La Provincia "scopre" le Gravine
Se ognuno facesse la sua parte... Ieri pomeriggio, nel salone di Rappresentanza di Palazzo del governo di Taranto, si è tenuta la manifestazione di apertura dell’evento “Habitat rupestri e percorsi bizantini”, comprendente una serie di iniziative promosse dalla Provincia di Taranto e finalizzate alla promozione del territorio ionico.
La conferenza, alla quale hanno partecipato poche persone, per la verità, si è aperta con l’intervento di Cosimo Andriulo che ha illustrato i due progetti europei di cui la Provincia di Taranto è partner: “Caves Network” e “Naodomia”. Il primo ha visto cooperare cinque Paesi, Francia, Grecia, Ungheria, Spagna e Italia, al fine di studiare le cavità rupestri; il secondo, promosso dall’Antico Sinodo della Chiesa Greca di Atene e finanziato dal programma Interreg III C, si è posto l’obiettivo di investigare, documentare e promuovere, sotto il profilo storico, culturale e architettonico, luoghi sacri di culto cristianoortodosso nelle regioni del bacino del sud-est del Mediterraneo.
A questo proposito, le principali azioni affidate alla Provincia di Taranto, sono quelle di condurre studi finalizzati ad un censimento dei luoghi di culto e delle chiese delle nostra provincia, dall’XI secolo in poi, e la successiva realizzazione di un archivio digitale. La maggior parte di questi siti sono custoditi nello scenario naturale delle gravine di Laterza, Massafra, Palagianello e Castellaneta.
L’obiettivo finale è quello di promuovere l’avanzamento delle conoscenze scientifiche, lo scambio culturale, lo sviluppo delle regioni coinvolte, la tutela e la valorizzazione dei monumenti storici ed architettonici abbandonati, l’introduzione di tecniche e tecnologie avanzate. Dunque, la Provincia di Taranto si muove nella direzione di una “riscoperta” delle gravine.
“E’ difficile far comprendere alla gente - ha sottolineato l’assessore provinciale alle Politiche Comunitarie, Tommaso Colaninno - quello che si sta facendo e perchè. La nostra provincia soffre dal punto di vista occupazionale. Il nostro è un piccolo passo. Occorre far conoscere le nostre bellezze. Abbiamo avviato un percorso che, in futuro, potrebbe rappresentare la possibilità di uno sviluppo turistico del territorio, assieme al Parco delle Gravine”.
L’assessore ha così concluso: “Abbiamo la caparbietà di andare avanti e valorizzare le nostre terre. Dopo una fase di studio e di conoscenza, abbiamo presentato un nuovo progetto alla Commissione Europea al fine di ottenere fondi per ristrutturare alcune chiese”.
La parola è passata allora ad esperti e studiosi del fenomeno rupestre. Il prof. Roberto Caprara ha definito l’evento “un’occasione importante per riflettere su secoli di arretratezza, trascuratezza, abbandono, di cui l’intera provincia è responsabile”. Dopo aver riconosciuto all’Amministrazione provinciale il merito di aver intercettato il progetto europeo, ha commentato: “Non si tratta di sfruttare un finanziamento europeo ma di inserire un problema culturale nostro in un contesto più vasto”.
Caprara ha parlato di un “nuovo metodo di ricerca” che, assieme al prof. Franco Dell’Aquila, ha utilizzato per studiare il villaggio rupestre della Madonna della Scala, i cui risultati sono contenuti nel volume “Il Villaggio rupestre della gravina della Madonna della Scala”, che sarà presentato il 24 maggio, alle ore 18, presso il Santuario massafrese. Tra le scoperte evidenziate dall’esperto, quella “nuova e sconvolgente” dell’attività di fusione del ferro che si svolgeva nel villaggio.
Di qui, la consapevolezza di dover compiere un importante passo: “Capire come poter creare le possibilità di sviluppo di un turismo che sia economicamente produttivo e sostenibile, tenendo conto dell’ “estrema fragilità dell’ecosistema dei villaggi rupestri”. Il prof. Dell’Aquila si è, invece soffermato su alcuni esempi di chiese rupestri in Puglia che presentano l’ “iconostasi” (muro divisorio tra l’aula e il presbiterio). Infine, l’avvocato Giulio Mastrangelo ha descritto le Gravine del Golfo di Taranto “un ecosistema tanto decantato, ma che non riscuote alcuna attenzione né da parte degli amministratori della cosa pubblica né da parte del Legislatore, un patrimonio inestimabile che però rischiamo di perdere per l’insipienza degli uomini e di chi ci amministra”.
“Cumuli di macerie, materassi, televisori, lavatrici, frigoriferi e altri elettrodomestici- ha messo in evidenza il relatore - è questo lo spettacolo che si presenta molto spesso agli occhi del visitatore”. Di qui, un excursus sulla consistenza del comprensorio delle gravine e l’accenno a due casi da prendere come punti di riferimento: la Turchia, dove da oltre mezzo secolo lo Stato ha provveduto ad una rigorosa salvaguardia e ad un’intelligente sistema di valorizzazione di quell’imponente “Museo all’aria aperta” che è la Cappadocia, e Matera, che ha iniziato da alcuni anni una politica di salvaguardia e di controllata fruizione dei suoi “Sassi”.
Ad impedire, finora, la tutela e la valorizzazione delle Gravine, secondo l’avvocato, la proprietà delle gravine, in gran parte di privati, la carenza di strumenti legislativi e finanziari, la scarsa volontà politica. Mastrangelo ha concluso il suo intervento, rivolgendo un “caloroso appello a tutti, in particolare ai deputati e ai senatori, a tutti i consiglieri regionali e provinciali, a tutte le forze politiche, culturali e professionali perché si impegnino a presentare e a far approvare un disegno di legge avente ad oggetto la tutela degli Habitat rupestri delle Gravine del Golfo di Taranto col finanziamento degli interventi
di valorizzazione”.
E, soprattutto, ha invitato tutti ad “un profondo senso di sfiducia nelle nostre risorse territoriali e nella nostre capacità umane”. “I primi a credere che dalle Gravine può nascere una valida alternativa di sviluppo - ha sostenuto - dobbiamo essere noi”. In esposizione, nello stesso Palazzo, la mostra pittoricofotografica dell’artista Giovanni Carpignano.
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