Taranto, diossina e Pcb nel sangue
TARANTO - Sabato prossimo saranno presentati a Taranto i risultati di una ricerca condotta sul sangue di alcuni tarantini, e le informazioni presentate si preannunciano di assoluto rilievo nazionale in quanto sarebbero state trovate diossine e soprattutto sostanze diossino-simili come i Pcb (Policlorobifenili). Dieci volontari di Taranto, città ad alto rischio ambientale, si sono offerti per un test del sangue. Il test consisteva nell'analisi del loro siero per determinarne la presenza di inquinanti.
Sono stati scelti soggetti che “godono tutti buona salute, in particolare risultano esenti da patologie oncoematologiche e tumorali in genere, con residenza pluridecennale nella Città di Taranto in quartieri vari, tutti con abitudini alimentari medie”, ha spiegato Mario Collura, medico chirurgo e membro dell'associazione TarantoViva che ha promosso la ricerca.
Come detto, i dati di diossina e Pcb riscontrati nel sangue dei dieci tarantini saranno resi noti solo sabato prossimo ma, dalle indiscrezioni che circolano in queste ore, sembra che i valori delle analisi di Taranto siano di gran lunga più preoccupanti di quelli di Acerra e Napoli dove l'emergenza diossina da tempo è sotto i riflettori nazionali.
I volontari sono stati divisi in due gruppi di cinque in base all'età (il parametro era 65 anni) e le determinazioni laboratoristiche sono state affidate al laboratorio Micro-Inquinanti Organici dell’Istituto Interuniversitario Chimica per l’Ambiente Inca di Venezia.
“I risultati degli esami – ha dichiarato il dottor Collura – hanno evidenziato elevate concentrazioni di diossine, particolarmente le concentrazioni dei Pcb (policlorobifenili). Maggiore la concentrazione di diossine e congeneri nel gruppo dei più anziani, minore nel gruppo dei più giovani”.
Benché il test sia stato fatto su un numero esiguo di soggetti, e quindi abbia un limitato valore statistico, TarantoViva lo sottoporrà sabato prossimo all'attenzione del sindaco di Taranto Ippazio Stefàno e delle Autorità sanitarie locali e nazionali per la “possibilità di avere un monitoraggio a costi contenuti della penetrazione dei microinquinanti nella popolazione”.
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