«E ora l’Ilva risarcisca la città dei danni dell’inquinamento»
Il Comune mette in moto il meccanismo per chiedere all’Ilva il risarcimento per i danni subiti al proprio patrimonio ambientale, immobiliare e per il danno d’immagine. Per questo, ieri sera dopo una riunione-fiume, il consiglio comunale ha dato mandato agli uffici legali di Palazzo di città (settore Avvocatura) di «verificare la possibilità di esercitare un’azione risarcitoria nei confronti dell’Ilva». Chiesto anche di valutare se esistono le condizioni per intraprendere un contenzioso giudiziario anche con le altre grandi industrie.
Parallelamente, il consiglio comunale (nell’attesa che si concluda questa fase) valuterà con l’Ilva se ci sono le condizioni politiche per definire una sorta di compensazione ambientale quale parziale contropartita del «peso» inquinante della grande industria sul territorio cittadino. In altre parole, per il passato, il Comune chiederà ai suoi avvocati se ci sono le condizioni (ovvero, se conviene) far causa al gruppo Riva mentre per il futur, Palazzo di città intende chiedere al colosso siderurgico se vuole definire una serie di misure compensative che, presumibilmente, dovrebbero riguardare la sfera dei lavori pubblici e dei servizi sociali.
Questo documento, perfezionato dopo oltre un’ora di riunione dei capigruppo, ha ottenuto il via libera di tutti i consiglieri presenti ad eccezione di Massimo Mancini («I Riformisti»). Un «giallo», invece, ha segnato la votazione sulla mozione originaria. Quella, per capirsi, che aveva fatto partire il dibattito consiliare.
L’iniziativa del gruppo consiliare de «I Riformisti» (associazione presieduta da Gaetano Carrozzo, ex vicesindaco di Stefàno poi entrato in rotta di collisione con la maggioranza), ha infatti ottenuto 3 voti favorevoli, 4 contrari e 18 astenuti. In un primo momento, però, era sembrato a tutti che la mozione avesse ottenuto 3 «sì» (Mancini, Stellato dell’Udc e Vietri di At6) ed una valanga di astensioni. In questo modo, la mozione «carrozziana» sarebbe stata tecnicamente approvata. Ed invece, il presidente del Consiglio, Gina Lupo, ha allontanato i dubbi dall’aula precisando che la mozione era stata respinta col voto contrario di Lonoce e Di Gregorio (Pd), Cataldino (Sds) oltre a quello della stessa Lupo (Idv).
Ma cosa chiedevano «I Riformisti»? I consiglieri Laruccia e Mancini, rispolverando la sentenza del 2005 con cui la Corte di Cassazione ha riconosciuto il danno ambientale, patrimoniale e d’immagine causato dall’inquinamento delle polveri Ilva, chiedevano al Comune di trascinare il gruppo Riva in Tribunale.
«Quella sentenza - precisa Mancini - consente solo allo Stato, attraverso i suoi enti territoriali, di avviare quest’azione risarcitoria nei confronti dell’Ilva. Vedo in molti consiglieri un certo timore nell’assumere quest’iniziativa. Forse si trattasse di chiedere i danni al Papa ci sarebbe meno preoccupazione e timore». Su questa lunghezza d’onda, nei loro interventi, si sintonizzano Vietri (At6), Stellato (Udc) ed anche Viafora (Udeur), Introcaso (Pdl) poi (questi ultimi due) assenti al momento del voto.
E se il Pd chiede ed ottiene di inserire nel documento conclusivo anche la possibilità di prevedere delle compensazioni rivendicando la via «del dialogo rispetto a quello dello scontro» (Capriulo), Voccoli va all’attacco. Il consigliere di Rifondazione non usa mezzi termini.
«Col nostro documento - sostiene - abbiamo sventato un tentativo di strumentalizzazione che era in atto in questo consiglio che mirava a mettere alla gogna chi avesse votato contro la mozione dei Riformisti».
L'Ira del Sindaco Stefàno «Non accetto lezioni da nessuno».
Inizia così lo sfogo tumultuoso di Ezio Stefàno, sindaco di Taranto. Il primo cittadino chiede la parola durante il dibattito sulla mozione per chiedere il risarcimento danni all’Ilva. Prende il parola e come un fiume in piena rompe gli argini. Travolge tutto e tutti prendendo in prestito uno stile che, forse, non gli appartiene completamente. Certo, guadagna gli applausi convinti della sua maggioranza e di larghi settori del Pd, ma uno Stefàno in versione bulldozer resta comunque un fatto inconsueto. Evidentemente, il sindaco ha voluto giocare d’anticipo e farlo con veemenza scaricando anche qualche recente perplessità. E per farlo, Stefàno fa fotocopiare e poi distribuire alcuni passaggi della sua tesi di laurea in Medicina.
«Correva il 1970. Trentotto anni fa ed io - ricorda Stefàno - già denunciai come il numero di morti per neoplasie tumorali a Taranto era raddoppiati rispetto agli anni precedenti e come fosse, peraltro, in costante incremento anche il numero di decessi per mesotelioma pleurico. Per anni, ho fatto studi sulla connessione tra la grande industria e le patologie della popolazione. Sono stato inascoltato. Ridicolizzato dai politici di Taranto. Ed ora, invece, tutti sono diventati ambientalisti».
In questo caso Stefàno non fa nomi. Lascia all’intuito dei presenti individuare il bersaglio del suo j’a ccuse. «Ora parlano tutti. Anche chi per anni ha ricoperto cariche politico- istituzionali in ambito comunale, provinciale, regionale, europeo. Non hanno fatto nulla. Erano bravi - dice il sindaco - solo a fare i banchetti pagati dall’Iri per discutere del nulla. Questa gente, mentre io denunciavo in perfetta solitudine, andava in Italsider prima ed in Ilva poi a chiedere favori. Questa è la verità».
Poi Stefàno aggiunge: «Ed ora parlo anche da medico. Non ci si deve vantare d’aver salvato una vita umana. E’ il nostro lavoro, il nostro dovere. Vedo troppo cabaret in giro. Io, non l’ho mai fatto». Premessa questa, lunga e polemica, per dire in sostanza che «è preferibile proseguire con la via del dialogo. I risultati ottenuti? In meno di un anno da sindaco di Taranto - ricorda Stefàno - abbiamo conquistato una vittoria vera e propria. Ovvero, la gestione all’Arpa delle centraline di monitoraggio dell’aria del Comune. Poi, grazie alla Provincia, avremo per la prima volta lo spettrofotometro per studiare gli agenti inquinanti. Anche per la riduzione della diossina - conclude il sindaco - ci attendiamo risultati graduali»
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