«I Rigassificatori servono»
indicati in Finanziaria può presentare le sue ragioni» Per lo sviluppo economico della città, «il Governo sta cercando investimenti sul porto»
I rigassificatori vanno fatti. Non sarà certamente lui a dire dove ma i rigassificatori devono essere fatti. Massimo D’Alema risponde alle domande con lo sguardo furbetto di sempre che i capelli ormai bianchi accentuano ancora di più. E sulla questione spinosa dei rigassificatori il vicepremier e ministro degli Esteri non ha dubbi. Poco importa se la città di Taranto in fatto di impatto ambientale ha già dato molto alla causa e rischia di trovarsi a due passi dalla raffineria Eni l’impianto di rigassificazione.
Perchè, dice serafico a conclusione di una giornata impegnativa cominciata nell’auditorium della Scuola sottufficiali della Marina militare dove ha presenziato all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Bari, qualcosa pur dobbiamo scegliere. «Non abbiamo voluto il nucleare, anche se all’epoca io ero d’accordo tanto che durante un comizio ad Avetrana mi hanno anche incendiato l’automobile (e il fatto che l’auto fosse quella dell’on. Vico diventa spunto di una battuta del diretto interessato, ndr), e adesso compriamo energia dalla Francia che le centrali ce li ha a un tiro di schioppo dai nostri confini.
Abbiamo detto no al carbone e al gasolio per via dell’effetto serra però, adesso, vogliamo usare il gas ma non vogliamo rigassif icarlo!». Questioni ambientali che si intrecciano tra loro nella conferenza stampa di ieri sera al Delfino (alla presenza di numerosi parlamentari e rappresentanti delle istituzioni), con l’emergenza rifiuti in Campania che «certamente costituisce un danno per l’immagine del Paese ma soprattutto è un danno per i cittadini campani» e per superare la quale «il Governo ha nominato De Gennaro (l’ex capo della Polizia, ndr) quale commissario» e sta predisponendo una exit strategy «che non è il caso di discutere qui» anche perchè, per il momento, c’è il rischio concreto che Grottaglie e Fragagnano si vedano recapitare qualche tonnellata di ecoballe campane.
«Vogliamo porre fine in tempi ragionevoli all’emergenza - ha aggiunto D’Alema -. Ora bisogna sgomberare la spazzatura con l’attivazione dei siti previsti dalla legge. Il commissario è persona di esperienza e forza e tra i mezzi necessari è compresa anche la possibilità di utilizzare le forze armate. Noi siamo intervenuti con risorse, mezzi, autorità e poteri necessari». Amen. Così come sulla zona franca urbana cui ambisce Taranto.
«Sono stati individuati dei criteri per la determinazione delle zone franche urbane», ha spiegato il vicepremier, «criteri che hanno fotografato sostanzialmente una realtà urbana del Mezzogiorno, che è quella di Napoli. Per cui sulla base dei criteri che sono indicati in Finanziaria non vedo perchè Taranto non debba poter presentare le sue ragioni».
Già, la Finanziaria, che poi era il tema della conferenza stampa di ieri sera. Un’occasione, quella del Delfino, per illustrare gli interventi più importanti previsti per il Mezzogiorno e che il senatore Latorre, che ha accompagnato il vicepremier nella giornata tarantina, ha sintetizzato in tre punti: la riconferma dei finanziamenti per le aree sottosviluppate; i meccanismi di incentivi e di supporto alle aziende che assumono giovani laureati e credito di imposta sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato; interventi a sostegno della Sanità come l’abolizione dei ticket sulle ricette e le analisi di laboratorio e risorse aggiuntive, pari a 187 milioni di euro che consentiranno l’adeguamento delle strutture.
E per Taranto? Risorse aggiuntive a quelle già stanziate da parte del governo neanche a parlarne, ha puntualizzato D’Alema. «Taranto ha grandi potenzialità e il governo è intervenuto con forti risorse ma non può, certamente, mettere mano a un piano di riordino e di riassetto che spetta agli enti locali. Noi ci stiamo impegnando per attrarre investimenti stranieri sul porto ma il governo non può occuparsi di spesa corrente. Creeremmo un precedente dagli effetti dirompenti».
Proprio adesso, poi, che «i conti pubblici sono in condizioni di solidità. Un fatto -ha sottolineato D’Alema - che non si verificava dal 1999, guarda caso quando ero presidente del Consiglio e a governare era il centrosinistra».
Con i conti in regola, dice ancora il vicepremier, «si può fare una politica che libera risorse per sviluppo e giustizia sociale, possiamo destinare risorse per il grande obiettivo di salari e stipendi più giusti, investimenti in competitività e crescita produttiva del Paese. Arriviamo al confronto con le parti sociali nelle condizioni migliori».
No comment sull’apertura della giunta Stefàno, «che ho abbracciato con piacere perchè non lo vedevo da tempo», ad At6 dell’onorevole Cito e sul Partito democratico che, in occasione dell’election day, chiama al voto esclusivamente chi ha già votato il 14 ottobre dando un’impronta lideristica al nascente partito. Argomento sul quale resta cucita anche la bocca del segretario regionale del Pd, Michele Emiliano, anche lui presente in conferenza stampa. Per cui non resta che accennare alle legge elettorale («Ho espresso vivamente l’auspicio che si continuasse a lavorare sulla base della bozza Bianco e che venissero tolte di mezzo altre proposte fuori tempo. Così è avvenuto ed esprimo sincero apprezzamento per questo orientamento ragionevole») e al Kossovo («L’indipendenza del Kossovo rischia di aprire una ferita e di provocare il sentimento nazionale del popolo serbo.
Siamo direttamente chiamati in causa per i nostri rapporti con il popolo slavo e gli albanesi e, inoltre, in Kossovo abbiamo 2600 militari italiani impegnati a cui vanno aggiunti altri mille militari nella vicina Bosnia. Dobbiamo far prevalere il nostro senso della responsabilità e in questo vedo anche un grande ruolo della Puglia. Dobbiamo usare molto il nostro senso della cooperazione per superare questo passaggio delicato perchè non possiamo tornare al tempo dei conflitti»). Poi via a riprendere il volo di linea per Roma perchè lui, Massimo D’Alema, non eccede nell’uso «degli aeroplani di Stato».
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