Quello strappo tra Ingegneria Taranto e l’Ilva
Quello dell’Ilva con il territorio, le istituzioni, gli enti, il mondo accademico, rimane un rapporto a fasi alterne, difficile e carico di ansie, tensioni, incomprensioni e soprattutto difficoltà, se non a volte impossibilità, di dialogo. La recente decisione di autosospendersi dalla procedura Aia è solo una tappa di questo cammino che spesso chiude ogni dialogo. Solo qualche settimana fa c'era stato un altro precedente clamoroso, peraltro conseguenza della decisione dell’Ilva di ricorrere ad una convenzione con le Università del Salento e della Basilicata per progetti di ricerca sull'innovazione tecnologica e produttiva e sull'ambiente.
Erano rimaste fuori l’Università e il Politecnico di Bari. Evitando le possibili strumentalizzazioni in campagna elettorale, è emersa solo dopo, nelle settimane successive, la spaccatura intercorsa nel Senato accademico del Politecnico barese. Che aveva dato il proprio assenso all’accordo, ma senza l’ok abbastanza significativo della facoltà di Ingegneria di Taranto. «Operiamo in questo territorio, pertanto, ho ritenuto di dover esprimere il più profondo dissenso rispetto alla firma della convenzione quadro per responsabilità istituzionale e soggettiva nei confronti del territorio stesso, ma anche del Politecnico», aveva detto il preside Orazio Giustolisi, ben consapevole della delicatezza del quadro dei rapporti istituzionali «a cui la facoltà di Ingegneria di Taranto del Politecnico di Bari (rappresentata dal preside) non può e non deve sottrarsi per il bene dell’istituzione stessa e, non secondariamente, del territorio che la ospita.
Al contrario delle Università della Basilicata e del Salento, io sono presente ogni giorno a Taranto e purtroppo posso constatare direttamente quali siano quantomeno i problemi ambientali prodotti dall’Ilva sul territorio, prescindendo da leggi, soglie di inquinanti e quanto altro che lo inducano a far finta di nulla».
Parole pesanti alle quali, però, non c'è alcuna replica. «Chi dovesse contraddire, dovrebbe venire a dire parole chiare», è il solo commento del preside Giustolisi a distanza di tempo da quella netta presa di posizione. «E' legittimo che l’Ilva si scelga tutte le Università che vuole - dice, invece, Giorgio Assennato (Arpa Puglia) -. E’ ovvio, però, che questo può generare gelosie, ma soprattutto non contribuisce all’opera che la grande impresa dovrebbe avere nella propria mission di volano dello sviluppo del territorio»
«Nel comitato ristretto per il rilascio dell’Aia Arpa Puglia dev’esserci»
Dovrà essere sanata l’anomalia che ha portato il ministero dell’Ambiente ad escludere l’Arpa Puglia dal comitato ristretto incaricato presso lo stesso ministero dell’istruttoria per il rilascio dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) all’Ilva, riunitosi nei giorni scorsi a Roma. Al tempo stesso l’Arpa, invece, non pare dare grande rilevanza - o comunque rilevanza tecnica - alla recente decisione dell’Ilva di autosospendersi momentaneamente dagli adempimenti previsti dall’accordo di programma siglato in aprile a Bari per il rilascio dell’Aia. Decisione che ha fatto andare su tutte le furie il presidente della Regione, Nichi Vendola, e l’assessore all’Ambiente, Michele Losappio, che l’altro ieri avevano richiamato l’Ilva agli impegni assunti.
«In realtà - dice il direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato - l’Ilva aveva fornito i documenti previsti col cronoprogramma presentato a marzo 2007. Quindi, questa decisione di autosospendersi ha più un significato politico-amministrativo che tecnico». Assennato commenta così da Genova, dove si trovava ieri per un incontro dell’organismo centrale della federazione che raggruppa le varie Agenzie regionali di protezione ambientale, gli ultimi avvenimenti che hanno riacceso le fibrillazioni tra istituzioni ed Ilva. Ma riporta come più pregnante la decisione del responsabile dell’organismo federativo, Giancarlo Biglione, di scrivere al ministero dell’Ambiente per sanare l’anomalia che ha portato al mancato coinvolgimento dell’Arpa Puglia nel comitato ristretto incaricato di portare avanti l’istruttoria per il rilascio dell’Aia e riunitosi nei giorni scorsi a Roma.
L’Agenzia regionale, infatti, compare come organo tecnico in altre commissioni. Inammissibile, quindi, che rimanga fuori da una procedura così importante. Intanto, questo «incidente» non intralcerà la nuova campagna di monitoraggio delle emissioni di diossina dal camino dell’impianto di agglomerazione dell’I l va . L’Arpa procederà come da programma alla nuova campagna il prossimo 9 giugno. «La decisione assunta ultimamente dall’Ilva non centra nulla con questo programma che procede come previsto», assicura Assennato.
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