Sempre più alto l'inquinamento a Taranto
Il Comitato per Taranto aderisce al coordinamento di associazioni che si riunirà mercoledì sera all'AIL per elaborare il documento sull'AIA da portare a Roma al Ministero dell'Ambiente.
Vogliamo informare con chiarezza la cittadinanza per spiegare cosa è accaduto in questi anni e perché la situazione dell'inquinamento è giunta a livelli così gravi a dispetto di tutte le promesse esibite ad uso e consumo di mass media.
In questi anni si sono susseguiti atti di intesa e tavoli di concertazione con lo scopo dichiarato di ridurre l'inquinamento dell'Ilva. Dai dati ufficiali emerge una verità opposta: dal 2002 al 2005 l'inquinamento è aumentato anziché diminuire.
I DATI DEL PEGGIORAMENTO DELLE EMISSIONI ILVA
Le emissioni di benzene sono passate da kg 188,2 a kg 219,2, con un incremento stimato del 16,5%.
Le emissioni di Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) scaricati nell'aria sono passati da kg 25913,9 a kg 31124,3. L'incremento stimato è stato del 20,1%.
Gli IPA scaricati in mare sono passati da kg 2635 a kg 3070,9, con un aumento stimato del 16,5%.
Questi sono i dati di stima che l'Ilva ha comunicato al Ministero dell'Ambiente mentre trattava con gli enti locali una diminuzione delle emissioni inquinanti.
Quindi da una parte Riva otteneva dagli enti locali il ritiro di costituzione di parte civile nel processo per inquinamento (giunto alle battute finali decisive) promettendo un'aria e un'acqua più pulita, dall'altro invece stimava di inquinare di più e lo comunicava per giunta ufficialmente al Ministero dell'Ambiente.
Non disponiamo dei dati INES del 2006 e del 2007 ma dalle relazioni presentate nel recente convegno del 9 maggio 2008 dell'Arpa Puglia "Taranto sotto la lente" emerge un aggravamento dell'impatto inquinante della cokeria, la quale inquinerebbe oggi di più rispetto al periodo del suo sequestro e spegnimento (anni 2001 e 2002).
IL COMUNE RICHIEDA IL RISARCIMENTO DEL DANNO
Riteniamo che sia pertanto necessario che il Comune di Taranto chieda all'Ilva un risarcimento del danno passato, che gli è ancora possibile dato che il ritiro della costituzione di parte civile non preclude la richiesta di risarcimento del danno che può essere avanzato solo dall'ente locale.
COKERIA: CHI CONTROLLA I TEMPI DI COTTURA? LA COKERIA DI TARANTO INQUINA MENO DELLA COKERIA DI GENOVA SPENTA DALLA MAGISTRATURA LIGURE?
Riteniamo altresì che le autorità competenti impongano all'Ilva l'obbligo di conduzione della cokeria con i tempi di sfornamento allungati, del resto prescritti dalla magistratura già nel 2002 (al fine di contenere le emissioni) e ne ordinino il sequestro nel caso di superamento dei limiti di inquinamento. Non è ammissibile che nel 2001 la cokeria sia stata sequestrata per valori di inquinamento che oggi sarebbero stati superati. Nel 2002 fu spenta: e in quell'anno, per vari inquinanti, inquinava meno di oggi. La cokeria di Genova è stata spenta dalla magistratura nonostante inquinasse complessivamente meno di quella di Taranto. Perché oggi invece tolleriamo a Taranto i livelli di inquinamento della cokeria documentati dall'Arpa il 9 maggio nel convegno di Mediterre?
Non vorremmo che il clamore mediatico da noi sollevato sulla diossina mettesse in ombra l'inquinamento cancerogeno della cokeria e che la Regione Puglia eludesse questo nodo. Chiediamo alla Regione cosa sta proponendo in merito nell'ambito dell'AIA.
Chiediamo che sia istituita una commissione di controllo guidata dall'Asl e dall'Arpa sui tempi di cottura del carbon coke all'interno della cokeria per verificare se l'innalzamento delle emissioni sia dovuto, oltre che all'aumento della produzione, anche alla riduzione del tempi di cottura che, come è noto, determina un'impennata delle emissioni.
DIOSSINA ALLE STELLE
Se gli Ipa e il benzene (emesse in particolare dalla cokeria) non scendono, non vanno meglio le cose per le emissioni di diossina, il cui incremento fra il 2007 e il 2008 è risultato, stando alle misurazioni dell'Arpa Puglia, del 76,9%.
DA FITTO A VENDOLA: NESSUN MIGLIORAMENTO AMBIENTALE
A questo punto emerge il limite di fondo sia di tutte le trattative fin qui condotte, a partire dal governatore Fitto per arrivare al governatore Vendola. Sono stati presentati progetti di miglioramento mentre invece andava accertato se l'Ilva inquinava di più o di meno. Se i miglioramenti auspicati hanno prodotto l'effetto di un peggioramento complessivo vuol dire che qualcosa di grave e contraddittorio è accaduto in quanto di fatto l'aumento della produzione e il trasferimento delle quote di produzione più inquinanti da Genova a Taranto hanno vanificato qualsiasi progetto di miglioramento.
Ci sentiamo presi in giro e lo diciamo con forza.
OCCORRE FARE QUELLO CHE NON HANNO FATTO IN PASSATO: FISSARE I TETTI ANNUI DELLE EMISSIONI
Pertanto con l'Accordo di Programma occorre ribaltare il metodo e partire non dalle intenzioni di miglioramento ma dai numeri: occorre stabilite tetti massimi annui a decrescere inquinante per inquinante per una riduzione progressiva, efficace e verificabile sull'ammontare annuo degli inquinanti (e non solo sulla concentrazione a metro cubo). Questi tetti vanno monitorati sistematicamente dall'Arpa sia per le emissioni convogliate sia per quelle diffuse. Per ogni superamento del limite fissato nell'AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) deve partire prima una multa e poi il blocco dell'impianto.
Per il Comitato
Peppe Cicala
Giuseppe D'Aloia
Giulio Farella
Alessandro Marescotti
Angelo Miccoli
Piero Mottolese
Cosimo Semeraro
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