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«Mille giorni per un via libera» Freno agli investimenti di Aqp

Le difficoltà per le autorizzazioni al centro dell'audizione in Regione Problemi ci sono sul Sinni, a Taranto, Bari, Brindisi e Manduria. Per l'impianto di trattamento reflui di Taranto con appalto nel 2005 è tutto fermo in attesa dell'ok dalla Provincia
21 maggio 2008
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

- BARI — Quando va bene, l'appalto può partire dopo un anno. Quando va male, dopo mille giorni. Quando va malissimo, non bastano neanche 1.167 giorni. Le difficoltà ad acquisire le necessarie autorizzazioni sono state al centro dell'audizione di ieri dei vertici dell'Acquedotto Pugliese in Commissione Bilancio.

«Per due Lotti dell'Acquedotto del Sinni, intervento che complessivamente ammonta a 76,7 milioni di euro - ha denunciato l'amministratore unico dell'Acquedotto Pugliese Ivo Monteforte - ci sono voluti 1.137 giorni per acquisire la varie autorizzazioni. E l'iter procedurale si sta completando in questi giorni ». Ma può andare addirittura peggio: «Per l'impianto di trattamento reflui di Taranto Bellavista e Gennarini ai fini industriali, 14 milioni di euro di investimento, con lavori appaltati nel mese di giugno del 2005, perdura il blocco delle attività in attesa dell'autorizzazione da parte della Provincia di Taranto a eseguire la caratterizzazione dei suoli di propria pertinenza. Successivamente alla caratterizzazione resta da acquisire l'autorizzazione del ministero dell'Ambiente ».

E tempi imprecisati serviranno anche per dotare la Puglia di tre nuovi dissalatori a Bari, Brindisi e Manduria: «Per quello di Bari - ha sottolineato Monteforte - per il quale sono previsti 69 milioni di euro di investimenti, il progetto è stato ultimato nel mese di settembre del 2005. Ma per l'opposizione del Comune di Bari si stanno effettuando studi di fattibilita sul territorio per l'individuazione di un nuovo sito che tenga conto sia delle esigenze tecniche di approvvigionamento sia di esigenze di natura urbanistica, territoriale e ambientale.

A Brindisi - investimenmto di 62 milioni di euro - il progetto è stato ultimato nel novembre del 2005. Anche in questo caso per l'opposizione del Comune di Brindisi si stanno effettuando studi di fattibilita sul territorio per l'individuazione di un nuovo sito». Infine, c'è lo stallo del dissalatore del Chidro. «La storia è nota - ha spiegato Monteforte - il progetto è stato ultimato nel mese di marzo del 2005, più di tre anni fa, e per l'opposizione del Comune di Manduria i lavori non sono stati appaltati.

Il progetto e stato quindi sottoposto dalla Giunta Regionale alla Conferenza Unificata presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri». Si tratta di un'opera fondamentale per l'area jonica in quanto il dissalatore del Chidro garantirebbe - con un investimento di circa 50 milioni di euro - 650 litri di acqua al secondo, proprio quelli che nella scorsa estate sono venuti meno nell'area leccese-tarantina e che non sarebbero mancati se i lavori (sono necessari circa due anni) fossero iniziati al termine della fase di progettazione.

Ma tutto è fermo perché gli ambientalisti si sono opposti fin da subito alla realizzazione dell'opera in quanto la zona del Chidro è un'area protetta (sebbene la Regione e l'Aqp abbiano più volte evidenziato che i lavori non interesserebbero l'area off-limits ma soltanto una esterna in cui ubicare il capannone- dissalatore).

«C'è la prospettiva - ha spiegato l'assessore alle Opere pubbliche Onofrio Introna - di un intervento legislativo regionale, per sbloccare i nodi che ostacolano la realizzazione di strutture indispensabili come i dissalatori: sarebbero le vere risorse idriche autonome della Puglia». Una legge che incontrerebbe «un'ampia adesione in aula». Anche il capogruppo di Forza Italia, Rocco Palese si è infatti dichiarato favorevole a un'iniziativa legislativa simile».

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