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I Tarantini scrivono ai giornali locali

«Chi ci salverà dalla diossina?»

"Che cosa fare? Qualcosa è possibile: prima di tutto aumentare i controlli. Essendo Taranto un città ad alto rischio si può parlare di emergenza? L’Arpa dovrebbe incrementare il servizio di monitoraggio dell’aria".
25 marzo 2008
Fonte: TarantoSera e Corriere del Giorno

Gentile direttore,

Latte alla diossina l’allarme diossina nel latte e nei formaggi fa paura. Ho letto sul Suo giornale che le analisi lo hanno confermato. Come cittadino sono preoccupato, soprattutto per i miei figli, di questa situzione e spero che, come accade spesso, non si minimizzi e non si getti acqua sul fuoco. Le autorità certamente non vogliono che i cittadini si spaventino e smettano di acquistare latte e formaggi mandando così in crisi le aziende locali.

I cittadini sono preoccupati perché la diossina è una sostanza che dalle ciminiere passa al terreno, poi all’erba, dal foraggio alle mucche e al loro latte, dagli animali arriva all’uomo.

La caratteristica peggiore è che ad ogni passaggio della catena alimentare si concentra sempre di più e la diossina, non dimentichiamolo, é riconosciuta come elemento cancerogeno.

Che cosa fare allora? Qualcosa è possibile: prima di tutto aumentare i controlli. Essendo Taranto un città ad alto rischio si può parlare di emergenza? L’Arpa dovrebbe incrementare il servizio di monitoraggio dell’aria.

Stesso discorso per gli alimenti da parte dell’Asl. E poi bisognerebbe utilizzare tutti gli strumenti che sono previsti dalla legge per colpire gli inquinatori. Non vorrei sembrare troppo al¬larmista e giustizialista ma la salute pubblica deve venire prima di tutto. Grazie per l’ospitalità.

Lettera firmata
Taranto

*****************
Gentile Lettore,
ha perfettamente ragione, solo i controlli possono davvero difendere la popolazione dai danni ambientali derivanti dall’inquinamento. La situazione purtroppo per noi non è molto felice da questo punto di vista, e i dati delle analisi effettuate dall’Arpa su campioni di latte prelevati in alcune masserie tarantine, che sorgono a ridosso della zona industriale, non fanno altro che confermare tutte le nostre paure. Solo il rispetto delle leggi ed il mo¬nitoraggio degli organismi preposti al controllo può preservarci dal pericolo futuro.

«Vertenza ambiente, vogliamo i fatti»

Egregio direttore,

ancora una volta i dati ufficiali confermano che siamo in emergenza ambientale. L’allarme lanciato da tempo dalle associazioni ambientalista si è mostrato un dato certo e certificato. E’ finito il tempo delle dichiarazioni alla stampa dei politici locali, ora servono i fatti.

La diossina ci sta avvelenando giorno per giorno. I tarantini devono dimostrare che questa volta la “molle tarentum” non vale. Non è solo il problema dell’inquinamento del “quartiere martire” dei Tamburi, è tutta l’area tarantina che è a rischio.

Organizziamo una grande “Vertenza Ambientale” e non accontentiamoci
più delle promesse e delle dichiarazioni d’intento. Vogliamo i fatti.

Fast Ambiente
Taranto

«La Cina metterà in crisi la siderurgia Italiana»

Egregio direttore,

Qualche giorno fa vi anticipavo che la Cina avrebbe risolto, in parte, i problemi ambientali di Taranto. Quanto avevo previsto si sta avverando. Leggete quanto pubblica “Il Sole 24 Ore” del 19 marzo. La Cina boicotta quelle imprese cinesi che importano materiali ferrosi con contratti spot (cioè con vendite con consegna immediata e quindi più care).

Questo per non fare aumentare il costo del materiale per la siderurgia cinese che preferisce i contratti a lungo termine con costi più bassi. Tra non molto, la Cina - per evitare quanto sopra - tenterà di comperare - per risolvere il suo problema di rifornimenti - direttamente le miniere della Billiton e Rio Tinto.

Dopo di che ti saluto i rifornimenti alle altre imprese tra cui l’Ilva. E’ chiaro che la Cina si comporta brutalmente in campo commerciale (ma cosa volevate, che si adeguassero al politically correct?). Quindi è opportuno inviare all’Ilva (cioè al sig. Riva) una lettera aperta.

Egr. sig. Riva,
visto come si mettono le cose con i cinesi, visto come è ridotto l’ambiente di Taranto, questo è il momento per dichiarare che intende venire incontro alla città e trasformare le sue produzioni in un ciclo a freddo chiudendo gli altoforni, le cokerie e i parchi minerali. Se lei lo fa oggi può chiedere contributi al Governo per la conversione, facendo leva sulla sua volontà di venire incontro alle necessità della città.

Il Governo farà finta di crederle e glieli assegnerà. Se invece aspetta ancora, sarà evidente che la cosa dipenderà non dalla sua bontà ma dal fatto che l’attività viene bloccata per la mancanza di materie prime e coke. Ci pensi e faccia presto. La città attende.

Ing. Giovanni Stani

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