Arpa: la cokeria inquinano, non bastano le bat
Nella riunione svoltasi a Roma il 16 luglio scorso, al Ministero dell’Ambiente, in relazione all’Accordo di programma per l’area industriale di Taranto e Statte, il direttore generale dell’Arpa Puglia, professor Giorgio Assennato, presentando la relazione, ha sottolineato “una situazione fortemente degradata dal punto di vista ambientale e sanitario”.
A tal proposito, l’Arpa mette in evidenza “la necessità di definire i limiti emissivi degli impianti industriali dell’area e, in particolare, di quelle contenenti sostanze cancerogene e bioaccumulabili, con la strategia del livello minimo tecnicamente raggiungibile (ad esempio Ipa e diossine)”.
In quest’ottica l’agenzia per l’ambiente sottolinea l’esigenza di portare “le emissioni delle sostanze di particolare impatto ambientale, quali Pcdd/Pcdf nei fumi emessi dall’impianto di agglomerazione Ilva, ai livelli più bassi ottenibili riportati in letteratura (0,4 ng TEQ/Nm3 come previstoper l’impianto di sinterizzazione di Servola)”.
L’Arpa fa riferimento anche alla “necessità di considerare, anche in relazione ad altre situazioni italiane, una riduzione produttiva per impianti di particolare impatto ambientale e sulla salute, quali la cokeria Ilva, per i quali non appare plausibile il mantenimento dei previsti standard ambientali nei quartieri limitrofi, con la sola applicazione delle Bat (si richiama la chiusura della cokeria di Genova e il dimezzamento dell’analogo impianto di Piombino) e all’opportunità di procedere alla valutazione dell’esistente, ivi inclusi gli adeguamenti impiantistici previsti dall’attuazione delle migliori tecniche disponibili, prima di procedere ad ulteriori interventi che di fatto andrebbero a modificare, in maniera sostanziale, gli impianti e gli assetti produttivi”.
L’Agenzia regionale per l’ambiente si sofferma anche sulla necessaria riduzione delle “utilizzazioni di acque, favorendo forme di riuso delle acque reflue depurate, in considerazione degli eccessivi quantitativi di acque utilizzate per uso industriale rispetto alle risorse idriche disponibili e della pronta disponibilità di volumi di acque recuperabili dai depuratori esistenti.
Occorre prevedere un adeguamento mirato dei recapiti finali e delle reti di smaltimento delle acque industriali, visto il grado di vulnerabilità intrinseca valutata nonché i livelli di contaminazione riscontrati in alcuni punti a seguito delle attività di caratterizzazione”.
In merito al rischio di incidenti rilevanti nell’area industriale, Assennato suggerisce di “aggiornare le valutazioni di risk analysis derivanti dal attuale assetto impiantistico dell’area industriale di Taranto, così come previsto dalla normativa vigente, non essendo possibile, attualmente quantificare con una certa affidabilità, il danno che sul territorio potrebbe derivare a seguito di incidenti rilevanti e di prevedere, in sede autorizzativa, per tutto il complesso industriale tarantino, l’uso razionale dell’energia, conformemente a quanto previsto dalla normativa nazionale e comunitaria in materia, dalla programmazione energetica regionale, dalla applicazione delle migliori tecniche disponibili”.
Che brutta Aria !
Si chiamano benzo-a-pirene, Pm2,5 e biossido di azoto i nuovi killer dell’aria a Taranto. E’ un quadro nero quello tratteggiato dall’Arpa Puglia nella relazione di sintesi presentata al Ministero dell’Ambiente lo scorso 16 luglio. Nel 2007 la qualità dell’aria a Taranto è peggiorata. Una criticità non determinata da picchi, ma addebitale in larga misura alla presenza degli insediamenti industriali.
“Le criticità ed i superamenti - scrive l’Arpa - si registrano nelle stazioni di monitoraggio site nel quartiere Tamburi che appare più esposto alle ricadute delle sorgenti fisse (convogliate e diffuse) in funzione della maggiore vicinanza all’area industriale. Tale criticità non appare ascrivibile a fattori regionali o transfrontalieri, nè a sorgenti locali diffuse di origine civile (traffico, riscaldamento domestico). Piuttosto, è manifestamente correlata alla ricaduta delle emissioni di origine industriale con effetti guidati dalla direzione di provenienza dei venti e per questo più evidenti al diminuire della distanza da tali sorgenti.
Si registrano, infatti, fenomeni con picchi di inquinamento localizzati collegati alla direzione di provenienza dei venti che governa la ricaduta in ambiente urbano delle emissioni prodotte nell’area delle grandi industrie che tendono ad attenuarsi con l’aumentare della distanza dalle sorgenti”. Anche per l’ozono (O3) si conferma un fattore di criticità in relazione alle aree di Taranto e Statte. Ma, in questo caso, il fenomeno, a giudizio dell’Arpa, presenta fattori con una estensione territoriale di tipo regionale.
