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Il Polo oncologico c'è già

Il dottor Mazza, primario dell’Ematologia all’ospedale “Moscati”, interviene sul centro che la Regione istituirà con il “San Raffaele” di Milano. Secondo il dirigente basterebbe ottimizzare le strutture pubbliche
1 giugno 2008
Patrizio Mazza

- 17 maggio scorso l’annuncio che il Polo Oncologico a Taranto si farà; a suggellare l’evento sono la Regione Puglia con il governatore Nichi Vendola e il “S. Raffaele” di Milano nella persona dell’amministratore don Luigi Verzè.

Sarà una fondazione con varie partecipazioni fra pubblico e privato a gestire la struttura che dovrebbe sorgere vicino alla Cittadella della Carità. Fin qui tutto bene considerato che il Polo Oncologico è necessario per la moltitudine di pazienti esistenti, volente o nolente, con malattie oncologiche e con la constatazione che molti di essi si recano fuori Taranto per essere curati.

Direi che avere una struttura dedicata alle malattie oncologiche sia auspicabile per chiunque, figuriamoci per i cittadini di Taranto, ma vorrei fare un percorso concettuale su quali sono le ragioni a favore di un Polo Oncologico, quali le effettive necessità, quali le motivazioni per arrivare a ciò e quali gli avvertimenti necessari.

Per poter chiarire i vari aspetti occorre effettuare un percorso sulla storia dell’Oncologia e su come certe necessità ovvie e fattibili non siano state considerate dalla intellighenzia del momento. Nel ’96 assieme ad altre figure professionali, ingegneri, direttore sanitario del momento, su mandato dell’allora direttore generale mi trovai a discutere sulla realizzazione del Polo Oncologico da collocare all’Ospedale “Moscati”.

Una cosa all’apparenza seria in quanto lavorammo per varie ore e varie sedute attorno ad un progetto fattibile da presentare in Regione in cui venivano collocati tutti i vari aspetti dell’Oncologia, compreso un servizio di psicologia oncologica e riabilitativa; veniva ovviamente prevista la chirurgia toracica, quella maxillo-facciale e tutto il resto che serve di diagnostica.

DON VERZE', A TARANTO "SAN RAFFAELE" MEDITERRANEO
AGI) - Milano - Taranto sara' la sede di un grande centro di eccellenza per la sanita'. Sara' "il San Raffaele del Mediterraneo e la prima pietra sara' posta prima di Natale". Lo ha annunciato don Luigi Maria Verze', presidente dell'Istituto scientifico universitario San Raffaele, a margine della terza giornata nazionale del malato oncologico, celebrata oggi presso l'IRCCS di Milano. Circa due settimane fa, con Niki Vendola, presidente della regione Puglia, don Verze' ha firmato un protocollo d'intesa per una joint venture, una fondazione no profit tra regione Puglia e il San Raffaele per realizzare il nuovo polo del 'Mediterraneo', come lo ha gia' battezzato don Verze'. Le celebrazioni di questa mattina al San Raffaele prevedevano anche la premiazione del 'cedro d'oro' che quest'anno e' stato assegnato oltre che al presidente del consiglio dei ministri Silvio Berlusconi anche a Niki Vendola, per la sua attenzione ai problemi del volontariato.

Proprio ieri don Verze' ha raccontato di aver sentito il presidente della Puglia al telefono e di essere rimasto d'accordo con lui che il premio glielo avrebbe consegnato di persona al momento della posa della prima pietra."E cosi' sara' prima di Natale - ha assicurato don Verze' -. A Taranto faremo un grande ospedale, attrezzatissimo con tutte le tecnologie piu' avanzate, come stiamo facendo in Sicilia. Come faremo in Brasile e in Uganda. Questo perche' bisogna finirla con questo pellegrinaggio doloroso dal sud al nord". Don Verze' rivolgendosi al sottosegretario con delega alla salute Ferruccio Fazio, seduto in prima fila, accanto a Renato Pozzetto che ha voluto testimoniare la sua vicinanza, ha auspicato l'impegno del governo in questa direzione: "noi vogliamo 'raffaelizzare' ogni ospedale d'Italia.

