Diossina: serve un deciso intervento della Politica
Sono questi i rilievi di grande importanza per il destino della città, emersi nel convegno sulle diossine promosso dall’associazione TarantoViva, una decina di giorni fa. A parte il generico agreement del management industriale di ridurre l’emissione di polveri sottili non vi è altro.
Il problema è di pressoché impossibile soluzione con l’attuale apparato di contrapposizione costituito per lo più da alcune associazioni più o meno impegnate e con una totale assenza di appoggio da parte della politica intesa come partiti tradizionali. Ma a questo punto è lecito chiedersi se il problema inquinamento, con tutti i suoi effetti sia un vero problema per la città di Taranto e per i suoi cittadini. L’equazione su un dubbio di questo tipo è molto semplice; se i rappresentanti politici non danno molto peso essi ritengono che per i loro concittadini che li hanno eletti il problema inquinamento è di scarsa rilevanza rispetto ad altre questioni.
E’ veritiero un simile ragionamento o in realtà mancano le idee sul da farsi? Da un lato l’inquinamento che nuoce alla salute, un diritto incomprimibile, come sottolineato dal procuratore Franco Sebastio, dall’altra il ricatto occupazionale, alcune migliaia di persone potenzialmente senza lavoro se si dovesse arrivare a ridimensionare un’azienda come l’Ilva. Grande responsabilità per chi ha le redini della città, soprattutto il sindaco, che deve barcamenarsi fra queste due indispensabili necessità, la salute e il lavoro. Abbiamo però realizzato in questi mesi e direi anche anni che il surrettizio lavorativo fornito dal polo industriale non ha di fatto portato ad uno sviluppo della città e, anzi, direi che negli ultimi anni si è assistito ad una involuzione sul piano lavorativo, nonostante il polo industriale non soffra la crisi.
Il dato di fatto è che non sono nate possibilità di lavoro e sviluppo in altri settori e si è assistito ad una riduzione di quel minimo di attività presenti e calate nel territorio come, ad esempio, il turismo. Taranto ha bisogno di riprogettare il proprio futuro e lo sviluppo. Non è pensabile che il futuro possa imperniarsi sull’impianto di un rigassificatore o un termovalorizzatore, non saranno certamente queste strutture a dare un forte indotto lavorativo alla città. L’abbiamo più volte detto: le idee sulle attività di vero sviluppo debbono vertere sulla valorizzazione del territorio e non sullo svilimento; industria semmai di trasformazione dei prodotti locali relativi all’agricoltura ma continuo a sostenere che se si liberasse, in un tempo ragionevole di alcuni anni tutta l’area industriale la città avrebbe un sicuro sviluppo nel settore turistico con grandi investimenti nazionali e internazionali.
Nell’area di Taranto occorre effettuare una operazione di nascita delle opportunità; pensiamo all’indotto possibile in termine di valorizzazione del territorio se nascesse un’area completamente libera a ridosso della città per creare tante di quelle attività collegate al porto e al mare, ma si liberebbe agli investimenti anche tutta la costa fino a Castellaneta con immense necessità di infrastrutture. E come non pensare a tutta la costa a sud di Taranto con maquillage da operarsi su larga scala su tutti quei villaggi o paesi che si incontrano fino alla provincia di Lecce, come creare la viabilità e infrastrutture; mi aspetterei un mega cantiere di 80 chilometri da Castellaneta Marina a S. Pietro in Bevagna. Ma per fare ciò occorrono alcuni presupposti, fra i quali che gli investitori possano vedere un utile in prospettiva da cui la necessità di creare l’ambientazione idonea e la sicurezza che i progetti possano essere portati a termine. In altre parole chi potrebbe investire migliaia di milioni di euro vuole che la politica sia chiara, di forte impatto sulle decisioni, e garantista che gli accordi non vengano smentiti.
Oggi affermare che la politica si impegnerà allo stremo per tutelare l’ambiente significa anche creare le premesse che tale ambiente possa essere appetibile per coloro che cercano un ambiente sano e pulito per trascorrere le vacanze o riposarsi.
Il polo industriale, così com’è non dà speranze, altrimenti in 40 anni di attività avrebbe già prodotto quella crescita che tutti auspicavano, ora resta solo una speranza sul polo industriale che resti a questo livello per mantenere la situazione surrettizia che non offre comunque nuove prospettive. C’è bisogno quindi di un atto di coraggio della politica nel dire che ciò non è sufficiente e che per poter sperare, in un arco di tempo accettabile, in un reale cambiamento occorre essere trasversali e guardare ad altre possibilità economiche. Se non lo sarà l’attuale apparato partitico, ritengo ciò debba essere effettuato trasversalmente dalla gente di Taranto, soprattutto dai giovani, con la creazione di una forza nuova che dia una reale sterzata politica.
Articoli correlati
- Referendum l'indicazione prevalente è contraria alla dismissione dello stabilimento
Altamarea: "sì" alla chiusura dell'area a caldo dell'Ilva
Il sodalizio è andato oltre la consultazione popolare ipotizzando un gemellaggio con altre realtà che nel mondo hanno già affrontato e superato problematiche simili30 settembre 2010 - Michele Tursi - L'iniziativa sarà finanziata da un fondo privato
Diossina nel sangue, una colletta per fare le analisi ai tarantini
Ogni esame costa intorno ai mille euroCesare Bechis «Un atto civilmente e politicamente coraggioso»
Riteniamo che il dispositivo di legge vada a colmare una lacuna normativa che riguarda l'intero apparato legislativo italiano in materia ambientale. Non comprendiamo le grida di allarme in ambito ministeriale e dei vertici dell'Ilva.19 novembre 2008 - Maria Giovanna BologniniTaranto, dove stiamo andando
Incontro con la dott.ssa Maria Giovanna Bolognini (TarantoViva). “Il referendum è un’arma a doppio taglio, tutto il lavoro svolto dalle istituzioni locali, dall’ARPA, dalle associazioni ambientaliste più attive, potrebbe risultare vano”.24 ottobre 2008
Sociale.network