«I progetti Eni rischiano grosso»
La giunta regionale di Vendola aumenta le tasse e Confindustria, l’organizzazione delle imprese, tace. La giunta regionale di Vendola non decide sull’ampliamento della raffineria Eni di Taranto, rischiando così di far saltare un progetto importante, da un miliardo di euro, e Confindustria rimane in silenzio.
Va all’attacco dell’associazione degli imprenditori il deputato di Forza Italia, Pietro Franzoso. Secondo il parlamentare, «la giunta Vendola, come ha lasciato intendere nei giorni scorsi anche il mondo sindacale e la Cisl in particolare, sta spingendo Taranto e la Puglia verso un modello di povertà economico-sociale. Un percorso avviato dall’imbarbarimento del prelievo fiscale e dalla supertassazione che incomberà sul sistema produttivo e sui cittadini pugliesi per tutto il 2008».
«Detto ciò - sottolinea Franzoso - non posso non rimarcare, con rammarico ma anche con rabbia, l’assordante silenzio di Confindustria regionale, considerato che l’insopportabile vessazione fiscale si abbatterà sul tessuto produttivo e imprenditoriale locale, lo stesso cioè che, con sacrificio, continua ad investire ed operare in Puglia. Non è una scoperta, infatti, che il Mezzogiorno e la Puglia, più del Nord, abbiano problemi di competitività derivante dalla debolezza infrastrutturale e dalle diverse pratiche del mondo della finanza, oltre che dal costo del lavoro».
Ma, osserva Franzoso, «mentre a livello nazionale si cerca di tenere presenti tali problemi e di individuare soluzioni tese all’abbattimento del costo del lavoro, con la diminuzione dell’irap del 0.5 per cento, in Puglia succede l’opposto. Oltre agli aumenti Irpef, si va a colpire, con il rialzo dell’1 per cento dell’Irap, anche l’impresa e il mondo del lavoro autonomo, quindi non solo la grande industria ma gli agricoltori, gli artigiani, i commercianti e tutti i detentori di partita Iva».
Per Franzoso è «una scure fiscale che si abbatte su quel poco che rimane del tessuto produttivo locale e che crea ulteriori svantaggi sul piano della competitività non solo con i paesi europei, ma anche con le regioni del Nord. Lo stesso discorso - aggiunge - vale anche per gli aumenti di 2.5 centesimi sul costo della benzina che equivale a maggiori costi per energia e trasporti delle imprese del territorio. Altro fattore di penalizzazione sul fronte della competitività della produzione»
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