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Analizzando quel bacio tra Vendola e Don Verzè

Quante riflessioni origina quell’abbraccio e quel bacio fra Vendola e Don Verzè!? Tante! Avremmo mai immaginato che uno degli irriducibili uomini politici di area comunista avrebbe stretto un patto per la salute con il Presidente di una istituzione privata, e peraltro anche prete?
20 maggio 2008
Fonte: Corriere del Gorno

- Sabato 17 maggio scorso ero anch’io alla Cittadella della Carità per i vent’anni di vita della struttura tarantina. C’ero certamente in qualità di medico dirigente di una struttura ospedaliera tarantina, e quindi in veste di amicizia e felicitazione nei riguardi del management della Fondazione voluta da S.E. mons. Motolese. Ma c’ero soprattutto in qualità di cittadino della provincia tarantina.

Al Convegno commemorativo, peraltro ben organizzato e davvero toccante in alcune ricostruzioni storiche degli eventi connessi alle origini del progetto del compianto mons. Motolese, vi erano le massime cariche politiche e sanitarie della provincia ionica. Ma figure centrali della giornata – e in tal senso ad ulteriore lustro del compianto vescovo fondatore – sono state quelle del Presidente della Regione Puglia on. Nichi Vendola e del Presidente della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor di Milano Prof. Don Luigi Verzè.

L’intera mattinata e ciascuno degli interventi aveva già, in una sorta di crescendo rossiniano, preparato il finale roboante che ormai da mesi era nell’aria. E il finale è stato proprio annunciato dai due principali interpreti della giornata – il Presidente Vendola e Don Luigi Verzè per l’appunto – che in un abbraccio sincero e fraterno hanno confermato l’accordo fra Regione Puglia e San Raffaele a dare vita al progetto di un nuovo ospedale per Taranto, centro di eccellenza nella cura e nella ricerca in campo oncologico. Vi è stata dunque conferma sul merito e anche sul metodo, allorché Vendola ha sottolineato l’impegno di dare concretezza all’avvio del progetto già prima dell’estate.

Quante riflessioni origina quell’abbraccio e quel bacio fra Vendola e Don Verzè!? Tante! Ma una in particolare vorrei qui sottolineare. La salute, e la sua gestione istituzionale – cioè la sanità, sono beni che la Politica deve curare e garantire. E dico la Politica con la P maiuscola. L’amicizia prima, e gli accordi tra Vendola e Don Verzè successivamente, dimostrano che le differenze ideologiche (e quindi partitiche) sono soltanto un ostacolo al governo della sanità. Avremmo mai immaginato che uno degli irriducibili uomini politici di area comunista avrebbe stretto un patto per la salute con il Presidente di una istituzione privata, e peraltro anche prete? Avremmo immaginato che una serie di iniziative, compresi accreditamenti sanitari di nuove specialità mediche e chirurgiche, sarebbero stare partorite da una Giunta Regionale di “sinistra” e che strenui difensori della legittimità delle strutture sanitarie pubbliche sarebbero stati esponenti e gruppi della “destra”?

Don Verzè nel corso del convegno ha più volte ribadito la sua amicizia con Berlusconi (il titolare della Salute del nuovo Governo è peraltro un uomo del San Raffaele!), nello stesso tempo ha però sottolineato la stima e l’amicizia con Nichi Vendola. Mi viene allora da pensare che il punto non sia questo o quel partito (né tantomeno un relativismo che giustifichi tutto in nome del vile denaro) ma la qualità. La qualità innanzitutto delle persone, politici, tecnici e professionisti sanitari, poi delle strutture e delle tecnologie.

Una qualità non basata machiavellicamente sul “particulare” ma che fissi lo sguardo sull’universalità dei bisogni delle persone, sulle loro necessità che non sono né rosse né bianche, né di destra né di sinistra, ma soltanto necessità antropologiche, bisogni della persona. E da questo punto di vista dobbiamo registrare un fallimento della politica. Un suo perpetuare quel moto disarmonico in cui la visione della sanità è distorta, partitica, talvolta campanilistica, e raramente informata da competenze ed etica.

Guardiamo allora a quel bacio di Vendola e Don Verzè. Guardiamo a quell’abbraccio che idealmente accoglie le speranze di una intera città. Una città che aspetta di poter salire in serie A in quanto a qualità dell’assistenza. C’è però, ancora, un sottile rammarico. Un solo piccolo pensiero che disturba la quiete di questo accordo fra il grande nord e il nostro piccolo sud: non aver consentito alle migliori intelligenze di poter partecipare allo splendido progetto. Quelle intelligenze che silenziosamente e laboriosamente si muovono nelle corsie, nei laboratori, negli uffici e nelle direzioni delle strutture sanitarie della nostra provincia. Quelle intelligenze (dal latino intus legere = leggere dentro) che la Politica – anzi la politica con la p minuscola – non conosce o non considera. Quelle intelligenze che, come ci insegna il buon samaritano e ci conferma la vita e l’opera di mons. Motolese, servono nel silenzio l’uomo, la sua sofferenza, i suoi bisogni.

Lettera firmata

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