Taranto a rischio diossina
Il 20 luglio 2007 l'Arpa Puglia presentò a Brindisi nell'ambito della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici uno studio sulla presenza di diossine e di altri microinquinanti organici persistenti (Pop) riscontrati nel terreno a Taranto. Ecco in anteprima nazionale i valori riscontrati in questa serie di rilevazioni su campioni di terreno, dai quali emerge una situazione di grave compromissione dei suoli dovuta alla presenza in particolare di Pcb (policlorobifenili) che sono definiti diossino-simili appartenenti alla famiglia degli inquinanti organici persistenti. Si tratta di un inquinante cancerogeno e bioaccumulabile nella catena alimentare. Tali dati sono di eccezionale importanza se messi in relazione con i valori di Pcb significativi riscontrati nel sangue di alcuni tarantini.
Tali valori saranno resi noti sabato prossimo in una conferenza organizzata a Taranto dall'associazione TarantoViva e in cui saranno presenti i massimi esperti nazionali di diossina e inquinanti organici persistenti. I dati che Redattore Sociale è in grado di fornire sono espressi in nanogrammi (ng) ossia in miliardesimi di grammi e sono stati ottenuti con strumentazioni scientifiche ad altissima precisione. Il 13 giugno 2007 è stato prelevato nel quartiere Tamburi di Taranto un campione di terra nel quale erano presenti 7720,6 nanogrammi di PCB per chilogrammo di terra (ng/kg). Tale valore supera di oltre sette volte il limite fissato dal D.M. 471/1999.
A distanza di poco tempo, nel reparto rivestimento tubi, un lavoratore addetto al taglio di piastre metalliche con sega circolare, è stato colpito da una sbarra di modeste dimensioni caduta dalla via dei rulli e finita sul piede destro del lavoratore. “I due infortuni – afferma Rocco Palombella, segretario generale della Uilm ionica - anche se non gravi, ripropongono il problema ricorrente degli infortuni sul lavoro ed in modo particolare all’Ilva”.
Palombella ricorda che lo stabilimento Ilva con 13.500 dipendenti diretti e 6000 dell’indotto “rappresenta un potenziale rischio, come testimonia anche l’elevato numero di incidenti gravi e mortali avvenuti nei mesi scorsi”. Secondo il sindacalista “l’azione di denuncia e prevenzione deve essere costante, in considerazione anche dei dati allarmanti provenienti dalle fabbriche italiane.
L’Ilva deve continuare ad investire ed a realizzare tutti gli interventi necessari per garantire la sicurezza dei lavoratori, sia diretti che dell’appalto”.
Sempre il 13 giugno 2007, in un analogo campione di terra prelevato a Taranto nella zona CISI sono stati riscontrati 4365,9 ng/kg. Il 16 giugno 2007 nel quartiere Paolo VI è stato registrato il valore più alto nel terreno: ben 10214,9 ng/kg. Quindi le analisi dell'Arpa Puglia hanno fornito come risultato che i terreni prelevati ai Tamburi, al Cisi e a Statte erano rispettivamente 7 volte, 4 volte e 10 volte sopra i limiti del D.M. 471/1999 (limite di 1000 ng/Kg).
Ma, sotto il governo Berlusconi, il D.M. 152/2006 (il Testo Unico sull'Ambiente), ha elevato tali limiti di 60 volte (ora il limite è di 60000 ng/Kg) per i terreni residenziali e il verde pubblico. Se quindi fossero oggi in vigore i limiti adottati nel 1999 una parte considerevole dei terreni di Taranto sarebbe da bonificare per la presenza di Pcb.
Tali indagini sono state condotte dall'Arpa Puglia in collaborazione con il Consorzio Interuniversitario Chimica per l'Ambiente (Inca) durante la campagna di monitoraggio del camino E312 dell'impianto di agglomerazione dell'Ilva di Taranto.
Tale monitoraggio ha permesso di accertare emissioni di diossina più alte rispetto agli standard europei (0,4 nanogrammi per metro cubo di emissioni dal camino). Infatti le emissioni di diossine (Pcdd e Pcdf) sono state rispettivamente di 2,4 in data 12 giugno 2007, 4,3 il 14 giugno 2007 e 4,9 nanogrammi a metro cubo il 16 giugno 2007. Tali dati sono calcolati sulla base del cosiddetto “indice di tossicità equivalente” (TEQ) e va inoltre considerato un “effetto diluizione” dovuto ad una presenza media di ossigeno variabile dal 17 al 18%.
Le rilevazioni sul camino E312 dell'Ilva di Taranto hanno accertato emissioni anche di Pcb in quantità pari a 126,6 (in data 12/06/07), 221,1 (in data 14/06/07), 284,3 (in data 16/06/07) picogrammi per metro cubo calcolati in tossicità equivalente. Dal quadro emerso nel monitoraggio si delinea per Taranto una situazione simile a quella di Brescia, città nella quale è stato prodotto gran parte dell'apirolio (contenente Pcb) destinato ai trasformatori del centro siderurgico tarantino.
Ma, mentre a Taranto sono stati compiuti monitoraggi solo sulle emissioni e sul terreno, a Brescia da alcuni anni si stanno monitorando anche gli effetti cancerogeni del PCB sulla salute e in particolare la sua presenza nella catena alimentare. E' stato infatti riscontrato Pcb, oltre che nei terreni, persino in alcuni campioni di latte, di zucchine, di uova e di muscolo di pollo.
Il Comune di Brescia con una ordinanza datata 21/12/2007, nelle zone interessate all'inquinamento da Pcb ha disposto il “divieto di utilizzo del terreno”, “il divieto di utilizzo a scopo ricreativo che comporti il contatto diretto del terreno”, il divieto di utilizzo dell’acqua fluente nelle rogge che scorrono nella zona”, “il divieto di pesca nelle rogge”, “il divieto di allevamento in spazi aperti di animali da cortile destinati all’alimentazione umana direttamente (polli, conigli ed altri animali non allevati in stia o comunque nutriti con alimento zootecnici prodotti nella zona medesima) o indirettamente (uova)”, “il divieto di coltivazione di ortaggi destinati direttamente alla alimentazione umana”.
Per Taranto e Brescia si profilano quindi “storie parallele” sotto il profilo sanitario in quanto città accomunate dall'inquinamento massiccio di Pcb. A Brescia infatti per anni l'azienda Caffaro ha prodotto il Pcb destinato ai trasformatori elettrici del centro siderurgico di Taranto.
(dm)
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