Duplice infortunio mortale, in aula è scontro fra periti
E’ scontro tra periti nel processo per l’incidente costato la vita a Paolo Franco, 24 anni, di San Marzano, e Pasquale D’Ettor re, di 27, di Fragagnano, gli operai dell’Ilva schiacciati da una delle gru che vengono usate per movimentare le materie prime del parco minerali dello stabilimento siderurgico il 12 giugno del 2003.
Di concorso in omicidio colposo plurimo e violazioni alla normativa per la prevenzione degli infortuni sul lavoro rispondono il presidente dell’Ilva Emilio Riva, il direttore dello stabilimento siderurgico Luigi Capogrosso, il responsabile manutenzione meccanica dell’area PMA Salvatore Zimbaro e il responsabile preparazione minerali, agglomerazione e produzione calcare e calce Giancarlo Quaranta, e tre rappresentanti della ditta Cemit (il responsabile ed amministratore della ditta Cemit Gerardo Pappalardo, il responsabile dell’Ufficio Tecnico Franco Antonio Pinto e il responsabile servizio protezione e prevenzione Giuseppe Bruno).
Gli avvocati Carlo Petrone, Michela Giorgiono e Biagio Leuzzi si sono costituiti parte civile per i genitori e le sorelle delle due vittime. Ieri hanno deposto i periti di parte dell’Ilva e della Cemit che sono giunti a conclusione diverse sulle presunte responsabilità messe in capo agli imputati.
Entro il 12 giugno prossimo, giorno in cui ricorrerà il quinquennio dalla morte del loro figlio Paolo, la famiglia Franco spera possa finire la loro odissea giudiziaria con la chiusura del processo. Lo stesso 12 giugno, a Taranto, potrebbe esserci il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per celebrare la prima giornata nazionale della Memoria delle vittime sul lavoro, promossa dall’associazione «12 giugno», che coordina i familiari delle vittime del lavoro all’Ilva .
Gli operai dell’Ilva furono travolti e uccisi da una delle gru che hanno la funzione di ricevere le materie prime che arrivano dai nastri trasportatori e di stoccarle nei parchi, nonchè di riprenderle e caricarle sugli stessi nastri quando devono andare nei reparti per essere utilizzati. La macchina bivalente il giorno dell’incidente era ferma.
Ci stavano lavorando operai dell’Ilva per piccoli interventi di routine (come lavori a un "riduttore" e lubrificazione delle centraline) e delle ditte appaltatrici Cemit e Insider, incaricate dei lavori di messa in sicurezza dell’impianto. A queste ditte - che avevano svolto interventi di manutenzione nella prima decade di giugno - l’Ilva aveva dovuto chiedere l’autorizzazione per far entrare nel cantiere i propri operai.
Ad un certo punto, la gru si spezzò in due tronconi per il venir meno del sistema dei contrappresi. Il collasso avrebbe determinato un’azione autoscatenante delle colonne di sostegno del bilanciere che era meccanicamente collegato ad esso e sul quale stavano lavorando gli operai.
Secondo quanto stabilito dalla perizia disposta dal procuratore aggiunto Franco Sebastio e dai pubblici ministeri Italo Pesiri e Salvatore Cosentino, il crollo della gru sarebbe stato determinato dall’impego di un contrappeso provvisorio di valore eccessivo.
In sostanza, non sarebbe stato fatto un calcolo esatto dell’effettiva resistenza della struttura in caso di carico aggiuntivo.
E intanto Giovedì scorso c'è stato un'altro incidente all'ILVA. L’uomo, un 39enne, è ricoverato in ospedale, le sue condizioni non sarebbero gravi. Stava tagliando una pesante lamiera con una tagliatrice a fiamma quando un pezzo di acciaio gli è caduto sul piede
Infortunio sul lavoro nello stabilimento siderurgico di Taranto: un 39enne di Taranto è rimasto ferito ad un piede mentre lavorava nei pressi del reparto treno nastri due. L’operaio, stando a quanto si è appreso dalle rappresentati sindacali, stava tagliando una pesante lamiera con una tagliatrice a fiamma quando di colpo un pezzo di ferro si è staccato e gli è caduto sul piede destro.
Soccorso da alcuni colleghi l’uomo è stato trasportato all’ospedale Santissima Annunziata dove è stato ricoverato nel reparto di ortopedia. I medici del nosocomio di via Bruno gli hanno riscontrato una frattura a due dita del piede e lo hanno giudicato guaribile in circa 25 giorni. Un brutto incidente che avrebbe potuto avere anche esiti più gravi: ad ammortizzare l’impatto tra la lastra di acciaio e il piede dell’operaio Ilva è stata la loppa. La presenza del materiale in terra ha evitato danni maggiori al piede dell’operaio.
Sull’incidente è stata aperta un’inchiesta da parte degli organi competenti per appurare le eventuali responsabilità. Poco più di un mese fa, a febbraio, nei pressi l’area batteria 11/12, un operaio di 32 anni di San Marzano fu colpito alla testa da una pesante piastra metallica. In quell’occasione le Rls-Rsu Ilva misero in evidenza "la scarsa attenzione di chi dovrebbe provvedere alla prevenzione e alle procedure di sicurezza nello stabilimento".
"Qualcuno potrebbe pensare, in questo caso, che si sia trattato di mera fatalità. Manon è vero - scrissero in una nota - dato che insistenti segnalazioni e comunicati da parte sindacale, erano già stati inoltrati ai responsabili del reparto. Ogni incidente, grave o meno, fa riflettere sulla necessità di uscire da quel tunnel mentale oscurato dal profitto e dalla corsa ai record".
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