Perche' ovunque ci deve essere un centro di cura e di assistenza eccellente, con una ricerca eccellente e un'Universita' eccellente". Durante il suo discorso il 'don' ha voluto accanto sul palco Francesco De Lorenzo che conosce da molto tempo, anche come ex malato. A lui, per l'impegno, il coraggio e la determinazione, don Verze', ha voluto dare un riconoscimento, nominandolo "medico-sacerdote". "Medico e sacerdote - ha spiegato don Verze' porgendogli la spilla con il simbolo - vuol dire che la persona che io curo e' l'immagine di Dio". Questa e' la filosofia del San Raffaele, come ha spiegato il suo presidente e cioe' che ogni malato e' il Cristo stesso e va curato nel migliore dei modi. Rispondendo ad un invito di don Verze', De Lorenzo ha annunciato che la prossima giornata della Favo, nel 2009 sara' celebrata a Taranto, dove sorgera' il San Raffaele del Mediterraneo.
Avevamo addirittura previsto una umanizzazione dell’assistenza con dei percorsi finalizzati a mantenere quasi costante il rapporto fra paziente e parente con un sistema di visione e contatto che, a parer mio poteva e sarebbe tuttora un qualche cosa di rivoluzionario.

Ebbene tutto nella carte ma non se ne fece niente; cambiarono i direttori poi cambiò la politica, poi ancora altri direttori e così via. Nel momento in cui vidi collocare nell’Ospedale “Moscati” la Psichiatria, la Cardiologia, la Geriatria, l’Oculistica dissi fra me e me “addio sogno di Polo Oncologico” largo alla nuova visione della sanità locale che produrrà l’effetto di distruggere un progetto.

Ora vedo che il progetto riaffiora sotto tutt’altra veste; serie le componenti che lo propongono, Regione Puglia e “San Raffaele”, da cui grande aspettativa inculcata nell’utenza che, come si dice a Taranto, afferma “mo’ arriva il S. Raffaele e ciò significa garanzia”.

Ammesso che mo’ arrivi il S. Raffaele io calcolo che ci vogliano almeno 5 anni fra pianificazioni, progettazioni, eventuale costruzione dopo che si è stabilito chi paga; dopo occorre il tempo di allestimento, creazione del personale ad hoc e creazione del feeling con l’utenza. Nel frattempo che cosa diamo ai nostri concittadini?

Io credo che, bando alle chiacchiere, con opportuni aggiustamenti professionali, con ubicazione e creazione di servizi non esistenti, con una adeguato aggiustamento direzionale competente e fattivo, il Polo Oncologico ci sia già.

Occorre da subito effettuare alcune mosse strategiche, alcune delle quali a costo zero, e dar seguito alla creazione di alcuni servizi mancanti fra cui una diagnostica interventistica.

In fondo la stragrande maggioranza delle patologie neoplastiche necessitano di un approccio che, sul piano chirurgico è abbastanza stabile nel tempo, semmai la diversità è quella farmacologica dettata dai nuovi farmaci di cui disponiamo.

Si sottolinea invece come il grosso del lavoro sia di tipo organizzativo e ciò presuppone non tanto strutture murarie ma bensì operatori ben orientati, abituati a lavorare in collaborazione che ragionino sui desideri dell’utenza che, quando ha timore di avere un tumore vuole fondamentalmente una efficienza e rapidità diagnostica, se il tumore c’è vuole una chiarezza di approccio ed efficacia terapeutica laddove sia possibile; in altre parole vuole dei percorsi condivisi, verificabili e garantiti.

Tutto ciò richiede soprattutto conoscenza ed è su questo che occorre puntare per realizzare il Polo Oncologico; se il connubio con il “S. Raffaele” per la realizzazione del centro specializzato vuol dire incrementare le conoscenze non credo sia necessario effettuare un’operazione altamente costosa e dai tempi lunghi per la realizzazione.

In tal caso ritengo che sia sufficiente portare gli operatori esistenti al livello desiderato di conoscenza oppure integrare con operatori provenienti dal “S. Raffaele” medesimo. Non vorremmo invece che vi sia in atto una operazione di “vendita allo scoperto”, come avviene in borsa, in cui si vendono le azioni pur non avendole; ciò per una ragione più di carattere politico in cui, quando non si ha molto da offrire, si vende ciò che si potrebbe avere come se già fosse in nostro possesso.

Questa è certamente una operazione lecita ma molto nebulosa nei risultati e soprattutto con tempi di realizzo che la gente, gli utenti, non può permettersi. Allora io dico cerchiamo di fare le cose fattibili subito, poi si vedrà. A chi adduce che la colpa di una mancata realizzazione di un polo oncologico oggi sia dovuto alla mancanza di strutture io dico che ciò non è accettabile e la responsabilità va cercata non già nella carenza di strutture ma nella carenza di pensiero in tal senso.

Dottor Patrizio Mazza
Direttore dell’Ematologia all’ospedale “Moscati”

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