Il Porto di Taranto cerniera della Puglia
BARI - La concorrenza fra i porti pugliesi “era un’assurdità”. Così Mario Loizzo, assessore regionale ai trasporti, ha spiegato quanto sia importante che le portualità di Taranto, Brindisi e del Levante siano complementari fra loro, per arricchire l’intero sistema del trasporto marittimo pugliese.
Se ne è parlato nei giorni scorsi nel convegno organizzato da Aqv Puglia e svoltosi nella sala convegni del terminal crociere del porto di Bari. Pace e commercio. Tre parole, un manifesto politico. “Dovrebbero campeggiare all’entrata di tutti i porti dell’autorità del Levante” dice Rocco De Franchi, coordinatore di Aqv Bari. E magari all’entrata di tutti i porti pugliesi.
Chiamati a parlare dell’autorità del Levante, anche in rapporto agli altri scali regionali, gli amministratori pubblici delle città sedi dei porti, il già citato assessore Loizzo, i rappresentanti delle categorie imprenditoriali (Pasquale Divella per Confindustria, Silvio Panaro in rappresentanza degli spedizionieri; rappresentata pure la Confcommercio) l’università.
Valorizzare le differenze di ciascuna realtà portuale, per essere complementari e valorizzare l’intero sistema, questa è la chiave del successo. Se a Bari si è ormai acquisita la leadership in tema di scalo viaggiatori (ma quello barese è anche un porto polifunzionale da 5 milioni di tonnellate annue di movimento) le portualità di Barletta, Manfredonia e Monopoli, le altre annoverate nell’autorità portuale del Levante, hanno delle rispettive peculiarità da potenziare, per la crescita complessiva.
Non solo: c’è poi da confrontarsi con le realtà di Brindisi e Taranto, per rendere il sistema-Puglia del trasporto marittimo concorrenziale nella globalizzazione. Potenzialità che derivano dallo sforzo fatto in termini di dialogo da tutti gli attori, con il sindaco Michele Emiliano (Bari) il vicesindaco Antonio Guccione (di Monopoli) e un dirigente del Comune di Barletta, che si sono reciprocamente riconosciuti tale impegno, e con l’assessore regionale Loizzo che parla dei finanziamenti, statali o europei, dei quali si è andati a “caccia” e che saranno disponibili per questo tipo di infrastrutture fino al 2013: si tratta di 3 miliardi 200 milioni di euro, circa dieci volte più del settennio precedente.
Francesco Mariani, autorità portuale di Bari, ha evidenziato i risultati brillantissimi ottenuti dallo scalo barese (e lui, come altri, ha parlato dei lavori alla colmata di Marisabella come potenzialità per nuovi servizi), ha rimarcato le opportunità di essere tutti uniti per vincere sul fronte nazionale e internazionale, mentre il moderatore Marcello Vernola (l’eurodeputato è presidente di Aqv Puglia) ha ricordato che proprio dall’Aqv, una ventina di anni fa, giunse una spinta fondamentale in termini di movimento di opinione affinché Bari città metropolitana vedesse il suo porto annoverato fra quelli “degni” di autorità portuale, ai sensi di una legge dell’epoca.
Risultato che si ottenne mettendo insieme i porti di Bari e del resto del territorio, per dire che l’area metropolitana barese aveva, complessivamente, i requisiti per essere sede di autorità portuale. Fu quello il primo esempio di alleanza territoriale per la promozione complessiva del sistema-porti del Levante. Problemi: c’è, per esempio, l’urgenza di dragare i fondali un po’ovunque nei porti del Levante, altrimenti i traffici marittimi più importanti verrebbero condizionati pesantemente.
A Bari, “con i fondali che ci sono, due navi da 50 mila tonnellate non potrebbero entrare contemporaneamente, una deve aspettare fuori” è il senso di un intervento. Oddio, l’urgenza più grave è proprio quella di Taranto (ricorda Federico Pirro, docente di storia dell’industria all’università di Bari) con Evergreen che minaccia di lasciare lo scalo ionico l’anno prossimo in caso di mancata realizzazione dei dragaggi. “Che fa, invece, Pecoraro Scanio? Il ministro di questo governo decaduto chiede all’Unione europea di indicare i parametri sugli inquinanti derivanti dal dragaggio, invece di far fare il dragaggio”.
Ed Evergreen potrebbe prendere altre vie. Anche se negli ultimi giorni, come è noto, Pecoraro Scanio, proprio a Taranto, ha annunciato novità importanti. Ma quello tarantino è uno scalo-merci di tale importanza che perfino la zona industriale di Bari è considerata, da vari amministratori pubblici del capoluogo regionale, un retroporto ideale per Taranto, a una distanza certamente accettabile, quando la viabilità stradale sarà ottimizzata.
Rigassificatore, le perplessità espresse da Confcommercio
L’associazione commercianti ha esaminato anche il raddoppio della centrale Eni Power
Non è pregiudizialmente contraria la posizione del Coordinamento delle Attività marittimo-portuali di Confcommercio, all’ipotesi di realizzazione di un rigasificatore a Taranto, sebbene siano non pochi gli elementi che ne sconsigliano l’ubicazione. Le perplessità restano infatti forti. In primo luogo “il rischio terrorismo, in ragione soprattutto della natura di un territorio strategico in ambito Nato e quindi caratterizzato dalla presenza di importanti insediamenti militari. Poi la sicurezza degli impianti di trattamento, in considerazione anche della vicinanza agli insediamenti industriali”.
Confcommercio non trascura il forte impatto ambientale, in relazione alla costruzione di due manufatti alti una cinquantina di metri e la incompatibilità con le attività della logistica legate al porto ed alla retroportualità. L’argomento è stato analizzato nel corso di una riunione in cui si è parlato anche del raddoppio della Centrale Enipower. Argomento in merito al quale Confcommercio ha posta l’esigenza “di valutare le possibili ricadute compensatorie per il territorio in termini occupazionali e/o di royalty”.
Per quanto attiene invece l’argomento rigassificatore, dopo la relazione tecnica dell’ing. Giuseppe Prosperi, “sono emerse posizioni articolate - si legge in una nota - tra le quali un orientamento possibilista teso a valutare i pro ed i contro di una eventuale allocazione dell’impianto in area off-shore, come a Chioggia dove si sta realizzando un rigasificatore a 15 miglia dalla costa. Ipotesi a fronte della quale gli operatori hanno tuttavia manifestato dubbi, di qui la necessità di un approfondimento tecnico. Più netta invece la posizione in merito alla ipotesi di collocazione dell’impianto in ambito portuale, dove la presenza di navi gasiere rappresenterebbe una forte limitazione alla libera navigazione e fruizione del porto. L’insediamento dell’impianto interdirebbe il traffico navi durante – ha evidenziato Valentino Gennarini, Coordinatore della Categoria- le manovre di ingresso, uscita, ormeggio e disormeggio delle navi gasiere”.
In conclusione la categoria ha valutato la possibilità di aprire un confronto con Gas Natural, al fine di acquisire ulteriori elementi di valutazione. Lunedì prossimo il Coordinamento tornerà a riunirsi ed in quella sede saranno decise le azioni da intraprendere. Nello stesso incontro gli esperti della logistica e della pianificazione del territorio -De Meo e Lo Martire - relazioneranno in merito al Piano Regionale dei Trasporti
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