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Diossina nel latte materno, indagine su un ampio campione

Le decisioni assunte dal Tavolo regionale voluto dall’assessore alle Politiche della salute, Alberto Tedesco. Gli studi dovranno ora accertare il nesso tra matrici ambientali e alimentari, fattori inquinanti e patologie presenti sul territorio. Si farà un raffronto anche con le mamme di Bari
12 aprile 2008
Maria Rosaria Gigante
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

Latte alla diossina Diossine e policlorobifenili nel latte materno: ci sarà uno studio epidemiologico su un campione significativo di mamme tarantine e, per un corretto confronto, sulle mamme della provincia di Bari. La decisione è scaturita ieri dal tavolo tecnico regionale convocato dall’assessorato regionale alle Politiche della salute, già insediato nelle settimane passate per predisporre un piano di monitoraggio delle diossine. Piano che, dopo la denuncia della presenza di diossine in un campione di formaggio, aveva riguardato al momento il latte ovino non destinato alla commercializzazione, alcuni derivati, il latte della Centrale, carni e olio.

Dopo la nuova denuncia di presenza di diossina in tre campioni di latte materno, le analisi si allargano ulteriormente. Sarà l’Arpa (Agenzia regionale di protezione ambientale) dal 1° maggio ad avviare nel laboratorio del Dipartimento di Taranto le indagini dei campioni di matrice ambientale e, in supporto all’Asl, anche dei primi campioni di latte materno.

Un programma più dettagliato sarà ora predisposto sotto la supervisione scientifica dell’Istituto superiore di sanità. L’incontro di ieri in Regione ha visto convergere su una serie di obiettivi i tecnici dell’assessorato, il direttore generale dell’Arpa, Giorgio Assennato, per il Dipartimento di prevenzione dell’Asl di Taranto il responsabile del Servizio Igiene e sanità pubblica, Cosimo Scarnera, pediatri del Policlinico di Bari e della Federazione italiana pediatri.

Forniti studi scientifici condotti negli ultimi 15 anni in Italia e negli Usa che dimostrano come, a distanza di 7 anni, in bambini a cui è stato somministrato latte in cui c'era presenza di diossina, non è stata rilevata alcuna patologia neurologica o tumorale.

La decisione di ieri in qualche modo accelera le cose. «La diossina è una molecola liposolubile, per cui è facile trovarla in tutto ciò che è grasso, quindi anche nel latte materno che costituiva uno degli obiettivi del monitoraggio previsto per conoscere il livello di contaminazione esistente, la condizione di rischio a cui la popolazione è sottoposta e determinare i correttivi. Non siamo stati assenti o disattenti - dice Scarnera -. Abbiamo considerato il tutto nella giusta dimensione, come andava gestito, senza creare falsi allarmismi».

Gli studi che ora partiranno dovranno valutare con attenzione il nesso di causalità tra le sostanze inquinanti presenti nelle matrici ambientali ed alimentari, le fonti di inquinamento e le patologie presenti sul territorio, tenendo conto che nella letteratura scientifica mondiale l’unico nesso certo stabilito riguarda la presenza di diossina e tumori non-Hodgkin.

Sono in crescita i casi di autismo ma quale peso ha l’inquinamento ambientale?

In dieci anni aumentati del 50% i casi di bambini affetti da disturbi della comunicazione, della relazione, dell’irrequietezza, dei disturbi di apprendimento, una serie di patologie, insomma, tutte rientranti in uno spettro autistico. Sono i dati relativi a 146 bambini monitorati presso l’Unità di terapia riabilitativa dell’Asl. Intanto, importanti ricerche scientifiche, pubblicate sulla prestigiosa rivista «The Lancet», dimostrano la correlazione tra l’esposizione chimica a sostanze tossiche industriali e anomalie nello sviluppo cerebrale e danni neurologici come l’autismo o l’iperattività.

Sotto accusa 202 composti chimici tra cui il metilmercurio, i Pcb, il piombo, l’arsenico, tutte sostanze fatalmente al centro anche della nostra realtà locale. Ed allora il sospetto coglie anche i medici tarantini: quale relazione c'è tra l’aumento di casi di autismo qui a Taranto e l’inquinamento ambientale della città, particolarmente esposta alle emissioni di diossina?

I dati relativi alla preoccupante incidenza di casi saranno esposti dal responsabile dell’Area dell’età evolutiva dell’Asl, Salvatore Pignatelli, nel corso di un convegno «La sindrome autistica: nuove prospettive nell’ottica del recupero del malato» in programma il 18 aprile dalle 17 alle 20 nell’aula bunker della Corte d’Appello. Ma quella sarà anche l’occasione per presentare il protocollo terapeutico adottato dal dottor Massimo Montanari che, dopo aver condotto specifiche ricerche al Policlinico a Bari, è oggi funzionario medico della Polizia di Stato a Firenze. Nessuno parla di guarigioni possibili, ma quanto meno di un recupero oltre ogni aspettativa, secondo le testimonianze che forniscono le stesse famiglie.

L'iniziativa del 18 aprile è stata presentata ieri. Ad organizzarla a Taranto è l’Associazione di volontariato «Comitato Montanari Puglia» e l’Associazione malattie rare sindrome di «Sjogreen-Larsson» (due casi in Italia, di cui uno a Taranto). E’ stato lo stesso Montanari, presentato dal sindaco Ezio Stefàno, ad illustrare i meccanismi di sviluppo di questa patologia su base immunogenetica e a denunciare la difficoltà di fare ricerca anche farmacologia in Italia. Stefàno ha anche assicurato un proprio intervento presso il direttore generale dell’Asl perché siano date risposte a chi ne soffre (le cure sono oggi a totale carico delle famiglie)

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