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Quattro grandi industrie si sono rivolte al Tribunale, tra cui ENI

Pet coke, 4 società chiedono dissequestro

Il pet-coke, scarto industriale derivante dalla raffinazione del petrolio proveniente dagli stabilimento Eni di Gela, avrebbe fatto scalo a Taranto per poi essere distribuito presso stabilimenti che lo hanno acquistato da un broker.
22 gennaio 2008
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Rettifica per la SAIF di Alessandria
Provvediamo ad inserire con evidenza e in grassetto un riquadro di rettifica in questo articolo che, pur non essendo nostro, ha costituito la fonte della distorsione informativa.

Associazione PeaceLink

In relazione alla notizia riportata sul Vs. sito, secondo la quale la nostra società, Saif Srl di Cantalupo (Al), sarebbe coinvolta in una vicenda legata al commercio di pet-coke e avrebbe richiesto il dissequestro del citato materiale in una vicenda penalmente rilevante attualmente pendente innanzi al Tribunale di Taranto, è assolutamente falsa e lesiva della nostra reputazione commerciale e del nostro buon nome.

La Saif di Cantalupo non ha mai commercializzato il pet-coke e, pertanto, Vi preghiamo di voler immediatamente pubblicare la relativa smentita, chiarendo che la Saif Srl di Alessandria non è coinvolta nella vicenda in questione e che la notizia è stata diffusa per Vs. negligenza, avendo cura di precisare gli esatti nominativi delle aziende coinvolte.

Ci riserviamo, in ogni caso, di adire le competenti autorità giudiziarie per la tutela dei nostri diritti.

SAIF Srl - Cantalupo - Alessandria
Il Presidente
Giancarlo Serra
Quattro grandi industrie coinvolte nel recente sequestro di pet coke ordinato dalla Procura di Taranto in diverse regioni d'Italia si sono rivolte al Tribunale del Riesame che si riunirà mercoledì 23, venerdì 25 e mercoledì 30, per occuparsi delle richieste di dissequestro provenienti dagli avvocati Rocco Maggi ed Antonio Raffo, legali delle industrie Eni, la cui sede di Gela è stata particolarmente interessata dal sequestro, Unicoal di Milano, importante azienda che si occupa di commercio internazionale, servizi e forniture industriali, Adriacoke spa di Ravenna, Saif spa, azienda di Alessandria specializzata nella produzione di vernici e smalti.

Per ora la tesi difensiva si concentra sull'ipotesi che il pet-coke sequestrato non fosse da considerare rifiuto industriale e contenesse sostanze pericolose entro i limiti di legge. Secondo dogane e carabinieri del Noe, al contrario, l'inchiesta si è focalizzata su un presunto traffico su larga scala di rifiuti altamente nocivi.

Il pet-coke, scarto industriale derivante dalla raffinazione del petrolio proveniente dagli stabilimento Eni di Gela, avrebbe fatto scalo a Taranto per poi essere distribuito presso stabilimenti che lo hanno acquistato da un broker. Il contenuto eccessivo di zolfo e di altre sostanze altamente cancerogene e teratogene, per legge modifica lo stato del pet coke da combustibile trasportabile a pericoloso rifiuto industriale da smaltire e trattare con accurate tecniche e costi.

Se sdoganato come combustibile, diventa un vero affare, sia per chi lo compra che per chi lo vende. Agli indagati, la Procura potrebbe contestare reati di traffico di rifiuti tossici, nonché violazioni di leggi in materia ambientale e fiscale.

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