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Taranto vecchia al degrado «Con Urban persa un'occasione»

Un severo giudizio quello di Pier Luigi Cervellati, uno dei più apprezzati tra gli urbanisti italiani ed europei. In giro per taranto vecchia ne è rimasto affascinato dalla bellezza e scandalizzato dall'abbandono.
11 settembre 2008
Fabio Venere
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

- TARANTO - «Taranto ha, da ormai quasi vent’anni, completamente abdicato alla pianificazione e progettazione territoriale. Non ha un’idea di città». Questo severo giudizio porta l’autorevole firma di Pier Luigi Cervellati, uno dei più apprezzati tra gli urbanisti italiani ed europei. Cervellati, nelle scorse settimane, è stato nel capoluogo ionico e ha fatto una passeggiata nei vicoli della Città vecchia.

Ne è rimasto affascinato dalla bellezza di quei luoghi ma anche così sconfortato dal degrado che avvolge il Borgo antico di Taranto.

«Sì - conferma alla «Gazzetta» - non ho dubbi quello di Taranto, valutando gli elementi paesaggistici, storici ed artistici, è uno tra i più suggestivi centri storici d’Italia».

Architetto, con colpevole ritardo, in molti ora pensano che Taranto sia stata «disegnata» maldestramente e soprattutto che la Città vecchia sia stata dimenticata. Condivide?

«Sostanzialmente sì. Verso la metà degli Anni Settanta, Taranto ed il suo Borgo antico in particolare hanno avuto una grande occasione per riscattarsi. Ma tutto, o quasi, è stato letteralmente buttato alle ortiche per colpa della discontinuità amministrativa, certo, ma anche della miopia e della scarsa lungimiranza della vostra classe dirigente».

Quando parla di «grande occasione » si riferisce al piano Blandino?

«Esattamente. Davvero un gran bel progetto di recupero e rilancio. In quegli anni, lo ricordo bene, il modello di recupero conservativo del patrimonio della Città vecchia era considerato all’avanguardia anche da urbanisti di profilo internazionale. Ecco, una serie Amministrazione comunale degna di tal nome avrebbe dovuto prima di tutto applicare il piano Blandino in tutte le sue parti e poi avviare contestualmente il recupero sociale del centro storico. Questo non è avvenuto e quest’isola così incantevole è, invece, avvolta in un degrado evidente». Dal 2001 al 2005, il Comune di Taranto ha beneficiato dei finanziamenti comunitari del programma Urban II. Con quei soldi, l’Amministrazione ha ristrutturato palazzi storici destinandoli ad uffici pubblici o a sedi universitari. Il degrado, però, resta. «Che errore, che errore».

A cosa si riferisce?

«Il Comune, secondo me, ha sbagliato ad utilizzare quei finanziamenti per ristrutturare edifici storici da destinare poi ad uffici pubblici. Un ufficio, in genere, alle 14 o al massimo alle 16 chiude al pubblico e poi lì in quella zona resta il deserto. E nel pomeriggio e nelle ore serali quei vicoli rimangono senza gente. Per esempio, nell’ex caserma Rossarol di via Duomo avrei realizzato degli alloggi per delle giovani coppie. Ecco, anche quella di Urban è stata una grande occasione persa. Bisognava sfruttare quei finanziamenti per ripopolare il Borgo antico. Ma come, la Città vecchia perde costantemente abitanti ed i tecnici del Comune di Taranto pensano piuttosto ad aprire nuovi uffici? Mi sembra quasi paradossale a meno che quello che è successo negli anni di Urban non risponda ad una logica politica precisa».

Quale?

«Svuotare la Città vecchia rendendola, nel migliore dei casi, una ufficiopoli. No, no così non va bisogna ripopolare. Questa dovrebbe essere la parola d’or - dine. Ma senza imposizione calate dall’alto come mi sembra abbia fatto la precedente Amministrazione. Bisogna aprire un confronto dal basso coinvolgendo le forze vive del Borgo antico (associazioni, consiglio di quartiere)».

La riqualificazione degli edifici privati, invece, sembra quasi una sfida impossibile. «E perchè scusi?».

In molti stabili, abbandonati e degradati, ci sono anche 40-50 comproprietari e molti di questi vino anche all’estero. E’ difficile contattarli. «Col dovuto rispetto per chi sostiene questa tesi mi sembra solo una scusa. Un alibi. Se la politica vuole può, in tempi ragionevoli, trovare un’intesa con questi proprietari obbligandoli a ristrutturare i loro palazzi fatiscenti. Ma, ripeto, nonostante gli incentivi regionali e comunitari disponibili per chi riqualifica palazzine nei centri storici, se la Città vecchia non si ripopola nessun privato avrà voglia di investire. Ed a quel punto, nessun incentivo basterà più».

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