Diossine dall'ambiente all'uomo: Il caso Laguna di Venezia
Con una pubblicazione sintetica il curatore fornisce un’esposizione rigorosa dello “stato dell’arte” delle ricerche scientifiche in un campo molto delicato e controverso. E’ noto che diossine, PCB, composti clorurati e microinquinanti in genere evocano i peggiori disastri industriali cui l’umanità è stata sottoposta nei decenni scorsi: Seveso e Bhopal tra tutti.
Se negli abitanti esposti al “rischio chimico” suscitano preoccupazione le “fughe”, i “fuori servizio”, gli “spandimenti”, le esplosioni, ancora più ansia provoca il timore di essere sottoposti agli effetti di un rilascio silenzioso in atmosfera o nelle acque, impercettibile ma continuato, di sostanze nocive che assimilate sia pure in dosi omeopatiche possono comunque accumularsi, persistere nel tempo e avvelenare i nostri corpi.
Dalla presentazione emerge chiaramente la necessità di una continua opera di monitoraggio della laguna di Venezia affinché questo fragile ecosistema possa rimarginare le ferite causate dall’attività antropica, ed essere salvaguardato dalla minaccia dell’ inquinamento, anche ai fini di una corretta opera di informazione sui rischi per la salute umana.
L’attualità del problema rischio (per l’ecosistema e la salute umana) è stata recentemente segnalata anche dalla Commissione Europea che ha adottato nell’Ottobre del 2001 una strategia comunitaria per diossine e PCB, nella quale viene confermato che controllare l’inquinamento nell’ambiente è uno dei modi più efficaci per ridurre i livelli di assunzione attraverso la catena alimentare.
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