Stefàno: «Niente e nessuno mi fa paura»
“Ho scritto – racconta – ai ministri dell’Ambiente e della Sanità per due progetti che servono a valutare lo stato di salute della città e le possibilità terapeutiche per limitare il danno da esposizione. Questo studio vede insieme il Cnr, le università di Pisa e di Tor Vergata, il San Raffaele, cardiologi di tutta Italia e angiologi. Inoltre sono in contatto con l’Arpa nazionale per uno studio che coinvolge epidemiologi di fama nazionale per studi sulle patologie legate all’ambiente”. Per l’Ilva, poi, Stefàno dice di aver pronta una sorpresa che, però, non vuole rivelare “perché altrimenti perde di efficacia. Insomma, stiamo lavorando in maniera alacre. Del resto sono stato l’unico ad aver parlato del pet coke che è mille volte più inquinante”.
“Se potessi parlare liberamente non esiterei un momento. Direi, caro signor Riva: basta fumi, basta polveri. Io ho visto andar via troppe persone, tanti amici cari. Di lavoro non si deve morire. E’ assurdo e atroce spezzare un’esistenza così”. Mietta è fatta così. E’ diretta, è spontanea. “Da quando è nata mia nipote – dice mentre si gode qualche minuto di pausa con il suo staff prima del dopo festival -, vivo Taranto con molta più intensità. Non riesco a strale lontana. Ma proprio perché sono più presente in città, soffro.
Vedo Taranto morire ogni giorno sotto una coltre di fumo impercettibile eppure persistente. Io amo la mia città, pur se tra tante difficoltà e problemi, vorrei vederla risorgere. Vorrei che l’Ilva fosse ancora una fonte di ricchezza e sostegno per tante famiglie, com’è ora, ma non di lutti, dispiaceri, disgrazie. La cosa che mi rattrista di più è che il sistema per ridurre l’inquinamento esiste e funziona. Ci sono i depuratori, si potrebbero (e si dovrebbero) applicare a quella fabbrica le cosiddette migliori tecnologie in circolazione invece a Taranto che fanno?”.
Mi sono rivolto a chi cura linfomi, leucemie, e solo due centri di endocrinologia di Bologna mi hanno risposto che c’è un rapporto tra la patologia della tiroide e la diossina. Insomma, avevamo la necessità di avere controlli incrociati sulle analisi per vedere se si arrivava tutti alla stessa conclusione. Non mi sembra con questo comportamento di aver mancato di riguardo a qualcuno. Ad Assennato, poi, ho detto che non deve limitarsi a mandarmi i dati dei rilevamenti ma deve interpretarmi i valori e dirmi, soprattutto, cosa devo fare”.
Comunque che la città stia per essere protagonista di una svolta epocale nel campo della tutela ambientale è data dal fatto “che al presidente della Regione, Vendola, ho posto il problema di potenziare l’Arpa di Taranto con macchinari, con personale, dando la possibilità di fare gli esami a Taranto. Richieste sulle quali Vendola concorda.
Ma c’è di più, e questo avrei potuto spendermelo alla grande, che Taranto avrebbe avuto la Cardiochirurgia lo sapevo da tempo in quanto lo stesso Vendola mi ha scritto informandomi della sua determinazione in questo senso. Ed è stata una decisione che la Regione ha preso assumendosi una grande responsabilità perché ha guardato alla difesa della salute dei tarantini tenendo conto di una realtà dove l’incidenza cardiovascolare è più alta rispetto alle altre province. Le patologie tipiche degli 80enni oggi ce l‘hanno i 30enni.
Nella prima uscita pubblica, il sodalizio ha puntato l’attenzione sui temi della salute e della sicurezza dei lavoratori dell’area industriale tarantina. “Siamo stati mossi - hanno detto - non solo dall’esigenza di affrontarli per il momento particolare di attenzione generale, per cui i mass-media hanno dovuto rendere centrale, dopo l’evento tragico di Torino, l’esistenza di un mondo di invisibili, uomini e donne sul lavoro e per il lavoro, ma perché essi sono questioni dominanti da tanto tempo anche per la nostra realtà. Questo impegno deve essere, riteniamo, ancora più rigoroso per una sinistra che vuole efficacemente essere punto di riferimento politico e culturale, dei lavoratori nelle fabbriche. Spetta, ovviamente, alle formazioni politiche della sinistra che si richiamano al mondo del lavoro di tornare ad occuparsi della rappresentanza politica dei lavoratori e dei loro problemi e quindi di inserire nei programmi queste esigenze di civiltà, anche adeguando le rappresentanze del mondo del lavoro nelle assemblee elettive”.
Da questo punto di vista Taranto e la sua economia, i suoi processi industriali, il suo essere città meridionale, “appaiono sempre più uno straordinario crocevia di interessi nazionali ed internazionali, una chiave di lettura importante per gli sviluppi futuri, non solo locali. La città è segnata da una grande emergenza ambientale che qui ha generato, non a caso, anche aspetti di un inquinamento istituzionale, politico e morale ormai superati. La città deve risalire la china ed ha le risorse per farlo, a partire dalla partecipazione dei suoi lavoratori, che va rimessa in campo”.
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