«Un tavolo permanente per l’ambiente»
“Sabato scorso 8 mila persone, così hanno riportato i giornali, alla manifestazione in favore di un ambiente più vivibile a Taranto con l’adesione di varie componenti sociali e associative e soprattutto con l’adesione di tanti ragazzi delle scuole superiori. Un successo, un plauso al dott. Merico, ma una serie di considerazioni doverose. La prima è che una manifestazione può essere a favore o contro qualcosa o qualcuno che ha provocato un beneficio o un danno.
Nel caso in oggetto potremmo fare un sondaggio per valutare se chi ha partecipato ha ben focalizzato che la manifestazione era contro qualcosa ma forse non è ben chiaro contro chi.
Che lo stabilimento siderurgico sia la maggiore fonte di inquinamento a Taranto lo si sa da oltre 40 anni. C’è sicuramente una presa d’atto in materia ambientale, ma le fonti sono più di una. Parlare di Ilva significa parlare di una azienda che da lavoro a tanta gente e inoltre non esiste al mondo nessuna fabbrica metalmeccanica pesante di certe dimensioni che non inquini. Se invece la contestazione fosse stata rivolta alla proprietà dell’azienda siderurgica per rivendicare il rispetto delle leggi in materia ambientale, io stesso credo che Riva cerchi di attenersi a quei parametri che gli vengono consentiti.
E allora dove è il vero oggetto o soggetto di contrarietà della manifestazione? Ritengo che la maggior parte dei partecipanti pensasse di partecipare ad una manifestazione contro la politica come vero soggetto di contrasto ma anche in questo caso occorrono alcune considerazioni. Verso quale politica si esprimeva il contrasto visto che i politici c’erano più o meno tutti, compreso Pecoraro Scanio, quasi a dire che loro con il problema ambientale hanno un atteggiamento di grande rispetto e fermamente ne vogliono la tutela?
L’elaborato verrà sottoposto come atto di indirizzo al Consiglio comunale ed inviato al nostro governatore della Regione Nichi Vendola, all’Assessore della Sanità, al Ministero della Salute e al Ministero dell’Ambiente, tutto ciò sempre al fine di riuscire a risolvere tutte quelle problematiche ambientali che inevitabilmente si ripercuotono negativamente sulla salute del cittadino”.
E vediamo come si sviscera questo messaggio di contrasto proprio verso la politica. Da più mesi cerchiamo di lanciare messaggi che la politica deve esprimere un modello di sviluppo per Taranto alternativo a quello della grande industria, che da lavoro ma anche tanti problemi e verosimilmente limita le prospettive di sviluppo della città. Nulla è successo, anzi la politica ha posto in essere ulteriori possibili fonti di inquinamento e di verosimile malessere per la città; da mesi si parla di ridurre l’entità dell’inquinamento e nulla è successo.
Non uno sprazzo di novità che la politica abbia portato, nemmeno in campagna elettorale, e non prospettive di sviluppo futuro per la città; che cosa dire alla moltitudine di gente e soprattutto ai giovani presenti alla manifestazione? Io dico che che questo era il loro vero motivo di contrasto; verso una assenza della politica nella programmazione della loro vita, in altre parole verso un’assenza di futuro a Taranto. Questo il vero senso della manifestazione, una protesta per avere, i giovani, una prospettiva futura di vita e lavoro qui a Taranto. Una grande massa di persone che ora rappresentano il problema perché, purtroppo non hanno nessun interlocutore con cui discutere di prospettive; quello di sabato scorso era di fatto un partito, al momento trasversale alla politica, che chiede delle cose precise, sostenibili eticamente, forse anche fattibili senza un interlocutore con cui rapportarsi, questo il vero problema.
Su ciò occorre meditare, perché non sarà certo una riduzione delle emissioni tossiche, come prontamente promesso dalla politica, a creare quelle condizioni di prospettive future, perché i giovani dovranno continuare a pensare che il loro futuro è altrove. Meditare su ciò significa quindi dire che il futuro è purtroppo affidato a quella massa di gente e giovani che debbono, essi medesimi, creare quella progettualità e portarla alla conoscenza di tutti ma per questo occorre creare una leadership che sia la organizzatrice e la promotrice di tale progettualità”.
