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Diossina: ora tocca alle istituzioni

"Associazioni e movimenti stanno facendo da apripista, ora tocca alle Istituzioni. Bisogna sconfiggere il tacito accordo per non applicare l’AIA. Per favore, basta infilare la testa nella sabbia, guardiamo con realismo le cose, senza paura: conoscere per legiferare. Organizzazioni, tecnologia e scienziati non mancano".
10 febbraio 2008
Biagio De Marzo (PeaceLink)

"Non ci stancheremo mai di sollecitare le Istituzioni a prendere di petto la tutela della salute dei cittadini e a pretendere con forza che tutti gli attori protagonisti procedano nelle loro attività nel pieno rispetto delle norme, senza cavilli e sotterf Non è facile, dopo tanti autorevoli interventi, formulare altri commenti sui dati impressionanti presentati stamane. Non ci stancheremo mai di sollecitare le Istituzioni a prendere di petto la tutela della salute dei cittadini e a pretendere con forza che tutti gli attori protagonisti procedano nelle loro attività nel pieno rispetto delle norme, senza cavilli e sotterfugi.

Siamo certi che le associazioni ed i movimenti che si sono impegnati nella campagna di analisi dell’inquinamento ambientale a Taranto e nella sensibilizzazione della cittadinanza continueranno a lavorare alacremente.

Questa città, ancora parecchio indolente e distratta, dovrebbe ringraziare questi suoi figli che dedicano tempo e risorse, senza alcuna contropartita, a questioni di interesse generale. Per Taranto la speranza di risollevarsi è riposta in questi giovani “tarantini della diaspora” di TarantoViva, nei giovani e meno giovani appassionati del Comitato per Taranto, nell’impagabile opera di ricerca e diffusione delle conoscenze di PeaceLink, nell’impegno dei medici e dei volontari di AIL e delle decine di organizzazioni locali che fanno sentire la loro voce.

L’impostazione assunta non è quella dell’allarme ma quella del rigore e della consapevolezza, e su questa strada continueremo, per nulla intimoriti da tentativi di intimidazione già operati su alcuni di noi. Non mi faccio sfuggire l’occasione di dire alla città che tre persone per bene, Giulio Farella, Alessandro Marescotti e Franco Sorrentino, sono state denunciate per “procurato allarme”, per avere fatto conoscere alla città, attraverso la stampa, dati ufficiali comunicati dalla stessa azienda che li ha denunciati. E poi ci si lamenta dei molti processi subiti dalle aziende.

E’ condivisibile la cautela di TarantoViva sui dati presentati, ed è comprensibile la riservatezza del Comitato per Taranto sulla richiesta avanzata da quasi un mese a Parmalat di fare gli esami del latte conferito alla centrale di Taranto, analoghi a quelli fatti a Brescia. Parmalat ancora non ha risposto, nonostante che la richiesta fosse stata inviata per conoscenza anche ai Ministri per la salute, dell’ambiente e delle attività produttive, oltre che a Istituzioni e politici di Puglia.

Che cosa si deve fare per essere ascoltati dai potenti? Controlli seri e severi servono proprio per evitare allarmismi e forniscono indicazioni sul da fare.

Per favore, basta infilare la testa nella sabbia, guardiamo con realismo le cose, senza paura: conoscere per legiferare. Organizzazioni, tecnologia e scienziati non mancano.

E’ il terzo convegno di TarantoViva a cui partecipo: nel primo, a marzo 2007, rilanciammo il problema diossina dal camino dell’impianto di agglomerazione e ponemmo anche il problema delle polveri negli elettrofiltri; nel secondo, ad agosto 2007, dimostrammo che l’unico strumento efficace per ridurre l’inquinamento ambientale era l’Autorizzazione Integrata ambientale mentre gli accordi sottoscritti dalla Regione e dagli Enti locali con l’azienda erano risultati inefficaci.

Fin dall’inizio abbiamo cercato di “svegliare la città” finora con scarsi risultati: TarantoViva ha dato spessore scientifico all’analisi sulla diossina nell’uomo. Con tutte le cautele del caso, i dati presentati oggi dicono che è necessario affrontare la questione non più con i mezzi e le risorse del volontariato, ma facendo scendere in campo le Istituzioni.

Le associazioni hanno sollecitato a lungo il Ministero dell’ambiente ed ora anche Parmalat. Serve un progetto più completo, pilotato da personaggi autorevoli, non più affidato alla buona volontà dei singoli. Tutto questo per evitare che si arrivi all’allarme sociale. Associazioni e movimenti stanno facendo da apripista, ora tocca alle Istituzioni. Bisogna sconfiggere il tacito accordo per non applicare l’AIA. I morti della Thyssen sono sulla coscienza di più di qualcuno: l’AIA non c’era.

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