Vendola: «Firmo se l'Eni dà garanzie»
BARI — Due giorni fa il presidente di Confindustria Puglia, Nicola De Bartolomeo, ha messo con le spalle al muro la Regione accusandola, in tema di energia, di non rispettare gli impegni presi e di non essere in grado di passare dalle parole ai fatti.
Ieri la replica del governatore Nichi Vendola che dell'investimento dell'Eni a Taranto (un miliardo destinato al raddoppio della raffineria Agip) sembra non essere uno degli sponsor più accaniti. «Gli industriali non scherzino con queste cose - ha detto Vendola in occasione della conferenza stampa di fine anno - perché parliamo di Taranto, una città in sofferenza. L'impresa ci ha proposto il raddoppio dell'impianto immaginando una riduzione dell'inquinamento del 35 per cento. Abbiamo o no il diritto di procedere con cautela e vedere le carte? Vivere nella logica del prendere o lasciare sarebbe cosa poco seria».
Uno dei primi a lanciare l'allarme era stato il presidente della Confindustria jonica, Luigi Sportelli, che già la prossima settimana sarà a Roma per confrontarsi con la multinazionale dell'energia. A quanto pare lo stesso management guidato da Paolo Scaroni non ha gradito le lungaggini burocratiche a cui si sta sottoponendo l'autorizzazione. Un fattore penalizzante che dirotterebbe le risorse verso altri Paesi.
«Non ci sarà una trattativa privata tra la Regione e l'Eni - ha proseguito Vendola - , ma un percorso in cui intervengono istituzioni locali, associazioni di categoria, sindacati e la società civile. Non si può dire che siccome c'è un investimento di un miliardo devo rilasciare una firma in bianco. Il nostro non è un atteggiamento luddista, ma di grande disponibilità. Ci sia consentito però di validare il progetto».
Le criticità del piano Eni, che prevede anche la costruzione di un oleodotto Nola- Taranto-Brindisi, riguardano appunto le emissioni. Secondo l'assessore all'Ambiente, Michele Losappio, ci sarebbero dubbi sulla crescita di inquinamento da Co2. Inoltre, il 70 per cento dell'energia prodotta dall'impianto interno a turbogas sarebbe destinato alla vendita (in pratica l'investimento in parte si ripagherebbe).
«Se il raddoppio dell'Eni fosse il raddoppio del carico inquinante ha concluso Vendola - non ci sarebbe storia. Se fosse accompagnato da una secca diminuzione dei fattori inquinanti metterei la mia firma. Ripeto: non si può scherzare su queste cose».
Più concreto il parere di Ludovico Vico, deputato jonico del Pd, che individua in questo investimento uno snodo essenziale per l'economia nazionale. «Non è concepibile bloccare l'iniziativa - afferma Vico - o accettare le parole dell'assessore Losappio. Non è con l'invito a temporeggiare che si risolvono i problemi, né tantomeno si aiuta la città. C'è una cabina di regia ministeriale. Tutti lavorino per agevolare la formualzione del parere». Per il presidente della Provincia, Gianni Florido, la discussione va portata su un altro binario.
«Abbiamo partecipato a riunioni interlocutorie - dice Florido - e sembra che l'impatto ambientale si in fase di riduzione. La Provincia ha posto all'azienda 18 quesiti. Inoltre, credo che si debba aprire una via sociale per Taranto. L'Eni e lo Stato dovrebbero lavorare per trasferire alla città royalty sull'accisa carburanti e far pagare quanto quello normale il diesel "blu" meno inquinante. Al termine delle Feste dovremo far ripartire l'iter di confronto».
Se gli imprenditori spingono perché si attivi l'indotto (c'è un consorzio di 20 aziende capeggiate da Serveco, Nardoni Lavori e Cemit), i sindacalisti non si oppongono, ma chiedono all'azienda di aprire anche a relazioni industriali più chiare. «Da parte nostra sostiene Gino D'Isabella, segretario della Camera del Lavoro (Cgil) di Taranto - non c'è un muro, ma vogliamo esaminare il merito dell'investimento che non può essere calato dall'alt ».
«Il progetto Eni - aggiunge Franco Sorrentino segretario generale della Uil Taranto rientra tra i nove siti industriali della città. Dal punto di vista tecnico attendiamo risposte, non è una presenza aggiuntiva come quella della Gas Natural che si vorrebbe imporre. Su quest'ultima iniziativa c'è in nostro no fermo. In caso contrario daremo battaglia».
Sulla vicenda interviene, infine, Angelo Cera, capogruppo Udc alla Regione. «Il livello di affidabilità della giunta Vendola è molto basso, come conferma anche il presidente della Confindustria regionale a proposito degli impegni assunti prima e disattesi subito dopo a proposito del piano presentato dall'Eni».
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