A conferma di quanto osservato negli anni precedenti nel 2007 nella stazione in Via Machiavelli (rione Tamburi), si è registrato il superamento del valore limite annuale aumentato del Margine di Tolleranza per l’anno 2007, che risulta essere di 46g/m3. Questa stazione è collocata in un’area suburbana e risente principalmente delle emissioni industriali. Nella stessa stazione si sono registrati sporadici superamenti del valore limite orario di 200g/m3, senza tuttavia eccedere il numero di 18 di superamenti consentiti dal D.M. 60/02.
Il fenomeno di inquinamento da NO2 ai Tamburi non appare pertanto associato ad eventi acuti, ma a valori medi costantemente più alti che nel resto della città. Nel 2007 i superamenti del valore limite di 956;g/m3 come media giornaliera, sono stati nelle stazioni di Via Machiavelli e di Paolo VI, 47 ciascuna (la legge ne consente 35). Entrambe le postazioni si trovano in aree suburbane, nelle vicinanze dell’area industriale e, in considerazione della circolazione dei venti nella zona, risultano posizionate prevalentemente sottovento all’area industriale.
Va precisato che nel 2007, il numero di superamenti del valore limite giornaliero per il PM10 nella stazione di via Machiavelli risulta “sottostimato” in quanto il nuovo analizzatore è stato attivato solo a partire dall’1 giugno 2007 ed ha potuto pertanto coprire solo gli ultimi sette mesi dell’anno e non l’intero anno solare come previsto dalla normativa vigente. Ciononostante, il numero massimo di superamenti (35 nell’intero anno solare) è stato oltrepassato nei soli sette mesi di osservazione.
Anche i dati relativi alla centralina di monitoraggio di via Archimede non coprono l’intero anno solare, e pertanto “sottostimano” il numero di superamenti del valore limite giornaliero per il PM10, a causa dello spegnimento prolungato della centralina per danni prodotti da atti vandalici. I 29 superamenti si riferiscono infatti ad una efficienza di campionamento pari al 58 %, e pertanto tale valore appare essere piuttosto elevato riferendosi ad un periodo di osservazione checopre solo parzialmente l’intero anno solare. Si conclude pertanto che, valutando i risultati prodotti dall’intera rete di rilevamento della qualità dell’aria dell’Arpa Puglia, i livelli di PM10 registrati evidenziano una criticità in relazione al superamento dei limiti previsti dal D.M. 60/02 nelle stazioni più prossime all’area industriale e in considerazione della circolazione tipica dei venti nell’area, che le pone spesso sottovento ad essa.
Dall’1 giugno 2007 è stato avviato il monitoraggio in continuo del PM 2.5 presso la stazione di Via Machiavelli, mediante l’utilizzo di un analizzatore bicanale che fornisce simultaneamente dati di concentrazione giornaliera di PM10 e di PM2.5. Tale monitoraggio ha permesso di avviare in anticipo le attività previste dalla nuova Direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell’aria. Inoltre, il monitoraggio contemporaneo del PM2.5 e del PM10 consente di migliorare le conoscenze sulla fenomenologia locale dell’inquinamento da polveri aerodisperse, in quanto permette in prima approssimazione una discriminazione degli eventi di tipo naturale (incursioni di polveri sahariane caratterizzate da una maggiore presenza di polveri grossolane) dagli eventi di origine antropica (caratterizzati da una elevata percentuale della frazione fine nel particolato).
Come per il PM 10, anche per il PM 2.5 si è calcolata la media “annuale” considerando un intero anno di campionamento dal 01/06/2007 al 31/05/2008. Il valore medio per il PM2.5, riscontrato nel periodo indicato, è pari a g/m3. Confrontato con i limiti previsti dalla nuova direttiva, risulta superiore sia al valore limite medio sull’anno solare individuato in g/m3, che al valore di esposizione da raggiungere nel 2015 pari a 20 g/m3 per le aree urbane.
Nel periodo 2005–2006, il Dipartimento di Chimica dell’Università di Bari ha effettuato una campagna di rilevazioni di Idrocarburi Policiclici Aromatici e Metalli Pesanti nell’aria, in due postazioni di prelievo situate in via Orsini (quartiere “Tamburi” in zona limitrofa all’area industriale – sito classificabile come urbano - industriale) e in via Dante (sito classificabile come urbano - traffico, a diversi Km dall’area industriale.
