre corridoi transeuropei. Il primo è il numero 1 che consenti di lineare Taranto con l’interporto di Nola, l’altro è il Corridoio 5 sulla dorsale Adriatica per i traffici verso est; infine il Corridoio 8 verso il Mar Nero. Per sfruttare al meglio queste potenzialità servono strutture retroportuali come il Distripark”.
Il calo dei traffici influirà sui livelli occupazionali?
“I nostri posti di lavoro non sono mai stati messi in discussione. Attualmente contiamo 600 unità dirette e 150 impegnate nell’indotto e siamo pronti ad incrementare l’occupazione non appena sarà possibile ultimare il piano industriale. Anche in questa fase negativa abbiamo sempre onorato i nostri impegni con i lavoratori”.
Anche per quanto riguarda l’integrativo?
I sindacati hanno scioperato per chiederne il ripreso il dialogo. E’ proseguito un rapporto di relazioni industriali corretto e nonostante il periodo non certamente felice è stata stanziata una somma che sarà distribuita tra i lavoratori in relazione a determinati indicatori di produttività”.
Ma un nuovo terminal container vi spaventa?
“Assolutamente no. Magari fosse già pronto. Aumenterebbe il prestigio di Taranto: la fortuna di un terminal la fanno le merci e le strutture retroportuali. Per questo penso che Taranto entro il
2009 deve attrezzarsi con fondali adeguati, una piastra logistica ed il distripark, altrimenti avrà perso la sua grande occasione”.
Giancarlo Russo
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