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Borraccino (PDCI): “Garantire a Taranto sicurezza e sviluppo”

Il capogruppo in Consiglio regionale dei Comunisti Italiani Cosimo Borraccino interviene sulla questione ambientale ed energetica in provincia di Taranto. Ecco La ragione del ‘no’ al rigassificatore e al raddoppio Eni.
2 maggio 2008
Cosimio Borraccino (Consigliere Regionale dei Comunisti Italiani)

Vista aerea di una raffineria Il capogruppo in Consiglio regionale dei Comunisti Italiani Cosimo Borraccino interviene sulla questione ambientale ed energetica in provincia di Taranto. Come spiega in una nota il consigliere regionale: “al ministero dell’Ambiente sono ancora in attesa di essere esaminate 120 richieste di Via relative a vari progetti industriali.

Di queste, 20 si riferiscono ad investimenti da effettuare in Puglia ed, in particolare, due sono strettamente collegabili all’area di Taranto.

Si tratta del progetto per la costruzione di un rigassificatore e della proposta dell’Eni di raddoppiare la sua produzione petrolifera.

Le decisioni relative a questi due investimenti scorrono lungo l’asse Bari-Roma”. In attesa dell’insediamento del nuovo governo ed aspettando l’esito delle conferenze di servizi in programma in Regione, il capogruppo del Pdci ribadisce il suo “secco “no”. Senza se e senza ma”. Un punto sul quale non intende “cedere di un millimetro”. “Chi mi conosce – prosegue Borraccino - sa che non sono assolutamente animato da una politica antindustriale. Tutt’altro. Ma Taranto non può sopportare che sul proprio territorio insistano altre fonti altamente inquinanti”.

A proposito del rigassificatore quel che più preoccupa è soprattutto la questione-sicurezza. “Condivido i dubbi di Legambiente e soprattutto l’opinione del consiglio comunale di Taranto che si è chiaramente espresso contro questo progetto. Ancora, del resto, non c’è chiarezza sui possibili rischi per la popolazione.

Su un punto, invece, c’è certezza. Se venisse dato il via libera al progetto della Gas Natural, infatti, il porto di Taranto rischierebbe la paralisi. In base ad alcune leggi comunitarie, del resto, un porto in cui transitino navi metaniere deve bloccare qualsiasi attività per almeno due giorni”. Un elemento che secondo il consigliere basterebbe già sa solo a far desistere dalla realizzazione del progetto.

“A proposito della richiesta dell’Eni di raddoppio della sua produzione valgono, in parte, le stesse motivazioni usate per respingere il rigassificatore. E’ assurdo contribuire ad incrementare l’inquinamento in un territorio che, nel raggio di poche centinaia di metri, deve sopportare l’Ilva, l’Agip-Eni e le altre imprese dell’area industriale? Il tutto, peraltro, senza alcuna vera ricaduta per l’economia locale.

Se in altre realtà si intraprende la strada, a volte, virtuosa delle royalties (reali contropartite in favore del territorio in cui insiste l’insediamento industriale), a Taranto il raddoppio Eni, così come la realizzazione di un terminal gas, darebbero solo qualche centinaia di posti di lavoro. Anche per questo, c’è il no dei Comunisti Italiani. Basta.

Nel passato, Taranto ha già dato un gran contributo all’economia del Paese, ospitando industria pesante ed inquinante. E’ giunta l’ora di cambiare. Di questo è bene che sia già consapevole il governo Berlusconi e su questo si prepari al confronto il prossimo ministro dell’Ambiente”.

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