Il periodo delle rilevazioni, pur essendo di durata limitata, pari solo al 14% di un anno solare, corrisponde al periodo minimo di copertura previsto dal D.L.vo 152/07 “Attuazione della direttiva 2004/107/CE concernente l’arsenico, il cadmio, il mercurio, il nichel e gli idrocarburi policiclici aromatici nell’aria ambiente”, perché le rilevazioni possano considerarsi rappresentative. Le concentrazioni dei metalli normati (As, Ni, Cd, Pb) risultano in linea con i livelli obiettivo. Per quanto riguarda gli Ipa, nella postazione di via Orsini, la concentrazione media del Benzo(a)Pirene nel periodo monitorato è risultata pari a 1,39 ng/m3, superiore al valore obiettivo di 1 ng/m3, previsto sia dal D.M. del 25 novembre 1994 che dal vigente D.L.vo 152/07.
Nella postazione di via Dante, invece, la concentrazione media è risultata, nello stesso periodo, pari a 0,33 ng/m3, inferiore al suddetto valore obiettivo. L’andamento delle concentrazioni degli Idrocarburi Policiclici Aromatici nell’aria mostra un andamento discontinuo, con periodi contraddistinti da concentrazioni più basse ed eventi di picco, che vedono l’innalzamento delle concentrazioni di tutti gli Ipa molto al di sopra del livello di fondo.
In corrispondenza dei picchi, le concentrazioni di Benzo(a)Pirene nella postazione di via Orsini arrivano a valori di 7-8 ng/m3, il che contribuisce in modo sostanziale a portare la media di tutto il periodo al di sopra del valore obiettivo di 1 ng/m3; tali picchi di BaP sono presenti, negli stessi giorni, anche nella postazione di via Dante, seppure con valori molto più bassi rispetto a quelli misurati in via Orsini.
Confrontando tale andamento con i dati meteo (velocità e direzione del vento), si rileva come tali picchi corrispondano sempre a settori di direzioni del vento (> 2 m/s) da Nord-Ovest (intorno a 300-310°), che pongono entrambe le postazioni sottovento all’area industriale. È possibile concludere, pertanto, che i picchi sono verosimilmente prodotti dalla ricaduta delle emissioni industriali, effetto leggibile anche attraverso la riduzione con la distanza dei valori assoluti dei picchi corrispondenti.
Le rilevazioni di IPA effettuate nell’area di Taranto dal Dipartimento di Chimica dell’Università di Bari, validate da Arpa, e le successive elaborazioni dei dati ottenuti, permettono di formulare le seguenti considerazioni: la durata (due mesi) è conforme al periodo minimo di copertura previsto dal D.L.vo 152/07 affinché le rilevazioni possano considerarsi rappresentative a norma di legge; nella zona urbana limitrofa all’area industriale (via Orsini), la concentrazione media annuale del Benzo( a)pirene nell’aria supera il valore obiettivo di 1 ng/m3, previsto dal D.L.vo 152/07, mentre tale limite non è superato nella zona della città più distante (via Dante); l’andamento delle concentrazioni degli IPA mostra la presenza di numerosi eventi di picco che sono all’origine, nel caso della centralina di via Orsini, del superamento del valore obiettivo di 1 ng/m3 per il Benzo(a)Pirene e corrispondono, per entrambe le centraline, a giornate con provenienza del vento da Nord- Ovest che pone sottovento all’area industriale il sito di monitoraggio.
Alla luce delle valutazioni richiamate, è quindi possibile concludere che il superamento registrato ai Tamburi del valore limite annuale per il Benzo(a)pirene è prodotto dalla ricaduta delle emissioni provenienti dall’area industriale.
