L'inquinamento nascosto di Sava
La questione rifiuti al Sud, oltre ad essere un'emergenza sottovalutata per anni, è anche la causa di molte tensioni sociali che non vanno prese sottogamba. Ormai non si contano più i comitati ed i presidi di protesta contro l'apertura o l'ampliamento di discariche che insistono in Puglia ed in Campania. Non si può fare finta di nulla in merito alle rivolte dei cittadini e quindi il problema va affrontato e risolto in tempi ragionevolmente brevi. È ormai consuetudine che nessuno vuole i rifiuti in "casa propria", ma, dato che i rifiuti vengono prodotti, occorrerà porre in atto politiche che portino le quote della raccolta differenziata sempre più vicino al 50% (come prevede la Finanziaria 2008) e contemporaneamente pensare alla chiusura del ciclo con lo smaltimento.
Con le audizione della Commissione Parlamentare sul ciclo dei rifiuti, del 31 gennaio scorso, abbiamo potuto comporre un quadro ben chiaro della situazione pugliese, che grazie a Dio non è certo quella campana, ma che ha bisogno di essere attentamente monitorata.
Ma andiamo per ordine. Durante l'audizione qualcuno ha ventilato l'ipotesi di un termovalorizzatore per la provincia di Brindisi, un progetto che non può essere concretizzato, in quanto non si avrebbero abbastanza rifiuti da bruciare per tenere a regime l'impianto di termovalorizzazione.
Altra situazione evidenziata è quella della discarica di Torre Caprarica di Grottaglie della società Ecolevante, in merito all'ampliamento del terzo lotto. A tal proposito, ha sconcertato la denuncia da parte di alcuni rappresentanti dei comitati costituitisi contro l'apertura del terzo lotto. Questi con carte alla mano hanno dimostrato la presenza in mappa di una conduttura dell'Acquedotto Pugliese che corre lungo il terzo lotto della discarica, ancora non in attività e in attesa di autorizzazioni «Aia».
È venuto alla luce che sono state prodotte delle documentazioni in cui venivano trascurati, anzi omessi, dei particolari di fondamentale importanza: una conduttura ad alta pressione dell'Aqp, un santuario rupestre a poche centinaia di metri, insediamenti abitativi nel raggio di un kilometro, un centro disabili. Infine, c'è la vicenda del Comune di Sava. Quando un anno fa ne venni a conoscenza, non ci volevo credere. Non esiste la rete fognaria, oltre 4.500 pozzi, di cui ben il 75% a perdere, sversano nel sottosuolo liquami. Addirittura per evitare i costi dell'autospurgo è invalsa la pratica dell'utilizzo di quantità enormi di acido solforico, onde consentire lo sfondamento dei fondi e quindi il facile deflusso in falda. È evidente che il danno ambientale in atto da anni è di una pericolosità allarmante. E non a caso proprio in questa cittadina di 18 mila anime si registra un'altissima incidenza di patologie tumorali.
A tal proposito, un comitato cittadino ha posto in essere azioni di protesta interessando persino la Presidenza della Repubblica. Questo sconcertante problema ho avuto modo di evidenziarlo nell'ambito della stessa audizione sottoponendolo sia all'attenzione del prefetto di Taranto Pironti e soprattutto al governatore Vendola, invitandolo a farsi carico di questa emergenza, poiché i cittadini di Sava attendono in tempi ragionevoli soluzioni certe.
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