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Così le banche hanno moltiplicato i debiti dei Comuni

Prima è arrivato il dissesto di Taranto. Adesso la falla di 250 milioni dei derivati del Comune di Milano. E come negli Usa per la crisi dei mutui subprime, anche in Italia sulle criticità finanziarie degli enti territoriali si è attivata la magistratura.
27 giugno 2008
Claudio Gatti
Fonte: Il Sole 24 Ore

- Nel mirino sono gli amministratori pubblici che potrebbero aver accumulato debiti in modo illegale e le banche che potrebbero aver violato leggi e normative nella concessione di crediti o l'emissione di obbligazioni.

Non solo le banche italiane, ma anche, se non soprattutto, quelle straniere. Secondo i dati della Banca d'Italia, oltre 20 dei 30 miliardi di euro di titoli di amministrazioni locali oggi sul mercato sono infatti stati emessi all'estero. Ed è da istituti stranieri che è stata gestita una larga fetta dei quasi 10 miliardi di cartolarizzazioni degli enti territoriali.

Bond comunali

La prima iniziativa giudiziaria è stata della Procura di Taranto: il 7 giugno scorso il sostituto procuratore Remo Epifani ha annunciato la chiusura delle indagini preliminari sull'emissione di 250 milioni di bond comunali condotta da Banca Opi, del gruppo Intesa Sanpaolo, e deliberata dal Comune a fine 2004. Come rivelato il giorno successivo dal quotidiano locale Corriere del Giorno, e verificato ieri dal Sole 24 Ore, sono stati inviati avvisi di garanzia all'ex sindaco Rossana Di Bello, all'ex dirigente della Direzione risorse finanziarie del Comune Luigi Lubelli, all'amministratore delegato di Banca Opi Elia Colabraro, agli attuali presidente e vicepresidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Enrico Salza e Orazio Rossi, e a sei membri del vecchio comitato esecutivo di Sanpaolo Imi. Da parte sua, la banca torinese ha tenuto a precisare che «il reato ipotizzato non è truffa ai danni dei risparmiatori, ma abuso in atti di ufficio commesso da Pubblici Ufficiali del Comune di Taranto».
Ieri su ordine del sostituto procuratore di Milano Alfredo Robledo è poi arrivato l'ordine di perquisizione per le sedi italiane di quattro grandi istituzioni straniere - Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa - che hanno operato con il Comune meneghino.

Né a Taranto né a Milano sono state ancora accertate responsabilità penali. Una cosa è però già chiara: per le banche è finita la grande abbuffata decennale delle emissioni obbligazionarie e dei relativi derivati di Comuni, Province e Regioni. In più c'è un duplice rischio: che gli enti territoriali finanziariamente più traballanti non ce la facciano a sostenere il peso dei debiti contratti (secondo la Banca d'Italia i debiti di tutte le amministrazioni locali hanno superato i 109 miliardi di euro) e che possano venire al pettine giudiziario i nodi di operazioni estremamente proficue fatte con controparti poco preparate, poco esperte e forse anche male informate.

Nato a metà degli anni 90 con l'obbiettivo di creare fonti di raccolta alternative ai mutui, il mercato dei bond comunali, provinciali o regionali (Boc, Bop e Bor) era stato demagogicamente presentato come appetibile per gli stessi cittadini, che così avrebbero avuto la possibilità di investire nelle proprie municipalità aiutandole a finanziare la costruzione di strade, ponti o linee di metropolitana. In realtà quei titoli hanno sempre avuto il problema di essere meno redditizi dei BTp e meno facilmente liquidabili. In aggiunta potevano nascondere operazioni sottostanti poco trasparenti, con grossi rischi o grossi costi. Come sembra attestare il caso del Comune di Milano.

Per questo i cittadini non li hanno mai comprati. Piuttosto sono quasi sempre stati venduti a fermo a un manipolo ristrettissimo di banche o investitori istituzionali italiani ed esteri. Lo dimostrano i numeri: a livello regionale, il Lazio ha piazzato all'estero titoli per 3,17 miliardi di euro, la Campania per 2,2 miliardi, la Sicilia per 1,4, e l'Abruzzo per 1,1. Tutte regioni con forti difficoltà di bilancio: a Campania e Abruzzo l'agenzia di rating Standard & Poor's assegna un compassionevole A-, alla Sicilia l'agenzia Fitch dà un A, così come al Lazio, ma con minaccia di declassamento.

Classifiche e rating

Una classifica ufficiale dei maggiori creditori, italiani e stranieri delle amministrazioni locali italiane non esiste perché, ci ha spiegato la Banca d'Italia, «le attuali regole statistiche internazionali non consentono la diffusione di informazioni dalle quali sia possibile ricostruire la posizione di singoli intermediari». Il Sole 24 Ore ha comunque raccolto alcuni dati rappresentativi, dai quali risulta che a livello europeo i maggiori creditori stranieri sono tre: le banche tedesche Depfa e Eurohypo e la francese Dexia. Tra mutui e bond, il gruppo Dexia ha oggi crediti diretti e indiretti con le nostre amministrazioni locali per circa 39,2 miliardi di euro. Eurohypo ha sottoscritto bond di amministrazioni locali italiane per circa tre miliardi. Il gruppo di Depfa Bank non rende pubblica la suddivisione tra enti statali e locali, ma nel suo bilancio 2007 ha dichiarato di avere 34,5 miliardi di crediti con il settore pubblico italiano.

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