Al fine di implementare sempre meglio l’attività di monitoraggio della qualità dell’aria, per raffinare la comprensione dei fenomeni locali di inquinamento e colmare le attuali lacune conoscitive, si richiamano le principali proposte per le attività che saranno condotte nell’immediato futuro. “Nell’ambito delle attività di monitoraggio complessive che Arpa intende effettuare prossimamente nell’area di Taranto, si evidenzia che:
- è in corso a tutt’oggi il campionamento in continuo delle frazioni di particolato, PM10 e PM2.5, mediante analizzatore bicanale SWAM installato in Via Machiavelli, al fine di effettuare successivamente le analisi di IPA e di metalli pesanti contenuti nel particolato prelevato giornalmente, ai fine degli adempimenti previsti dal D. Lgs. 152/07. Si sta procedendo, inoltre, all’installazione di un secondo bicanale presso il sito di Talsano quale sito di “fondo industriale”;
- dal 23 giugno e per la durata di circa 10 giorni, Arpa ha avviato una campagna di prelievo in aria ambiente di microinquinanti organici mediante l’utilizzo di uno strumento innovativo, un campionatore tipo “wind-select”, capace di prelevare selettivamente su supporti diversi (cartuccia+filtro) l’aria proveniente da due diversi settori di direzione del vento, oltre che in condizioni di calma di vento. Ciò dovrebbe consentire una attribuzione di provenienza dei microinquinanti organici monitorati, rispetto alle varie possibili sorgenti;
- è stato allestito, presso il Dap dell’Arpa di Taranto, un laboratorio dedicato esclusivamente alle attività di analisi di microinquinanti; è stata acquisita, infatti, la strumentazione necessaria per l’analisi delle diossine nelle matrici ambientali ed alimentari. Ad oggi vengono già effettuate le analisi di microinquinanti organici; completato l’allestimento del laboratorio, sarà chiesto all’Istituto Superiore di Sanità un supporto operativo per l’accreditamento di qualità;
- a valere sui finanziamenti previsti dal Ptta della Regione Puglia, si provvederà tra l’altro all’adeguamento delle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria che ricadono nel territorio della provincia di Taranto, al potenziamento della rete deposimetrica e alla realizzazione di campagne di monitoraggio per le sostanze odorigene presso il sito industriale di Taranto;
- verranno programmate a breve alcune campagne di misura deposimetrica ad integrazione della rete già esistente; inoltre grazie al potenziamento della capacità analitica del laboratorio di Taranto, si potrà procedere anche al monitoraggio di microinquinanti organici nelle polveri sedimentabili (Pcb, Pcdd, Pcdf);
- verrà ampliata la rete di monitoraggio della qualità dell’aria, attualmente gestita da Arpa, con alcune centraline della rete di proprietà del Comune di Taranto, attiva sino all’anno 2005; è già stata sottoscritta tra Arpa e Comune una convenzione, della durata di 5 anni, finalizzata al recupero e razionalizzazione della suddetta rete;
- nell’ambito delle attività previste dal PRQA e dalle convenzioni in atto, si prevedono: la razionalizzazione/ricollocazione di alcune centraline e l’adeguamento della strumentazione alla normativa vigente, al fine di realizzare una migliore copertura territoriale e un approfondimento delle conoscenze sulla composizione degli inquinanti atmosferici per quanto riguarda, in particolare, il particolato atmosferico;
- saranno effettuati studi ad hoc sulle emissioni diffuse e convogliate e sulla speciazione chimica del particolato aerodisperso, al fine di ottenere i profili emissivi per tipologia di sorgente e i profili caratteristici del particolato, per futuri studi di “source apportionment”. L’identificazione dei componenti della frazione fine delle polveri aerodisperse costituisce, infatti, base indispensabile per l’attribuzione di tale inquinante alle fonti emissive (“source apportionment”), oltre che elemento imprescindibile e nodale nell’area di Taranto; allo stato attuale delle conoscenze, costituisce una delle maggiori criticità per il PM10, con riferimento sia alle emissioni puntuali che diffuse.
Molte delle suddette attività verranno svolte nell’ambito del “Progetto Taranto”, che vede coinvolti i seguenti Enti partecipanti: Arpa Puglia, Uniba – Centro Metea, Unile – Dip. di Fisica, Cnr-Isac – Sezione Lecce, Unile – Dip. di Ingegneria. L’Arpa ha, ad oggi, realizzato una prima stesura del “Progetto Taranto”, nell’ambito di un Accordo diProgramma più vasto finalizzato all’effettuazione di attività di studio sulla qualità dell’aria e la speciazione del particolato atmosferico nelle aree di Taranto e del Salento.
Verranno effettuate alcune tra le seguenti attività: raccolta degli studi esistenti; studi modellistici; campionamenti del particolato, attraverso alcune campagne in due siti collocati nell’area di Taranto (uno di fondo e uno industriale), che consentano di differenziare almeno le frazioni PM10 e PM2,5 per le successive fasi di caratterizzazione e valutazione della morfologia e della composizione delle particelle. Verranno effettuati rilievi deposimetrici in postazioni intorno all’area industriale, con sistemi di prelievo adatti sia alle analisi di inquinanti inorganici che organici.
I campioni prelevati verranno sottoposti alle analisi per la determinazione di: Ipa, metalli pesanti, EC/OC, frazione solubile (anioni e cationi), PCB e diossine. Si cercherà di identificare il contributo transfrontaliero sulla concentrazione e composizione del particolato con il metodo delle backtrajectories.
- Si effettueranno, inoltre, alcune determinazioni analitiche su 13 campioni di aghi di pino, ovvero un bianco e 3 punti (a 500 m, 2 Km e 3 Km) lungo quattro direttive da individuare sulla direzione dei venti statisticamente prevalenti a partire dall’area del comparto industriale.
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