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«L’Ilva inquina e deve finanziare la bonifica»

Il Comitato «Taranto Futura» alla Regione: i 78 milioni di euro del Cipe non vanno destinati al risanamento ambientale. Non è una minaccia ma un invito rivolto alla Regione «ad attenersi all’elementare principio del buon andamento dell’amministrazione».
4 aprile 2008
Sabrina Esposito
Fonte: Gazzetta del mezzogiorno

- Il Comitato referendario per la tutela della salute e del lavoro «Taranto futura» annuncia la sua nuova iniziativa, rivolta, ancora una volta, a tutelare i cittadini del capoluogo contro i danni causati dall’inquinamento, in particolare di quello proveniente dai camini e dai parchi minerali dell’Ilva. Ad illustrarla ieri, in una conferenza stampa, il portavoce dell’associazione, Nicola Russo, il quale annuncia che, nel caso in cui la Regione non dovesse accogliere l’invito al rispetto del Quadro strategico nazionale per la politica regionale 2007-2013 redatto dal ministero dello Sviluppo economico, «Taranto Futura» sarà costretta ad impugnare la delibera con cui si procederà all’approvazione del nuovo accordo di programma per l’ambiente e a segnalare il caso alla Corte dei Conti.

Il documento al quale l’associazione si richiama, spiega Russo, contiene un espresso riferimento al principio comunitario in base al quale «chi inquina, paga». E dal momento che l’Ilva è stata già condannata con sentenza definitiva per il reato di inquinamento nel 2005, sembra chiaro, dice il comitato, che, una volta acclarata la responsabilità, spetti proprio alla proprietà dell’azienda provvedere a riparare i danni causati dalle emissioni inquinanti, in particolare al quartiere Tamburi e ai suoi abitanti.

In base a tale premessa, i 78 milioni di euro a disposizione della Regione e di provenienza Cipe «non devono essere utilizzati dall’ente locale per riparare ai danni causati dall’Ilva, ma dovrà essere l’Ilva ad adoperarsi, di tasca propria, per cancellare, o quanto meno diminuire, gli effetti nocivi per la salute e per l’ambiente prodotti dalle attività industriali dello stabilimento.

In caso contrario - rileva Russo - i cittadini si vedrebbero privati di risorse preziose da poter investire in altre importanti opere come la riqualificazione urbana o in altri interventi che possano risultare di completamento rispetto a quelli necessari per migliorare la qualità della vita all’interno dei Tamburi».

Russo sottolinea che solo l’Ilva deve «agire per avviare la bonifica dei siti inquinati, “restituendo all’uso collettivo - come si legge nello stesso Quadro strategico - le aree compromesse da inquinamento, valorizzando le opportunità di sviluppo imprenditoriale e garantendo, al contempo, la tutela della salute pubblica e delle risorse ambientali”»

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