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Il presidente Luca di Montezemolo ha rilanciato il tema del nucleare

Vico: E’ un errore riproporre le centrali nucleari

Pubblichiamo copia dell'intervento dell'on. Ludovico Vico in merito alla costruzione di nuove centrali nucleari nel nostro paese, tema rilanciato dal Presidente Luca di Montezemolo in visita a Taranto.
17 febbraio 2008
Ludovico Vico

- Il presidente Luca di Montezemolo ha rilanciato il tema del nucleare, ma io credo che sia un errore riproporre nel nostro Paese la costruzione di nuove centrali elettriche con il processo della “fissione nucleare”, per motivi legati alla sicurezza e al valore economico di queste scelte. Intanto perchè l’opzione energetica legata alla fissione nucleare non ha risolto i problemi legati agli incidenti e allo stoccaggio delle scorie (che impiegherebbero migliaia di anni per divenire inerti); ma anche perchè il mito della variabile economica a favore del nucleare da fissione è una favola.

Vi è, infatti, un costo “nascosto”, sostenuto nei fatti dallo Stato, cioè dai contribuenti, a partire dalla costruzione degli impianti (in media si impiegano 10 anni), fino al loro smantellamento al termine del ciclo produttivo, passando per la gestione dello stoccaggio delle scorie e degli interventi legati alla sicurezza.

Esaminiamo il capitolo dello smaltimento o “decommissioning”: l’Italia, pur avendo abbandonato l’opzione nucleare dal 1987, si può dire che non sia ancora uscita da questa attività, perché il decommissioning è ancora da avviare nelle centrali di Latina, Trino Vercellese, Caorso e Garigliano e nei centri di stoccaggio di Casaccia, Rotondella e Saluggia: in quest’ultima, in particolare, si dovrà ricorrere alla “cementazione” dei rifiuti liquidi, una volta trasferiti dai vecchi ai nuovi serbatoi. In sostanza, a vent’anni dal referendum che abrogò l’opzione nucleare, si sta ancora cercando un sito dove allestire il deposito nazionale per gli 8mila metri cubi di scorie ad alta pericolosità.

Non va dimenticato anche il capitolo dello smantellamento dei quattro impianti il cui costo, secondo l’Iea (Agenzia internazionale per l’energia), si aggira intorno ai 3 miliardi di dollari, al netto del deposito scorie. Tale cifra è stata recentemente confermata (il 12 dicembre scorso, in audizione alla X commissione della Camera) da Massimo Romano, amministratore delegato della Sogin (Società gestione impianti nucleari) cui è affidato il decommissioning.

Da questo ragionamento discende il no alla riproposizione di energia da “fissione nucleare”, e la riproposizione di investimenti sulla ricerca, in concorso con altri Paesi europei ed extra europei, per la fusione nucleare, che è la vera sfida del nostro secolo. Con la fusione – non la fissione – si produrrebbe energia senza il rischio di esplosioni devastanti, irraggiamento da scorie radioattive, perché si utilizzerebbe, banalmente, il medesimo processo delle stelle e del sole. Bisogna cioè impegnarsi sul progetto Iter (International thermonuclear experimental reactor) che punta alla fusione nucleare priva di rischio e bassa produzione di scorie radioattive, grazie all’utilizzazione del deuterio e del litio, entrambi estraibili dall’acqua e dal terreno.

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