Diossina a Taranto: «Nessun compromesso su Ilva»
Il caso diossina in Campania messo sotto la lente di ingrandimento dell’Unione europea e dei grandi importatori asiatici che minacciano il blocco delle mozzarelle di bufale campane, rischia di riaccendere i riflettori anche sulla Puglia.
Ma per ora sembra che all’intera questione sia stata messa la sordina, nonostante il blocco sanitario di due aziende zootecniche i cui capi di allevamento sono stati posti sotto osservazione. Gli animali venivano alimentati con l’erba dei suoli circostanti incolti e incontrollati, a pochi metri dall’Ilva.
E si teme che le verifiche su altre 15 aziende che operano attorno alla zona industriale possano dare lo stesso esito. Per ora il ministro per le Politiche agricole Paolo De Castro (che è capolista per il Pd al Senato in Puglia) minimizza: massimo rigore ma no agli allarmismi che rischiano di penalizzare i prodotti dell’agroalimentare pugliesi che da sempre si contraddistinguono per qualità e genuinità” ha scritto pochi giorni fa affidando a un comunicato le proprie riflessioni.
Vendola, intrattenendosi a lungo a parlare con i bambini, spiegando che fabbriche grandi come l'Ilva, devono diventare quanto piu' possibile ''ecologiche'', ha annunciato che le lettere saranno raccolte in un libro che verra' pubblicato dalla Regione. E proprio la Regione - ha spiegato - ''e' impegnata, cosa mai fatta in passato'' in controlli costanti dell'aria e del territorio tarantino, e in incontri per giungere ad accordi con il governo per la bonifica del terreno, e in confronti con l'Ilva per intese finalizzate a ridurre l'inquinamento prodotto (la diossina emessa oggi e' di 4,9 nanogrammi su un metro cubo, e la Regione vuole giungere ad un abbassamento di 1 nanogrammo).
''Vogliamo trasformare - ha detto Vendola - i luoghi che ora sono simboli della morte in simboli della vita'', e tutto questo - ha aggiunto - deve accadere soprattutto a Brindisi e a Taranto che sono due citta' tra le piu' inquinate d'Europa. Quindi una promessa ai bambini e un impegno preciso: ''il 21 marzo del prossimo anno, il primo giorno di primavera, o brindero' con voi perche' abbiamo raggiunto obiettivi significativi o saro' con voi a fare barricate''.
Il presidente dell'Associazione di volontariato, un medico pediatra, Pino Merico, accompagnato da genitori, nel corso dell'incontro ha sottolineato: ''La politica deve guardare negli occhi i bambini di Taranto''. Sabato prossimo l'Associazione di volontariato bambini contro l'inquinamento terra' a Taranto una manifestazione. Lo slogan scelto e': ''Una sfida da vincere, una citta' da salvare''. (ANSA).
“Le parole non bastano" – spiega Pietro Folena capolista per il Senato in Puglia per la Sinistra l’Arcobaleno –.
Evidentemente se i controlli danno questo esito è chiaro che l’azienda non ha fatto quello che doveva fare”. Nessun compromesso secondo Folena è possibile: “L’emergenza ambientale e la salute sono una priorità specie per i lavoratori di un’area così industrializzata come Taranto.
Nessun allarmismo dunque, ma occorre assolutamente evitare che la situazione degeneri come è successo in Campania. E occorrono da subito misure finanziarie per un settore, quello della produzione zootecnica locale che ha una tradizione qualificata”.
Nei giorni scorsi la stampa locale si è occupata a più ripresa dei livelli di inquinamento prodotti dall’Ilva di Taranto da anni nel mirino non solo dei comitati locali e degli ambientalisti: l’impianto siderurgico (il più grande d’Italia che detiene anche il primato delle emissioni) è stato oggetto di una serie di dichiarazioni del commissario europeo Stavros Dimas sollecitato da una interrogazione dell’eurodeputato del Ppe Marcello Vergola.
Secondo Dimas l’impianto (la risposta è dello scorso anno) doveva uniformare i livelli di emissione riscontrati ai criteri stabiliti nella direttiva IPPC entro il 30 ottobre 2007.
Stando alle stime sulle emissioni comunicati al Registro europeo delle emissioni inquinanti Eper (European Pollutant Emission Register) per il 2004, invece, la diossina, i furani, il piombo, il benzene e il mercurio nell’atmosfera risultavano “di gran lunga le più elevate di tutti gli impianti esistenti sul territorio italiano”. Tanto da far scattare per il nostro paese un procedimento di infrazione ancora pendente.
I rilievi più recenti non sono certo incoraggianti. Allo stato dei fatti la seconda campagna di campionamento condotta dall’agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente (Arpa Puglia) ha rilevato come i valori di inquinamento all’Ilva risultino significativamente superiori rispetto a quelli emersi durante la precedente campagna, eseguita nel giugno 2007.
Tuttavia l’Arpa Puglia si dice fiduciosa che le sperimentazioni avviate dall’azienda “condurranno a un effettivo e congruo abbattimento di tali emissioni”. Un auspicio che dovrà misurarsi con la prossima campagna di verifica prevista per la fine del mese di maggio.
Intanto è in corso al ministero dell’Ambiente la procedura per il rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) volta a uniformare le condizioni di esercizio dell’impianto alle norme europee sulla prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento (IPPC).
La procedura è partita il 12 luglio 2007 ed è stata oggetto delle pesanti osservazioni tra gli altri dell’Ail (associazione italiana leucemia). E intanto il comitato Taranto Futura propone un referendum consultivo per la chiusura dell’impianto con la richiesta di un risarcimento di 100 milioni di euro per danno ambientale.
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