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Dalle urne il Paese che ama cancellare

Ecco quindi un parlamento diviso in due partiti, senza una forza di sinistra che sia lì almeno figurativamente a rappresentare una parte di Paese che, non vuole più esserci. C'è sgomento, delusione no perché te lo aspettavi
25 aprile 2008
Alessandro Intonti
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

- Alla fine un'altra giornata come le altre. Ti alzi, caffè, telegiornale, voglia di lavorare saltami addosso. E' tutto tranquillo, non è cambiato nulla. Da fuori è tutto uguale. Dentro, ovviamente, no. C'è lo sgomento, la delusione no perché te lo aspettavi. Nessuna delusione, in fondo lo sapevi e lo sapevi, porca miseria! Vuoi prendertela con un centro sinistra disomogeneo e litigioso o con la legge elettorale-porcata? Con Veltroni o con Bertinotti? O magari con quelli della Sinistra Critica e del Partito Comunista dei lavoratori, tanto cari anche loro…Oppure con Mastella? No, Mastella troppo facile…Vuoi prendertela con gli elettori della sinistra che forse un po' imbecilli lo sono davvero? Forse te la prendi con te stesso perché magari se avessi dato un voto inutile sarebbe stato paradossalmente più utile…non lo so…Quanti come me, mentre snocciolavano cifre plebiscitarie per l'uno o per l'altro avranno pensato " Ridatemi la scheda, ho sbagliato! La croce non là…là!".

Quanti che hanno messo la croce sulla Lega l'avrebbero voluta spostare un po' più al centro, quanti dal PD l'avrebbero messa un po' più a sinistra, chissà quanti che stoicamente non hanno votato, avrebbero impugnato il certificato elettorale, se a cose fatte avessero riaperto i seggi.

Ecco quindi un parlamento diviso in due partiti, senza una forza di sinistra che sia lì almeno figurativamente a rappresentare una parte di Paese che, non vuole più esserci. Se il Parlamento dovesse fotografare l'insieme della società italiana, e lo farà questo sarà un Paese senza più precari, senza giovani o quasi pensionati, disoccupati, senza immigrati, al massimo qualche terrone, senza omosessuali (al massimo qualche gay-macchietta amico della Tatangelo), senza ambientalisti, senza lavoratori che muoiono per lavorare, senza anziani che mangiano alla Caritas, senza disabili e, forse quel che è peggio, senza una storia.

Lo sgomento è la sensazione più forte di tutte. Mi sento straniero nel mio Paese, un turista senza biglietto di ritorno. Per una volta, vorrei essere tra la gran parte di quel 48% degli italiani che ha messo un segno sul simbolo bianco e azzurro (senza guardare nemmeno se accanto c'era Alberto da Giussano a fargli ombra) e oggi non ci pensa già più, e non si fa molte domande. Forse dovrei tornare ad interessarmi solo della mia vita e delle mie cose, anzi neanche di quelle, perché alla fine forse è vero che chi non si fa troppe domande vive meglio,ma anch'io sono parte del sistema, il personaggio scassapalle un po' snob che legittima tutto lo show ad autocelebrarsi.

Serve per creare pepe, anche se le mie idee controcorrente ormai esistono e hanno senso per legittimare la cultura dominante contraria. Forse vorrei che mio padre, che oggi mi guarda come un povero illuso, mi avesse insegnato a giocare bene a pallone e a saper stare in mezzo alla "bella gente" dentro uno dei tanti locali per "bella gente" che della politica non gliene importa "gnente"; sì, oggi vorrei sentirmi più furbo e meno intelligente e non aver altro pensiero che quello di sapere chi sarà il prossimo a uscire dalla casa del Grande Fratello. Forse perché il prossimo ad uscire sarò io…avanti allora, via alle telefonate, è aperto il televoto.

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