Taranto non è città in declino
L'amarezza espressa su queste colonne dal professor Anzoino per il declino di Taranto ha già sollevato qualche risposta cui voglio unire anche una mia riflessione. Anzoino è personalità eminente del mondo culturale ionico, e lo è stato anche di quello politico-amministrativo negli anni delle «storiche» giunte di sinistra guidate dal Sindaco Beppe Cannata; e, pertanto, la sua amarezza merita profondo rispetto e stimola considerazioni che vorrei offrire a lui come ad altri amici del capoluogo ionico.
Taranto in declino, allora? Ma perché non provare a capovolgere l'ottica, partendo invece da quanto la città presenta sul piano industriale, scientifico e culturale e che tante altre aree non hanno? Immagino già le obiezioni: le industrie sono inquinanti.
Ma stanno davvero così le cose in città? Il più grande stabilimento siderurgico d'Europa è fonte di occupazione e genera reddito (sicuro) per dipendenti, indotto e per i servizi infrastrutturali che riceve. E così la raffineria dell'Eni, le cementerie, le centrali elettriche, la Vestas, la Tct nel porto, le imprese impiantistiche più qualificate come la Cemit, per non parlare dell'Arsenale - vi sono già i primi 31 milioni di euro per il suo rilancio - della Heineken a Massafra e dell'Alenia a Grottaglie. Sull'inquinamento ha detto il Presidente Napolitano che «bisogna sapere bene come stanno le cose, per poi controllare come vengono affrontati i problemi. In questo processo è importante che partecipino coloro che lavorano nelle industrie».
E con questo (imponente) apparato manifatturiero - in piena produzione ed impegnato a contenere l'impatto ambientale con investimenti di rilevanti dimensioni - Taranto dovrebbe percepirsi in declino? E cosa dovrebbe dire allora, per non andare troppo lontano, il triangolo apulo-lucano del salotto, ove rischiano di crollare con centinaia di piccole, medie e grandi fabbriche del comparto, l'occupazione e il reddito di migliaia e migliaia di famiglie, con effetti devastanti sulla tenuta stessa del sistema della convivenza civile nella zona che abbraccia, lo sappiamo, un vasto bacino fra due regioni ? E tante altre città del Mezzogiorno e dell'intero Paese che non hanno ciò che ha questo capoluogo?
E poi, qualcuno crede che l'inquinamento - da traffico, da sistemi di riscaldamento e da fabbriche - non esista in tante altre città italiane ed estere? E lo splendido Museo della Magna Grecia? E le facoltà universitarie di due atenei baresi che hanno le loro sedi su Taranto? E la grande base navale? Allora, rispetto a molte altre realtà urbane nazionali e del Mediterraneo, il capoluogo ionico è un'area avanzata.
Anzoino, secondo me, ne è perfettamente consapevole: comprensibile la sua amarezza di un momento, ma non si ignori l'esistente. E soprattutto i Tarantini più autorevoli capovolgano, una volta per sempre, l'ottica dell'autorappresentazione, percependosi come parte di una comunità non priva di problemi, certo, ma anche ricca di risorse e opportunità. Taranto, insomma, non è una città maledetta, tutt'altro.
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