Vendola faccia una scelta di parte: dichiari Taranto "Città Europea"
Da tempo PeaceLink ha sollevato a livello nazionale il problema che a Taranto viene emesso il 90,3% di tutta la diossina industriale italiana inventariata nel registo Ines. Il 5 marzo scorso PeaceLink aveva reso noti i dati di un campione di formaggio locale fatto analizzare in un laboratorio specializzato, quello dell'INCA di Lecce.
I livelli di diossine erano risultati pari a 4,28 picogrammi per grammo di grasso, rispetto a un limite di 3 picogrammi consentito dalla legge. La somma delle diossine e dei Pcb (policlorobifenili) riscontrata nel formaggio è risultata di 19,5 picogrammi contro un limite di legge pari a 6 picogrammi.
Da qui è partito un allarme che ha sollecitato la Asl di Taranto a fare più rapidamente i propri controlli.
Le analisi commissionate dalla Asl di Taranto ed effettuate nell'Istituto Zooprofilattico di Teramo hanno anch'esse rintracciato diossine e PCB (policlorobifenili) nel latte analizzato. Il problema del pascolo su aree inquinate da diossine e PCB è ormai un problema che non può essere più ignorato.
I dati della Asl di Taranto quindi confermano le ragioni dell'allarme lanciato da PeaceLink.
Dovra' essere, pero', garantita la massima chiarezza rispetto all'entita' reale del problema, al fine di non generare allarmismi nei consumatori e danni irreversibili agli allevatori". Sono le richieste avanzate dal Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni, rispetto alla presunta presenza di diossina rilevata nei formaggi di un'azienda zootecnica della provincia di Taranto.
"E' necessario tutelare - incalza il direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - gli allevatori dall'uso inconsapevole di mangimi e foraggi contaminati e per questo occorre rafforzare i controlli da parte delle ASL e dell'ARPA che dovranno circoscrivere e delimitare con esattezza le aree che hanno subito la presunta contaminazione".(AGI)
Ricordiamo che il "Comitato per Taranto" aveva scritto al responsabile legale della Parmalat spa, da cui dipende il latte della Centrale di Taranto, perché rendesse noti i risultati dei propri controlli relativi alla diossina per il latte conferito alla Centale. Non è pervenuta fino a ora risposta e cogliamo l'occasione per sollecitarla nuovamente. Ma soprattutto abbiamo constatato il silenzio dei ministeri interessati e delle istituzioni territoriali a cui la lettera era stata inviata in copia: sono rimaste semplici spettatrici di tale richiesta.
La situazione è grave. Tutti i silenzi non hanno risolto il problema ma lo hanno solo ignorato.
E sarebbe sbagliato ora credere di risolvere tutto puntando il dito contro gli allevatori e i caseifici: sono le prime vittime, assieme ai consumatori.
Il problema non è nella produzione del latte e formaggio ma è nella produzione della diossina. Il problema è politico e sta nella produzione di leggi scellerate e permissive che hanno reso "legali" i livelli attuali di emissioni industriali di diossina.
E così siamo al paradosso che le emissioni di diossina sono a norma mentre il latte è fuori norma.
Siamo all'assurdo che a Taranto è fuoriuscita "legalmente" una quantità di diossina verosimilmente doppia rispetto a Seveso. E la "marcia trionfale" non si arresta: è quasi raddoppiata dal 2007 al 2008 nelle emissioni dell'Ilva monitorate dall'Arpa Puglia.
Pertanto invitiamo a riflettere: potremmo anche bloccare la produzione di latte e formaggio a Taranto ma se si raddoppia la produzione di diossina dal 2007 al 2008 avremo risolto il problema?
La diossina inoltre si accumula anno dopo anno ed è in continua crescita in valori assoluti.
Invitiamo i produttori di latte e formaggio a rivolgersi ai propri legali per chiedere i danni. La colpa del progressivo peggioramento della situazione non è la loro.
PeaceLink vuole coinvolgere ambientalisti, allevatori, consumatori e lavoratori per lanciare una campagna positiva di tutela della salute.
Occorre unire le forze e premere sia sulle autorità sia sulle industrie inquinanti. Insieme è possibile perseguire i seguenti fini:
1) abbattere significativamente le emissioni di diossine e PCB;
2) delimitare le aree in cui eventualmente non dovrebbero pascolare gli animali;
3) ridurre il rischio alimentare controllando il mangime del bestiame;
4) avviare una bonifica dei terreni contaminati;
5) effettuare un monitoraggio degli alimenti.
Noi, come PeaceLink, chiediamo che non vengano votati tutti i partiti e i relativi candidati che rimangono in silenzio di fronte a questo problema. E vogliamo che vengano adottate tutte le precauzioni necessarie, dalla delimitazione dei terreni su cui vietare il pascolo alla scelta di foraggio pulito per gli animali, fino a giungere ad una bonifica dei terreni ormai non più procrastinabile. Ma soprattutto occorre adottare il limite di 0,4 nanogrammi di diossina a metro cubo: il sindaco di Taranto lo chieda immediatamente, non si può viaggare sugli 8 nanogrammi e oltre senza che si faccia nulla.
La Regione Puglia adotti subito un decreto fotocopia del Friuli Venezia Giulia che ha imposto all'impianto di agglomerazione di Trieste il limite di 0,4 nanogrammi a metro cubo. I tempi di adozione del limite devono essere commisurati unicamente ai tempi tecnici di acquito delle migliori tecnologie e di loro installazione. Non c'è più tempo da perdere. Vendola faccia una scelta di parte e dichiari Taranto "città europea": non ci possono essere due Italie, la salute è una sola.
E, infine, è bene che si sappia che anche quando sarà stato adottato il limite di 0,4 nanogrammi a metro cubo per le emissioni, il problema non sarà risolto: anche una minima quantità di diossina immessa nell'ambiente andrà comunque a sommarsi a quella esistente. I tempi di persistenza lunghissimi della diossina ci prefigurano un futuro che tenderà a peggiorare. Ogni ritardo nel porre dei limiti è solo un colpevole ritardo.
Per PeaceLink
Ing. Biagio De Marzo
Prof. Alessandro Marescotti
Allegati
22-03-08 La Repubblica
685 Kb - Formato bmpTaranto, latte alla diossina circoscritto l´allarme. Dopo il vertice in Regione: "È un caso isolato". Scatta la verifica sulle altre aziende zootecniche della zona, che sono una quindicina22-03-08 Corriere del Mezzogiorno
303 Kb - Formato bmpL'associazione non violenta e ambientalista Peacelink, la prima ad aver sollevato il caso del «formaggio alla diossina» facendone analizzare a proprie spese un campione risultato poi fuori norma (tre volte il limite), coinvolge tutti
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