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5 appuntamenti che vedranno alternarsi spettacoli di teatro e di danza

Punto A Capo presenta: Taranto Non Dorme

Al via la III edizione della rassegna teatrale Taranto non dorme. Nata per iniziativa di Punto A Capo, quest’anno vedrà anche la collaborazione dell’associazione culturale Nemesi. Questa edizione avrà come protagonista il teatro d’autore contemporaneo.
27 gennaio 2008

Il manifesto dell'iniziativa Il nome della rassegna è stato scelto per ricordare che, nonostante la crisi in cui versa il nostro territorio, esiste una Taranto giovane, vivace, attenta alla realtà in cui vive, ed allo stesso tempo consapevole che quella realtà, nei suoi aspetti problematici e difficili, possa essere cambiata attraverso il senso di responsabilità e l’impegno di ciascuno.

Il teatro della narrazione, il genere teatrale che contraddistingue Taranto non dorme, può rappresentare un’occasione di riflessione e di confronto che vada oltre il momento contingente offerto dallo spettacolo, per continuare ad agire nella vita di tutti i giorni.

Questa edizione avrà come protagonista il teatro d’autore contemporaneo, per un totale di cinque appuntamenti che vedranno alternarsi sul palco spettacoli di teatro e di danza. Gli incontri si terranno di giovedì, a partire dal 31 gennaio, nel teatro “Aldo Moro” presso l’Istituto “E.Fermi” in C.so Italia.

Prezzo abbonamento e biglietti:
Abbonamento ordinario: 38 euro
Abbonamento soci P.A.C.: 35 euro
Singolo spettacolo: 10 euro
Promozioni:
5 posti riservati a spettatori under 18: 1 euro
5 posti riservati a spettatori over 65: 1 euro

Per informazioni e prenotazione biglietti:
www.puntoacapo.biz - info@puntoacapo.biz - tel. 347 2547217

Direzione Artistica: Alessandro Langiu - www.alessandrolangiu.it

Direzione Organizzativa: Gianluca Tagliente

Per informazioni alla stampa: Mariangela Carroccia,
tel. 338 4721666 mariangela.carroccia@inwind.it

Programma

L’apertura della rassegna, giovedì 31 gennaio, è affidata a una produzione di Scena Verticale, Dissonorata. Un delitto d’onore in Calabria, di e con Saverio La Ruina, con musiche originali eseguite dal vivo da Gianfranco De Franco, “fiato” dei Mandara Project.

Quella che porta in scena Saverio La Ruina - finalista per questo spettacolo al Premio ETI - Gli Olimpici del teatro - è la storia di una donna del Sud, vittima della legge degli uomini, schiava di un padre padrone, “dissonorata”, respinta dalla propria famiglia, cosparsa di petrolio e data alle fiamme, ma condannata a sopravvivere.

Partendo dalla piccola, ma emblematica storia di questa donna, lo spettacolo offre lo spunto per una riflessione sulla condizione della donna in generale, dal villaggio locale a quello globale.

Giovedì 7 febbraio, la compagnia Santasangre 2006, già ospite a dicembre dell’evento conclusivo del Romaeuropa Festival, porterà sul palcoscenico del Teatro Aldo Moro lo spettacolo 84.06 di Diana Arbib, Luca Brinchi, Maria Carmela Milano, Dario Salvagnini, Pasquale Tricoci, con Stefano Cataffo, voce Roberta Zanardo, musiche originali ed elaborazione dal vivo Dario Salvagnini, elaborazione video Diana Arbib e Luca Brinchi. 84.06 è un lavoro “che rompe” il confine che separa il pensiero dall’accadimento.

Sulla scena una scatola di vetro (simbolo del condizionamento) al cui interno è intrappolato un uomo, colpevole perché il suo pensiero non rientra nei canoni del sistema.

Si deve correggere la sua essenza di uomo, si deve annientare la visione critica che permette una scelta. All'esterno lo spazio di azione è macchinato da due figure femminili, che a loro piacimento (attraverso l'uso di dispositivi audio/video) permettono alla scatola di animarsi per soggiogare l'istinto dell' “ultimo uomo”. Non si vuole bloccare il suo agire, ma spiare, catturare ciò che fa più paura: il suo pensiero.

