Diossina: articoli impressionanti, ma i tarantini che fanno?
Sul Corriere di domenica 10 febbraio, la pagina 8 è dedicata alla situazione diossina con articoli di Campatelli, Tursi ecc. Sono articoli impressionanti che dovrebbero allarmare i tarantini. Ma è costume dei tarantini mostrare indifferenza alle loro cose. Sono molti gli enti, i movimenti, le associazioni ecc. che si interessano dell’ambiente cittadino, ma pur essendo numerosi non sono efficaci (nei confronti dei cittadini) perchè agiscono separatamente e non svegliano la coscienza del bene comune.
Il Corriere potrebbe dedicare una pagina fissa al problema evidenziando anche le varie iniziative con nomi, indirizzi, siti e programmi delle varie organizzazioni in modo da dare visibilità immediata e continua alla cittadinanza. Altrimenti il problema sarà la solita notizia del momento che impressiona, ma lascia il tempo che trova sino al prossimo articolo.
Purtroppo il tarantino è indolente. Si fosse trattato di un’altra città avrebbero già fatto le barricate. Qui invece potremmo anche trovare chi vuole mantenere lo status quo. Evidentemente gli fa comodo. Ma queste persone hanno figli e nipoti che possono da un momento all’altro ammalarsi?
Il Corriere “deve” svolgere questa funzione, ma costantemente e giornalmente. Altrimenti i tarantini, tra venti o trenta anni avranno abbandonato la città (o saranno a San Brunone).
Lelio e Marcello Di Noi
Taranto
La Risposta del Direttore:
Il “Corriere” ha fatto della questione dell’ambiente una bandiera. Se i tarantini sono “indolenti”, come voi dite, non è certo per colpa nostra. A me sembra che la presunta indolenza stia lasciando il posto alla consapevolezza. Ma forse i cittadini non si sentono sufficientemente tutelati dalle istituzioni.
GAS SERRA: LA PUGLIA E' 4a
L’Italia è il terzo paese europeo per emissioni, che nel 2005 sono aumentate dello 0,3%
ROMA - L’Italia è il terzo paese europeo per emissioni di gas serra, che nel 2005 sono aumentate dello 0,3% rispetto all’anno precedente, superando 580 milioni di tonnellate. E’ quanto rivela il rapporto Ambiente Italia 2008 di Legambiente, "Scenario 2020: le politiche energetiche dell’Italia", secondo cui l’Unione Europea ha ridotto del 7,9% le proprie emissioni rispetto al 1990 (nell’Europa a 15 sono scese del 3%), mentre l’Italia le ha viste crescere del 12,1%. Così da quinto paese per emissioni nel 1990 e quarto nel 2000, ora siamo arrivati al terzo posto, soprattutto a causa dell’aumento dei consumi per trasporti (+27%), della produzione di energia elettrica (+16%) e della produzione di riscaldamento per usi civili (+21%).
Eppure, i consumi energetici lordi hanno registrato nel 2006 una lieve contrazione rispetto al 2005 (anche se sono saliti del 20% rispetto al 1990) ed i consumi pro capite restano inferiori a quelli medi europei e sono circa la metà di quelli di un cittadino degli Stati Uniti (3,5 tonnellate di petrolio a testa in Italia, 7 tonnellate negli Usa).
Da notare però che il consumo di un italiano è tre volte quello di un cinese e nove volte superiore a quello di un africano. In termini assoluti - spiega il Rapporto - il primato spetta alla Lombardia (16% del totale), seguita da Sicilia, Veneto e Puglia (tutte poco sotto il 10% delle emissioni nazionali).
Forti differenze si registrano, invece, in termini di emissioni procapite: Sardegna, Valle d’Aosta, Puglia, Friuli Venezia Giulia guidano la classifica con oltre 10 t/ab (a fronte di una emissione media nazionale di 7,9 t/ab di CO2 da usi energetici). I valori più bassi si registrano nelle regioni meridionali caratterizzate da bassi consumi energetici procapite (come la Campania o la Calabria) o da un forte ricorso a fonti rinnovabili (come il Trentino Alto Adige).
Quanto alle nostre emissioni procapite di gas climalteranti queste sono, sia pure di poco, superiori alla media europea e circa il doppio della media mondiale. L’intensità di emissioni di CO2 rispetto alla ricchezza prodotta (misurata come Pil) è aumentata in Italia del 2% tra il 2000 e il 2005; rispetto al 1990 per ogni milione di euro (a valori costanti) le emissioni di CO2 sono diminuite in Italia del 7%, mentre in Germania e negli Stati Uniti sono scese del 24%, in Gran Bretagna del 33% e in Cina del 44%
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