Peacelink: «C'è diossina in quel pezzo di formaggio»
I risultati, secondo quanto anticipa Alessandro Marescotti, sarebbero clamorosi e saranno illustrati nel dettaglio in un incontro con la stampa in programma domani alle 10, nella sede della Uil. A finire sotto il microscopio dell’istituto Inca di Lecce, è stato un pezzo di formaggio locale, prodotto in maniera artigianale.
“Tutto è nato in maniera quasi casuale - spiega al Corriere Marescotti - un nostro socio, consumatore di prodotti locali non venduti nei tradizionali canali commerciali, ma in maniera diretta, ha cominciato ad avere dubbi sulla genuinità dei suoi acquisti dopo il caso degli ovini scoperti a pascolare in prossimità dell’area industriale.
A questo punto abbiamo pensato di utilizzare una somma raccolta in precedenza per l’assistenza legale nella causa contro l’Ilva che si è chiusa positivamente per noi con l’archiviazione. Abbiamo portato il campione di formaggio a Lecce ed i risultati sono allarmanti”.
Sempre secondo quanto riferito da Marescotti, le analisi di laboratorio avrebbero accertato il “superamento dei limiti di legge per diossine e Pcb”. “Le indagini tossicologiche - spiega il presidente di Peacelink - hanno fatto riferimento a due diversi valori.
Il primo è il limite massimo fissato da un regolamento dell’Unione europea del 2006 che definisce in tre picogrammi per grammo di materia grassa del formaggio, il livello di tossicità equivalente che non può essere superato. Un limite che sale a sei picogrammi in caso di associazione tra diossine e Pcb.
Abbiamo calcolato anche la quantità ingeribile di alimenti in presenza di valori elevati come quelli riscontrati dall’Inca di Lecce. Ed anche in questo caso i risultati sono incredibili”.
Peacelink ha già investito la Procura della repubblica di Taranto del caso. “Il nostro allarme è scattato con le notizie sugli animali al pascolo in prossimità dell’area industriale per il quale abbiamo subito allertato la magistratura che ha si è rivolta all’istituto zooprof ilattico”.
La vicenda è anche all’attenzione del Dipartimento di prevenzione dell’Asl Ta/1. La magistratura ha aperto un fascicolo e sta svolgendo le attività necessarie prima di adottare eventuali provvedimenti.
Dopo le analisi fatte effettuare da TarantoViva su un gruppo di volontari per misurare i livelli di diossina nel sangue, le associazioni ambientaliste compiono un’altra, clamorosa iniziativa.
Durante la presentazione del dossier di TarantoViva, le autorità presenti annunciarono la volontà di proseguire con le indagini sulla popolazione. Ma, per il momento, non è accaduto nulla. Queste ulteriori rivelazioni di Peacelink, se confermate, aprono una nuova frontiera nella battaglia in difesa dell’ambiente e della salute umana.
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