Autorizzazioni ambientali: adesso scatta la corsa dei tempi
Trenta e trecento. Sono i due numeri da tenere presente, da ora in poi, per i provvedimenti che devono essere assunti in materia ambientale e di contenimento dell’inquinamento dopo l’accordo di programma che venerdì alla Regione hanno firmato il presidente della giunta, Nichi Vendola, il ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, i rappresentanti dei Comuni di Taranto e Statte, della Provincia, nonchè delle industrie interessate.
Perchè questi due numeri sono importanti? Perchè entro 30 giorni a partire dall’altro ieri le aziende devono presentare il loro piano per la riduzione dell’inquinamento. Devono cioè dettagliare in un cronoprogramma cosa faranno, quando e in quali tempi.
Trecento, invece, sono i giorni che scattano a partire dalla firma del decreto ministeriale (lo deve fare il titolare dell’Ambiente) perchè alle aziende sia rilasciata l’Aia, cioè l’Autorizzazione intagrata ambientale. Ovviamente l’Aia sarà rilasciata sulla base delle azioni e dei progetti anti-inquinamento delle aziende.
LA NOVITA’
Rispetto all’attuale ordinamento, c’è una importante semplificazione. Oggi le autorizzazioni allo svolgimento dell’attività produttiva vengono rilasciate per singolo impianto e da una serie di soggetti. Esempio: la Provincia è competente per gli scarichi idrici e le discariche, il Comune per gli aspetti di igiene e sanità dei locali, la Regione per la Valutazione di impatto ambientale, i Vigili del fuoco per le norme anti-incendio, la Prefettura per le fonti radiogene, Arpa ed Asl per altri aspetti ancora. L’Aia invece supera tutte queste autorizzazioni ed è relativa all’intero complesso industriale. Eppoi un altro aspetto importante sono i controlli, che con l’Aia vengono regolamentati divenendo più precisi ed efficaci.
Tuttavia, l’accordo è positivo, per due ragioni fondamentali: la prima è che prevede che entro 300 giorni le aziende, sulla base di un preciso crono programma, debbano adeguare i propri impianti alle migliori tecnologie esistenti, così come previsto dall’Unione Europea; la seconda è che stabilisce che il territorio ionico venga dotato di un sistema di monitoraggio in grado di accertare la consistenza dell’inquinamento ambientale e le fonti che lo causano”.
Secondo Mineo “siamo di fronte ad un ulteriore passo in avanti nella direzione dell’ambientalismo del fare un ulteriore passo in avanti dopo quello compiuto attraverso il protocollo sottoscritto dall’Arpa e dalla Provincia di Taranto, che sta producendo un effetto concreto e di straordinaria rilevanza: quello di mettere l’Agenzia regionale per il controllo ambientale in grado di avere le attrezzature e le risorse per monitorare la presenza della diossina nel territorio ionico”.
Perplessità sui tempi dell’Accordo vengono espressi anche dall’assessore provinciale all’Ambiente Michele Conserva. “Avremmo preferito - dice - un passaggio con le associazioni ambientaliste e con le associazioni di categoria. A nostro avviso il documento avrebbe potuto essere approfondito per ottenere ulteriori risultati. Temo che per la fretta di chiudere, tra qualche mese ci renderemo conto che abbiamo sbagliato. Sarebbe servita maggiore concertazione e coinvolgimento delle associazioni che sono state le fautrici di questa attività. Ciononostante il presidente Florido, attraverso la mia presenza, ha inteso sottoscrivere l’intesa in segno di responsabilità politica”.
Per il sindaco del Comune di Statte Angelo Miccoli “L’Accordo di programma può costituire una svolta per trovare le soluzioni idonee e per facilitare il confronto tra un piccolo comune come Statte e le grandi imprese che insistono sul suo territorio”.
«Continueremo ad investire nell’ammodernamento degli impianti così come stavamo già facendo con gli Atti d’intesa» ha dichiarato ieri alla «Gazzetta» Luigi Capogrosso, direttore dell’Ilva di Taranto.
Nel periodo 2003-2007, ha evidenziato Capogrosso, sono stati investiti 1.500 milioni di euro dei quali 340 riferiti agli aspetti ambientali. Negli anni 2008-2009 saranno investiti altri 500 milioni, «con l’obiettivo di migliorare gli impianti anche in termini ambientali» ed è in corso di completamento nelle cokerie un progetto di 120 milioni di euro «per realizzare tra l’altro degli impianti di abbattimento delle polveri sia nella fase di caricamento del fossile che in quella di sfornamento del coke». L’Ilva ha firmato l’Accordo di programma a Bari ed altrettanto ha fatto l’Agip.
L’azienda del gruppo Eni, che gestisce la raffineria, ha annunciato che nei documenti per il rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale inserirà anche il raddoppio dell’impianto di Taranto, anche se il via libera a quest’investimento è legato ad un percorso diverso.
Il raddoppio è un progetto da un miliardo di euro per portare la capacità produttiva della raffineria da 6,5 a 11 milioni di tonnellate. Presentato nel febbraio 2007, il progetto è stato frenato in quanto prevede anche la costruzione di una nuova centrale turbogas da 240 megawatt.
Anche se questa centrale sostituirà un vecchio impianto alimentato ad olio combustibile, inquinante rispetto alla tipologia turbogas, ha però una potenza maggiore che farebbe aumentare le emissioni di anidride carbonica, e questo per la Regione contrasta con le indicazioni del Pear, il Piano energetico regionale.
L’Eni contava di sviluppare questo progetto nel periodo 2007-2010, tra avvio e conclusione dei lavori, ma ora queste date sono saltate e l’azienda spera di far partire l’investimento nel 2009.
Le aziende si dicono pronte a presentare i loro piani entro 30 giorni ma nutrono qualche perplessità sul fatto che le autorizzazioni giungano entro i 300 giorni dal decreto. In primo luogo, si tratta di vedere - dicono le aziende - quando il decreto, che fra l’altro istituisce il Comitato di coordinamento, sarà effettivamente firmato perchè i 300 giorni scattano da quella data. Eppoi, le amministrazioni pubbliche rispetteranno davvero i tempi?
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