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Ricercatori lanciano allarme per incidenti industriali Brindisi

Lo scorso 18 agosto si sarebbero verificati tre incidenti in seguito ai quali sarebbero stati liberati gas e fumi nell'atmosfera ma le industrie non l'avrebbero segnalato all'Arpa. Inoltre manca un piano d'emergenza per la popolazione da attivare in caso di contaminazione
5 settembre 2008
Franco Giuliano
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

- BRINDISI - Mancano strumenti adeguati, non è stato distribuito alla popolazione un piano di emergenza, i soggetti interessati non hanno comunicato alle autorità quanto stava avvenendo, è necessario rivedere, alla luce di quanto accaduto, i possibili scenari di contaminazione: lo segnalano tre ricercatori brindisini a proposito del rischio di incidenti industriali e di episodi di inquinamento avvenuti recentemente nella zona industriale di Brindisi.

I ricercatori sono: Marco Cervino, Cristina Mangia, ricercatori al Cnr-Isac, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima e Emilio A.L. Gianicolo, ricercatore al Cnr-Ifc, Istituto di Fisiologia Clinica.

Il 18 agosto 2008, nella zona industriale di Brindisi, nel deposito di materiale plastico (Polietilene) dell’azienda «Adriatica Maceri» – ricordano i tre – si è sviluppato un incendio. Tra le 11.30 e le 11.50 il fumo che si sprigionava dalla combustione era visibile anche da notevole distanza. Nella stessa giornata e nella stessa zona, ulteriori emissioni in atmosfera sono state provocate dall’attivazione, a seguito di un black-out e quale meccanismo di protezione degli impianti, delle torce della «Basell» e della «Polimeri Europa» poste a sud-est del complesso petrolchimico. «Per nessuno dei due eventi – sottolineano i tre ricercatori – è stata allertata l’Arpa».

Appare grave «sia il fatto che le imprese coinvolte negli eventi del 18 agosto abbiano mancato di segnalare tale “disfunzione” alle autorità preposte, sia che le istituzioni incaricate non abbiano ad oggi ancora provveduto a distribuire alla cittadinanza il piano di emergenza messo a punto dalla prefettura di Brindisi».

«Il secondo elemento logico di un sistema di prevenzione e tutela per il rischio industriale – si evidenzia – è una classificazione e quantificazione delle sostanze che possono essere emesse in atmosfera durante episodi come quelli descritti. Sulla base di questa conoscenza, si dovrebbe utilizzare una strumentazione adeguata ai controlli necessari per quantificare e descrivere il danno eventualmente provocato».

In questo senso, «il sistema delle centraline fisse di monitoraggio, pensato per la valutazione routinaria della qualità dell’aria, sebbene indispensabile, può a nostro avviso risultare insufficiente a descrivere eventi singolari come quello in esame».

Insufficiente – secondo i ricercatori – «sia per individuare con precisione la vastità delle zone di ricadute al suolo, sia perchè in grado di monitorare unicamente le sostanze che descrivono la qualità dell’aria ai sensi di una protezione della salute generale».

«Brindisi, quel regalo del porto all'Enel»

BRINDISI - "Perchè l'Enel a Brindisi per movimentare il carbone nel porto paga una tariffa tra le più basse d'Italia"? E ancora: "Perchè l'Autorità portuale, posto che questa movimentazione è strategica per le aziende interessate non interviene per fare cassa a favore degli interessi della città"?

A porre questi interrogativi è il presidente della Provincia di Brindisi, Michele Errico. Il quale chiede anche un confronto tra Regione e Comune prima del rinnovo del protocollo di intesa con l’Enel per quanto riguarda i nuovi moli di accosto da destinare alla società elettrica nel porto esterno.

La Provincia contesta la strada intrapresa dall’Autorità di demandare questa decisione al comitato portuale “dove – scrive Errico – l'interesse pubblico rappresentato dalle istituzioni democraticamente elette è alla stessa stregua di quelli privatistici delle diverse categorie economiche e sociali rappresentate nel comitato portuale”.

"Noi speriamo - aggiunge Errico - che questa richiesta venga attuata immediatamente. triplicando almeno la tariffa della movimentazione del carbone che a Brindisi rimane inferiore rispetto ad altri porti di almeno un terzo".

A Brindisi infatti aggiunge Errico "l'Enel paga per la movimentazione del carbone 0,19 euro a tonnellata, mentre a Cararra, città questa dalla quale proviene per esempio proprio l'attuale segretario generale dell'Autorità portuale, la tariffa per il carbone è superiore a 0,50 a tonnellata. Considerato che a Brindisi l'Enel a regime movimenta 6,5 milioni di tonnellate e Edipawer 1,5 milioni di tonnellate, immaginate qual è il volume di questo affare. Cioè tra i sette e i sette milioni e mezzo di tonnellate di carbone l'anno".

"Se si fanno due conti terra terra, l'aumento di almeno 10 centesimi - spiega - vorrebbe dire milioni di euro l'anno in più a favore di investimenti infrastrutturali nel porto. Non si capisce allora come mai l'Autorità non adotti una politica di mercato e dunque una tariffa più alta".

"Qualcuno mi deve spiegare - continua il presidente - qual è il motivo per il quale a Brindisi per movimentare il carbone si deve pagare meno rispetto al resto d'Italia. Considerato che la maggiore entrata verrebbe impiegata per il miglioramento del sistema infrastrutturale del traffico passeggeri e del traffico commerciali".

Poi Errico conclude: "Non si capisce come mai fino ad oggi, nonostante le nostre richieste avanzate nelle riunioni del Comitatao portuale questa esigenza non è stata considerata. O meglio lo immaginiamo".

A rispondere tramite il nostro sito è il segretario generale, Nicola Del Nobile. Il quale spiega "che l'Enel è già concessionaria dell'area portuale nella quale effettua le operazioni di movimentazione del carbone. Per cui paga una tariffa per la concessione e un'altra per la movimentazione. Casomai sarebbe la sommatoria di queste due tariffe ad doverla confrontare con quella applicata a Carrara, visto che si ira in ballo quella città. Al momento non consosco lo studio che ha portato il presidente a fare queste considerazioni. Posso rispondere che il problema delle tariffe, comunque, verrà affrontato con il rinnovo della concessione che scade il 31 dicembre di questo anno".

Per quanto riguarda poi il trasferimento dei rimorchiatori dell'impresa Barretta, il segretario aggiunge "che la commissione (costituita nella riunione del Comitato portuale ad aprile) si è riunita solo 2 settembre scorso anche a causa di qualche ritardo da parte di alcuni enti. Comunque questo argomento è stato inquadrato nei suoi esatti termini. La Commissione ha concordato che con la rimozione del manufatto a terra che attualmente esiste, l'obiettivo è stato raggiunto: non potendo l'Autorità portuale incidere sull'ormeggio delle navi, in questo caso dei traghetti. Compito questo della Capitaneria di porto. Vedremo se questa proposta della commissione avanzata nella prima riunione è percorribile".

Come dire la querelle è ancora lunga. Anche questa, come quella delle tariffe. Su cui dovrà pronunciarsi ora anche l'assessore regionale ai Trasporti Mario Loizzo.

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