Una rilettura, in chiave se vogliamo ancor più futurista e spettacolare, di 1984, celebre romanzo di George Orwell.

Per il terzo appuntamento, giovedì 28 febbraio, il giovane attore e autore tarantino Alessandro Langiu porta in scena Anagrafe Lovecchio. Lo spettacolo di Langiu, prodotto dall’associazione Nemesi e dalla Regione Puglia, con musiche originali di Matteo Nahum eseguite dal vivo (Cristiano de Fabritiis - batteria, Yvonne Fisher - clarinetto, Eufemia Mascolo - contrabbasso, Matteo Nahum - chitarra), racconta la storia dello stabilimento Enichem di Manfredonia, dell'esplosione del 1976 della colonna di lavaggio dell’ammoniaca, e di Nicola Lovecchio, dipendente dell'Enichem per oltre venti anni.

A Lovecchio nel 1994 verrà diagnosticato un tumore ai polmoni, ma quando all'ospedale di San Giovanni Rotondo gli diranno che la macchia tumorale era presente già da qualche anno, all'uomo sorgerà il sospetto che la polvere diffusa in fabbrica dopo lo scoppio della colonna di ammoniaca del 26 settembre 1976, sia all'origine del suo male. Grazie alla collaborazione dell’oncologo Portaluri, raccoglierà le cartelle cliniche dei suoi colleghi e nel 1996 farà un esposto alla Procura. Il processo per omicidio colposo è ancora in corso, ma Nicola Lovecchio, morto nel 1997, non potrà mai ascoltare la sentenza, così come tanti altri suoi colleghi.

Interamente declinato al femminile lo spettacolo che, giovedì 6 marzo, la Compagnia Narramondo di Firenze porta a Taranto. A.V. storia di una B.rava R.agazza, testo di Chiara D'Ambros, Marianna De Fabrizio, Elena Vanni, con Marianna De Fabrizio e Elena Vanni, per la regia di Elena Dragonetti e Raffaella Tagliabue, narra delle Brigate Rosse, dei miti degli anni ’70, dei pantaloni a zampa, di Woodstock, delle lotte operaie e di quella armata.

Sulla scena due donne si confrontano: A.V., coinvolta nell’assassinio dell’avvocato Croce, e una ragazza, che negli anni ’90 le dedica una tesina da presentare alla maturità.

Chiude la rassegna, giovedì 13 marzo, L’Asino Albino di e con Andrea Cosentino per la regia di Andrea Virgilio Franceschi. L’asino albino è una specie in via d’estinzione, simbolo dell’isola dell’Asinara, luogo appartato a Nord della Sardegna, oggi area naturale protetta e in passato lazzaretto per la quarantena dei malati infettivi.

Durante la prima guerra mondiale è stata trasformata in un campo di concentramento, dove hanno trovato la morte settemila prigionieri austro-ungarici. Infine, ed è storia recente, l’Asinara è divenuta famosa per il “Fornelli”, oggi smantellato carcere di massima sicurezza, dove ancora risuonano gli echi della stagione della lotta al terrorismo degli Anni Settanta.

A questo luogo si può accedere solo partecipando a gite turistiche guidate per visitare le terribili tracce di quel passato e soprattutto la bellezza naturale delle spiagge e del mare. Un unico attore abita la scena, un attore-isola sul quale atterrano personaggi grotteschi, individuati appena da una sigaretta, un paio di occhiali, un dialetto, una fotografia, un luogo comune.

Apparizioni che parlano attraverso grumi d’emozioni illeggibili che scaturiscono con comicità violenta. L’attore è la guida che non concede spiegazioni, che non vuole accompagnare. Non ci sono serre o riserve incontaminate. Non c’è rete che attutisca la caduta. I piani d’evasione sono stati tutti sabotati. Uno spettacolo sul tempo che passa e che non torna più.

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