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Taranto soffocata dai fumi delle ciminiere dell'area industriale

Gli esperti hanno espresso preoccupazione durante i lavori del Forum sull'inquinamento. Il biologo Tursi: «Siamo medici al capezzale del moribondo» Il geologo Mastronuzzi: «Ci mancano ancora molte informazioni».
29 luglio 2008
Cesare Bechis
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

- TARANTO — Il Forum su ambiente e inquinamento conferma: la situazione di Taranto, allargata ai comuni del-l'Area Vasta, è «fortemente degradata dal punto di vista ambientale e sanitario e insufficiente come raccolta e aggiornamento dei dati». Ieri mattina non poteva mancare il sindaco Ezio Stefàno, sensibile al problema. «Taranto deve scegliere il suo futuro - ha detto - e se vuole davvero puntare su un turismo di qualità e se vuole davvero che il porto diventi una risorsa strategica deve realizzare il miglioramento dello stato di salute del suo ambiente».

La precarietà della situazione è stata certificata dagl interventi dei docenti universitari presenti al Forum. «Non possiamo essere dei medici chiamati a consulto al capezzale del moribondo senza un'anamnesi esaustiva», è l'appello del professor Angelo Tursi, biologo e docente di ecologia nel corso di laurea in Scienze Ambientali. «E' una fotografia datata, con grosse lacune di conoscenza che vanno assolutamente colmate», è la definizione del professor Giuseppe Mastronuzzi, geologo e docente. I dati che descrivono questa situazione degradata li fornisce l'ingegnere ambientale Mauro De Molfetta, consulente per l'Area Vasta Tarantina. Sono i dati dell'Arpa, dell'Asl e dell'istituto superiore di sanità. Le criticità dell'inquinamento atmosferico riguardano i livelli delle polveri sottili, Pm10 e Pm2.5, il biossido di azoto (NO2), il benzo(a)pirene.

Poi c'è il capitolo diossina. De Molfetta ha denunciato che i livelli massimi di polveri vengono superati ogni anno circa 47 volte e le aree più esposte sono i quartieri Tamburi e Paolo Sesto. Superano i livelli anche il Pm 2.5 e il benzopirene. Altra criticità è la diossina di cui si attendono i risultati della terza campagna di monitoraggio. Un secondo punto molto critico è quello riferito ai rifiuti e alle bonifiche. "Nel nostro territorio è emergenza - ha detto De Molfetta perché è aumentata la produzione di rifiuti ma gli impianti sono insufficienti.
Preoccupa anche la situazione delle caratterizzazioni.

Da quando Taranto è stata dichiarata sito di interesse nazionale si sarebbero dovute attuare caratterizzazioni mirate sulle aree a terra e su quelle a mare. Ad oggi il 66 per cento dell'area portuale non è stata ancora caratterizzata così come anche il 92 per cento delle aree pubbliche e, tra queste, la metà della Salina grande. Diverso il discorso per le zone di pertinenza di privati. Sono state caratterizzate aree per il 90 per cento anche se non sono stati messi in atto gi interventi di messa in sicurezza della falda di pertinenza dell'area Ilva e dello yard ex Belleli. Unica nota di merito è da attribuire all'Eni che ha già avviato sul territorio gli interventi previsti». Sulle risorse idriche De Molfetta è stato esplicito. «Se si usassero le acque reflue dei depuratori non si parlerebbe di desalinizzatori».

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