Diossina, stop al secondo allevamento
occorre fare accertamenti a tappeto. Abbiamo disposto il divieto di movimentazione di circa 400 fra ovini e caprini. Scientificamente è possibile dare un volto a chi inquina, ma servono controlli sull´intera provincia
TARANTO - Dopo il latte alla diossina, spunta quello al pcb, i nocivi policlorobifenili di produzione industriale. Ed ora sono due gli allevamenti tarantini nei quali i test sugli animali hanno dato esito positivo. Entrambi sono sotto vincolo sanitario. Primo passo di un percorso destinato a chiudersi con l´abbattimento degli animali contaminati. Si complica il quadro dell´emergenza scattata a Taranto dopo le analisi su capre e pecore sorprese a pascolare nei terreni a ridosso dell´imponente zona industriale. Ieri mattina il caso è stato al centro di un summit in Procura.
Da una parte i magistrati chiamati ad indagare sull´inquinamento. Dall´altra Arpa ed Asl. Da loro ci si aspetta risposte e provvedimenti. I loro uomini sono sguinzagliati sul territorio. Da giorni stanno campionando il latte di numerosi allevamenti che convivono gomito a gomito con ciminiere ed impianti. Quando intorno alle 13 le porte dell´ufficio del procuratore Aldo Petrucci si sono aperte è venuto fuori un messaggio chiaro. "Non c´è alcun pericolo per la salute pubblica – ha sentenziato il capo della procura ionica – ma occorre fare chiarezza con accertamenti a tappeto".
Due le direttrici di lavoro individuate durante il faccia a faccia operativo. Occorre in primo luogo scovare animali contaminati e procedere all´abbattimento, con isolamento delle zone di pascolo a rischio. Poi è necessario inquadrare le fonti inquinanti responsabili dell´avvelenamento del terreno. "Scientificamente è possibile dare un volto a chi inquina" – ha detto il procuratore. "Per farlo – ha specificato – occorre molto tempo ed una capillare mappatura del territorio.
Gli accertamenti che sono stati avviati probabilmente interesseranno l´intera provincia". Sulla possibilità di abbattere gli animali il magistrato è stato chiarissimo. "Per il momento c´è il vincolo sanitario a garantire la salute pubblica. L´abbattimento degli animali è un punto d´arrivo. E´ necessario sciogliere un nodo normativo. In ogni caso se ne occuperà l´autorità amministrativa".
La patata bollente dei probabili abbattimenti e dei divieti di pascolo è atterrata sulla scrivania di Domenico Colasanto, direttore della Asl ionica, e di Michele Conversano, direttore del centro multizonale di prevenzione. "Abbiamo disposto il divieto di movimentazione di circa 400 ovicaprini" – ha confermato Conversano. "Appartengono a due allevamenti in cui i campioni sono risultati positivi. In entrambi i casi – ha aggiunto - non si tratta di aziende autorizzate a produrre latticini, ma a commercializzare carne".
Sono proprio quei 400 animali a rischiare l´abbattimento ma sull´evenienza resta il punto interrogativo del vuoto legislativo. Il caso di animali inquinati non è disciplinato a va compreso dialogando con la Regione. Ai tecnici dell´Arpa, invece, spetterà il compito di studiare il territorio per risalire a quelle che il procuratore ha bollato come "fonti inquinanti".
Al vertice di palazzo di giustizia, infatti, era presente il professor Giorgio Assennato direttore dell´Arpa Puglia. Assennato ha presentato un piano di caratterizzazione dell´area da monitorare, inquadrando per prima cosa i terreni di pascolo. Da questo screening emergeranno dati fondamentali per l´inchiesta condotta a quattro mani dal procuratore capo Petrucci e dal procuratore aggiunto Franco Sebastio. Si indaga per disastro colposo. Per ora a carico di persone da identificare.
Quando il rischio è nei cibi genuini
Con il fiato sospeso le 13 aziende in cui i veterinari hanno ritirato i campioni di latte da analizzare. Quattro sono indenni. L'allarme dell´esperto della Asl. La Coldiretti: "La salute prima di tutto, i camion di latte vengono controllati uno ad uno e non c´è rischio"
TARANTO - L´allarme chimico sul latte mette in crisi e a rischio gli amanti del prodotto rustico. Coloro che vanno a caccia della genuinità, magari bussando proprio alle porte delle masserie non autorizzate a commercializzare ricotta e caciotte. Per non parlare degli stessi allevatori che, non di rado, riservano quei formaggi esclusivamente alla propria tavola. Il paradosso emerge prepotentemente da quanto sta avvenendo nella provincia di Taranto.
"Anche per i latticini vale quello che diciamo per le cozze – sintetizza il dottor Michele Conversano del centro di prevenzione della Asl. "Le più pericolose sono proprio quelle che compriamo all´angolo della strada convinti di acquistare un prodotto genuino".
Per ora sono tredici le aziende nelle quali si sono presentati i veterinari della Asl per prelevare campioni di latte. In tutti i casi è scattato il vincolo sanitario, ovvero il divieto tassativo di movimentare il bestiame.
Quattro allevatori hanno già tirato un sospiro di sollievo. Le analisi effettuate nei laboratori zooprofilattici di Teramo e Foggia hanno escluso contaminazioni da diossina o altre sostanze chimiche. Per loro è giunto il semaforo verde dello svincolo. Altri sette attendono con il fiato sospeso il verdetto degli esperti. In due aziende, invece, si devono già fare i conti con l´incubo di dover abbattere ovini e caprini e con i danni incalcolabili connessi a questa vicenda. Non producono latticini ma carne. E proprio i controlli sulla carne rappresentano un nuovo fronte nelle analisi commissionate ai veterinari.
"La salute della gente viene al primo posto e se sarà necessario eliminare gli animali gli allevatori lo faranno – dice Paolo Nigro, segretario della Coldiretti Taranto. Ma sull´ipotesi degli abbattimenti, Nigro esprime alcune perplessità. "In linea di principio siamo contrari alla logica degli abbattimenti. Riteniamo che prima di ricorrere a questa misura debba essere studiata la possibilità di un trattamento sanitario.
Una quarantena che consenta di accertare se gli animali con apposita alimentazione siano in grado di rigenerarsi eliminando le contaminazioni chimiche". Il segretario della Coldiretti va giù pesante invece sul tema degli indennizzi.
"Gli allevatori sono le vittime principali dell´inquinamento della terra. E´ gente che con grande sacrificio porta avanti la propria attività ed ora rischia di perdere tutto. Non si tratta di discutere solo di indennizzo per eventuali abbattimenti. Ma anche di mancato reddito e di rischio di dover abbandonare le proprietà. Ipotesi – conclude Nigro – che vanno affrontate con un piano ragionato".
Il segretario della Coldiretti difende la produzione dell´arco ionico che ogni anno produce un milione e mezzo di tonnellate di latte, provenienti quasi tutte dalla parte occidentale della provincia, lontana dalla temuta zona industriale della città. "I camion di latte – spiega Nigro – vengono controllati uno ad uno e non c´è rischio che in commercio arrivi un prodotto malato".
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