Patrizio Mazza
Taranto
“Dollaro, Euro, tutte le valute, non c’è prezzo per la salute”; slogan che ci siamo inventati sul momento e abbiamo gridato per tutto il percorso della manifestazione di sabato 29 marzo; eravamo penultimi, dietro di noi gli amici dell’Ail; pochi si sono accorti del nostro storico striscione “Lotta al cancro l’unica battaglia da combattere”, che nel 1999 portammo a piedi a Roma, per consegnare una petizione che richiedeva al Parlamento più attenzione per il nostro territorio. Stando dietro non ci hanno visti in molti ma anche noi abbiamo avuto la possibilità di non vedere chi era davanti; cosa che abbiamo scoperto guardando i servizi televisivi. Non commentiamo.
Chi ha visto come noi quei “signori” (politici) in prima fila (fatemi escludere il sindaco Stefano a cui non posso che riconoscere impegno e perfetta buona fede); tutti fuori luogo, tutti, soprattutto, fuori tempo. C’è evidentemente ancora una grande distanza tra il pensiero della maggioranza dei tarantini e chi in ogni sede istituzionale dovrebbe rappresentarli. Vogliamo chiederci che risultati concreti hanno portato finora le tante intese ed accordi con la grande industria?
Nel 2001 furono emanate le famose ordinanze sindacali contro le cokerie. Poi si arrivò con la triade di centrodestra (Comune, Provincia; Regione) alle prime intese con Riva; si cominciarono a tirar fuori decine di milioni di euro (a parole ovviamente); quando la triade è cambiata passando integralmente al centrosinistra molti si sarebbero attesi un radicale cambio di strategia. E invece, no. Si continua con le intese. Nel frattempo sono passati almeno 8 anni; morti per cancro che aumentano, malattie invalidanti, pranzo e cena con diossina rivestita di candido latte. C’è un dato oggettivo che viene mascherato come ricatto occupazionale ma che in realtà nasconde ben altro.
L’Italia ha bisogno di produrre 26 milioni di tonnellate di acciaio di cui circa 10 milioni si producono in un uno degli ultimi stabilimenti a ciclo integrale del mondo, quello di Taranto. La questione è tutta qui; lo dico, avendo lavorato per 20 anni in quella acciaieria, a beneficio di chi pone l’ipotesi di chiudere lo stabilimento. E’ sicuramente possibile ma occorre ipotizzare le soluzioni alternative per il fabbisogno di acciaio. Nel tempo l’Ilva di Taranto dovrà subire necessariamente modificazioni, è molto probabile che l’area a caldo si chiuda (tra 10 anni? Tra 15? Tra 20?). Cosa fare dopo le marce? Unire tutte le forze innanzitutto, magari costituendo il Com.Uni.Ta(‘) (Comitato Unico per Taranto), eliminando i tanti distinguo che hanno dato vita a troppe sigle e troppi gruppi. Istituire un tavolo permanente interistituzionale, con la partecipazione delle forze sociali, definire una unica strategia di sviluppo economico del territorio ed interfacciarsi con il Governo (quello che verrà) per una pianificazione economicamente compatibile ma ponendo come priorità assoluta la salvaguardia della salute.
Nel 2000, anno in cui ottenemmo dopo tante battaglie l’ok per la radioterapia a Taranto il dottor Merico era assessore all’ambiente; fu al nostro fianco; combattè già allora per una città più vivibile; mentre chi scrive digiunava lui era a Bari ad assediare la Regione. Sono passati davvero tanti anni ma ci ritroviamo ancora insieme (questa volta a parti invertite) ma con gli stessi identici problemi di allora, anzi ancor più gravi; vorrà dire qualcosa? Ecco perchè quei signori (politici) innanzi al corteo erano fuori tempo. Occorre un salto di qualità, occorre incalzare le Istituzioni a tutti i livelli passando però dalla protesta alla proposta. Se si vuole affrontare seriamente la questione occorre indicare la soluzione per sostituire la produzione dello stabilimento Ilva (importiamo bramme?) il ricatto occupazionale è una favola a cui i tarantini devono cominciare o a non credere più”.
Francesco Ruggieri
Aiutiamo Ippocrate
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