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Brindisi, brucia polietilene ma non c'è diossina

Azienda in fiamme nell'area industriale Scongiurato il disastro. Distrutto il magazzino dell'Adriatica Maceri snc, probabilmente l'episodio è di natura dolosa. I tecnici dell'Arpa hanno escluso pericoli
19 agosto 2008
Marcello Orlandini
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

- BRINDISI — Scongiurato un grave incidente ambientale di probabile origine dolosa nella tarda mattinata di ieri a Brindisi. Nella zona industriale le fiamme hanno avvolto una azienda in cui vengono lavorati e stoccati prodotti in polietilene, ma i vigili del fuoco del comando provinciale, appoggiati da un mezzo speciale del distaccamento aeroportuale, sono riusciti ad evitare il peggio.

Sul posto, a conferma della serietà dell'emergenza, si sono recati anche il sindaco Domenico Mennitti, assieme al comandante dei vigili urbani Teodoro Nigro e al dirigente del Settore ambiente, Francesco Di Leverano. I rilievi condotti nell'immediatezza dei fatti dal personale del Dap Arpa di Brindisi hanno escluso il rischio- diossina: se da un lato il vento di maestrale aveva contribuito ad alimentare l'incendio, dall'altro ha disperso rapidamente i fumi verso le campagne retrostanti il deposito andato a fuoco.

L'azienda al centro dell'emergenza, l'Adriatica Maceri Snc, si trova in via Riccardo Moretti, sul confine della zona industriale segnato dalla litoranea per Cerano. A brevissima distanza - solo lo spazio di una strada - c'è il maxideposito di gas propano liquido dell'Ipem, al centro di un progetto di ampliamento che ne triplicherà la capacità. Un impianto a rischio, ma dotato di serbatoi resistenti al calore.

Tuttavia era questo il secondo fattore di pericolo, oltre alla possibilità di formazione di una nube tossica, che ha fatto scattare il piano di emergenza. I vigili del fuoco hanno impiegato 10 mezzi, più un autocarro Man «Poseidon» del distaccamento aeroportuale, un veicolo dotato di un cannone antincendio potentissimo che ha risolto la situazione. L'amministratrice dell'Adriatica Maceri, Monica Santoro, non ha saputo spiegare le ragioni del grave incidente, ed era visibilmente scossa.

Il deposito era chiuso da tre giorni. La società che fa capo ai fratelli Cannone è stata oggetto -si ritiene- di un atto doloso, ma spetterà ai carabinieri della compagnia di Brindisi e agli stessi vigili del fuoco ricostruire le dinamiche esatte della vicenda. Che ha qualche aspetto strano, come il fatto che il fuoco si sia sviluppato tra le 11,30 e le 11,50 quando è stata inoltrata la segnalazione ai vigili del fuoco - e non nottetempo.
L'incendio ha provocato una fitta ed alta colonna di fumo nero visibile anche ad alcuni chilometri di distanza dalla città.

I vigili del fuoco hanno attaccato subito i focolai interni ed esterni alla struttura dell'azienda, puntando ad isolarla subito dagli insediamenti vicini e soprattutto dal deposito di propano e polipropilene della Ipem. Nel frattempo è stato richiesto l'intervento di uno dei mezzi dotati di cannoni antincendio in servizio all'aeroporto, che con la potenza del suo getto ha fermato l'avanzata delle fiamme.

Subito dopo è cominciato il lavoro di smassamento della plastica combusta, assieme al sopralluogo tecnico. Un incidente analogo, ma di proporzioni nettamente più vaste, aveva interessato mesi fa una azienda di Monopoli, con la formazione di una nube tossica che era stata sospinta da vento sino al territorio di Fasano.

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