Vico: Bisogna cambiare la legge sulla diossina
Lo dice Ludovico Vico, parlamentare del Pd, riproponendo i contenuti dell’interrogazione presentata nei mesi scorsi al ministro Pierluigi Bersani alla luce del recente convegno dell’associazione «TarantoViva» sulle emissioni di diossina a Taranto. «Quell’interrogazione - dice oggi Vico - è quasi passata sotto silenzio e invece la continuo a difendere nel suo impianto concettuale e normativo perché tende a tradurre quella che per molti tarantini è una emergenza tutta locale, in una emergenza non solo ambientale, ma anche epidemiologica e sanitaria di tutta la nazione e di tutta l’Europa».
Modifica della legge sulle emissioni e conoscenza dei dati: ecco le cose da fare secondo il parlamentare del Pd. Il lavoro di conoscenza epidemiologica del fenomeno è stato già fatto in verità ma «è rimasto orfano di interventi concreti» sottolinea Vico, che ricorda anzitutto gli interventi finanziati nel 1998 con l’Accordo di Programma sull’area a rischio.
«Taranto - afferma Vico - è stata destinataria in quegli anni di molti finanziamenti. 12.300 milioni di lire per la realizzazione del centro di monitoraggio e controllo ambientale, ma anche 1.800 milioni per indagini epidemiologiche sulle malattie respiratorie, sugli effetti dell’esposizione a sostanze genotossiche dei lavoratori Ilva e Agip e sugli indicatori biologici, in relazione al grado di vicinanza all’area industriale, dei cittadini di Taranto (in particolar modo Statte, Tamburi, Paolo VI e Borgo) e dei Comuni di Massafra e Martina Franca. Indagini dallo spessore scientifico condotte dall’Asl e dall’Università che avrebbero dovuto generare una mappa delle emergenze e che avrebbero dovuto costituire la banca dati da cui partire per gli interventi successivi».
E sempre nel ‘98, rammenta Vico, «si finanziò l’istituzione del Registro tumori. Per questa attività vennero destinati 800 milioni di vecchie lire. Nel 2001 il servizio si è interrotto. Ora, malgrado una delibera regionale dell’assessore alla Sanità, Tedesco, che trasferiva le competenze del registro ai centri oncologici, del servizio non si ha più notizia. Siamo in assenza di un importante strumento di conoscenza e statistica sulle cause di morte connesse all’esposizione ad elementi inquinanti. E anche questo sembra passare sotto silenzio».
Ma non ci sono solo dati negativi. Vico da atto all’Arpa della realizzazione della seconda campagna di monitoraggio in Ilva sulle diossine e a fine maggio avvierà la campagna di verifica delle eventuali riduzioni di emissioni. Mentre sulla qualità dell’aria la stessa Arpa «ha già avviato il piano di razionalizzazione delle 13 centraline di rilevamento e una serie di indagini sulla caratterizzazione chimica delle polveri sottili».
Poi, «in ambito epidemiologico, assieme all’Asl, si sta conducendo una indagine sui livelli plasmatici di diossine e Pcb. E’ un lavoro svolto in sordina e senza clamori, così come è passato senza clamori l’acquisizione dello spettometro di massa ad alta risoluzione, il secondo in Puglia, che consente all’Arpa l’analisi approfondita delle diossine, del Pcb e degli Ipa.
Resta ora da compiere lo sforzo culturale più importante per la comunità - conclude Vico: comprendere che la battaglia indispensabile e improcrastinabile dell’eco-sostenibilità va sostenuta da informazioni scientifiche adeguate e pubbliche, e soprattutto che quella battaglia va compiuta qui, in pieno Occidente, chiedendo il rispetto delle leggi e l’utilizzo delle migliori tecnologie possibili. Non altrove. Non delocalizzando, caso mai in aree sottosviluppate del pianeta, un problema che non è di Taranto soltanto».
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