Rigassificatore: ma perché proprio a Taranto?
E’ da tempo che a Taranto si discute sulla opportunità di un rigassificatore con rimbalzi di varia natura, soprattutto di ordine burocratico. Le autorità, a vari livelli, si esprimono con “precisa indeterminazione”, e sul merito dell’impatto ambientale e a fronte dell’elevato rischio derivante dalla installazione di un tale impianto in un’area industrialmente congestionata.
Sono questi i punti salienti della negazione e che l’Ing. Luigi Severini invece rassicura. Tuttavia, senza entrare nel merito di quanto l’Ing. Severini, nella sua posizione di progettista, ha il diritto di sostenere, non si può concordare sull’ultimo argomento sostenuto nell’intervista riportata dal C. del G. del 2 febbraio u.s. a proposito di Royalties. Queste, infatti, pur nella loro carenza legislativa, non possono essere viste né come “elemosine” né altro, ma sono un legittimo risarcimento alla Comunità che rende disponibile un proprio bene a favore di…, ossia “in termini commerciali, quella quota di utile dovuta allo Stato che concede… o consente il passaggio sul proprio territorio di…”, come riportato dai dizionari (Webster, Sansone ed altri) e che il più delle volte si trasforma in supporto ai programmi di sviluppo delle Amministrazioni locali.
In tale contesto si ricorderà la richiesta fatta a suo tempo dalla Regione Sicilia per consentire la stesura dell’impianto per il trasporto del gas dalla Tunisia al Continente, imponendo la cosiddetta “tassa sul tubo”. Non molto diversamente si sono comportati i Comuni interessati all’estrazione del petrolio in Val d’Agri.
E, in termini più ampi, si può citare il contenzioso russo-ucraino sul merito del gasdotto diretto in Europa. Il quesito prioritario da porsi sarebbe un altro, ovvero il perché Taranto sia stata la prescelta per l’installazione di un impianto di rigassificazione, sebbene esista l’alternativa di altri siti costieri vicini più idonei e, forse, più disponibili. Un esempio è dato dai porti di Crotone e di Sibari che da decenni lamentano una scarsa considerazione per le loro aspirazioni portuali. Il loro utilizzo, fra l’altro, renderebbe più agevole e “sicuro” il golfo di Taranto, dedicato in prevalenza al traffico industriale e commerciale e quindi poco compatibile con le gasiere.
Altrettanto validi si presenterebbero vari approdi pugliesi del versante adriatico: Otranto, Monopoli e la stessa Bari. Quest’ultima ha palesato la disponibilità di un’area, di oltre trecento ettari in località Marisabella, destinata, per quanto ultimamente dichiarato, a “Terminal Container”. Tale provvedimento altererebbe il programma della distribuzione delle funzioni portuali pugliesi facendo decadere quel famoso principio di “fare sistema”.
Grazie per l’ospitalità.
Cordiali saluti.
Aldo De Florio
Taranto
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