La Cina, una grande scommessa
Fra Taranto e la Cina la distanza potrebbe essere molto inferiore di quanto non appaia scagliando uno sguardo distratto sull’atlante geografico. Almeno in termini operativi e di interscambio, perché la Cina è uno dei tre mercati mondiali – insieme all’Egitto e agli Stati Uniti – ai quali guarda con interesse e argomenti pragmatici il progetto di internazionalizzazione della logistica tarantina sorto nell’ambito del Pit6 e portato avanti dalla Provincia con i Comuni di Fragagano, Grottaglie, Massafra, San Giorgio Jonico, Statte e Taranto.
E che la Cina possa rivelarsi, in questo ambito, uno dei mercati di maggiore interesse, è parso evidente ieri, con lo svolgimento del workshop dedicato al Paese del Sol Levante (quello dedicato all’Egitto si è tenuto venerdì scorso, e quello sugli Stati Uniti si terrà domani) nella suggestiva cornice dell’Histò San Pietro, esempio bello e lungimirante di recupero architettonico di un sito storico-religioso affacciato direttamente sulle acque del Mar Piccolo. A tratteggiare i dati salienti del fenomeno-Cina – un colosso con 1 miliardo e 200 milioni di abitanti, quasi 800 milioni di lavoratori occupati e un’economia che ormai da anni galoppa a ritmi di crescita a due cifre – sono stati Massimo Brizzi, di “Lattanzio & Associati”, e Marco Spinedi, presidente del progetto InLog-China, ottimamente moderati dal giornalista Mario Diliberto alla presenza, fra gli altri, della Pit manager Maurizia Merico.
Impresa ardua, quella di voler stringere entro poche cifre e tendenze una realtà complessa e in continua evoluzione come quella cinese. Parliamo di un continente magmatico, che sta avendo l’intelligenza di comprendere come Europa o Stati Uniti non siano il centro del mondo, puntando ora con grande interesse sull’Africa e sull’America Latina; parliamo di un’economia che pur mostrando qualche segnale d’incertezza oggi sta puntando le sue chanches sul rilancio dell’ag ricoltura e dell’allevamento (e connessa fortissima richiesta di tecnologia in questo campo), ma anche sullo sviluppo delle reti commerciali e distributive (ovvero la logistica e i trasporti) necessarie per colmare il forte gap fra una rete logistica internazionale molto avanzata e una rete nazionale arretrata e spesso inefficiente.
Tutto questo, e molto altro ancora, non può prescindere da un dato ineludibile: l’ef fervescenza inarrestabile dell’import-export cinese, un paese dove la movimentazione delle merci in entrata e in uscita è cresciuta del 30% l’anno dal 2003 in poi, e dove la somma di esportazioni e importazioni va a coprire la quota record del 70% dell’economia. Ed è vero che i cinesi stanno guardando con occhi interessati alla crescita dei porti della sponda sud del Mediterraneo, puntando su una riva africana che offre manodopera a costi bassi, ampie aree, buone piattaforme logistiche (vedi il progetto di sviluppo del porto di Tangeri), ed esportandovi sinanche la formula vincente delle Free Trade Zone (le aree di porto franco).
Ma altrettanto vero è che essi hanno bisogno poi di entrare in Europa, e di trovare una “por ta” ch e possa incanalare il loro import-export lungo le rotte (d’acqua o di terra) che arrivano sino al ricco Nord del vecchio continente. Taranto potrebbe essere benissimo questa “por ta”, sfruttando al massimo le sinergie che il progetto Provincia-Pit 6 si ripromette di esaltare e rendere sempre più fluide: ha un porto moderno ed efficiente (a condizione che si facciano subito i dragaggi), ha vicinanza strategica a strade, autostrada e ferrovia (a condizione che si realizzino gli opportuni raccordi), ha in dirittura d’arrivo proprio quel Distripark che è struttura deputata alla logistica e allo smistamento delle merci.
Questa è la grande scommessa che la Provincia sta giocando in questi giorni: scommessa ardua, ma certamente fascinosa per la sua prospettiva «globale», in tempi in cui è necessario guardarsi attorno a 360 gradi.
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