Vendola: federalismo senza soldi
Nichi Vendola prende il fiato. Prima riflette poi esterna: «Prima discutiamo con Berlusconi della sottostima del fondo sanitario e poi parliamo di federalismo fiscale». Per il governatore pugliese non ci sono alternative, anche ora che il Consiglio dei Ministri ha detto il suo primo sì al federalismo fiscale. «Se non si risolve il problema degli stanziamenti sottostimati alla sanità, in particolare per le Regioni più penalizzate sotto il profilo della quota capitaria, come la Puglia, non si può aprire una discussione seria sul federalismo», osserva Vendola condividendo e sostenendo l´atteggiamento del presidente della conferenza delle Regioni, Vasco Errani che ieri ha incontrato il ministro della Semplificazione legislativa Roberto Calderoli, degli Affari Regionali Raffaele Fitto e delle Politiche comunitarie Andrea Ronchi.
La "lega" delle Regioni, per ora tiene. Vendola osserva che nel testo licenziato da Palazzo Chigi continua a mancare «l´essenziale» e quindi «la certezza delle risorse in favore dei servizi essenziali: istruzione, sanità, assistenza». «Ad oggi - insiste Vendola - leggendo il provvedimento, non possiamo essere certi che ci siano quelle risorse per assicurare i diritti universalistici e di pari livello in tutte le regioni».
Ma la questione sanità è dirimente nel confronto sul federalismo. Del resto il governatore è reduce dalla due giorni in Consiglio regionale che ha varato il piano della salute. E in quella circostanza, ha spiegato il significato intrinseco di sottostima del fondo per la Puglia che non è stato ancora individuato a prescindere dalla penalizzazione che già porta un riparto del fondo basato sulla quota capitaria (più soldi alle Regioni con più anziani): «Pensiamo di dover rivendicare una serie di questioni: l´introduzione del parametro, ad esempio, dell´indice di deprivazione, legato agli indici di povertà, perchè la povertà accumula patologie. E parliamo anche delle ferite che vengono inflitte alla nostra salute a causa del fatto che noi serviamo il Paese.
Per dare energia al sistema nazionale, ad esempio - dice - abbiamo accumulato patologie e chiedo di intervenire su ciò che produce inquinamento e chiedo anche la remunerazione di questa ferita alla nostra salute collettiva. Voglio che il riparto assuma le sovrapenalizzazioni che la Puglia ha subito a causa di parametri non considerati e a causa di un carattere esageratamente ragionieristico del riparto».
Gli spiragli nel testo del governo non mancano: «Notiamo con favore che il fondo perequativo è stato riconosciuto esplicitamente come statale, ma questa era una richiesta avanzata da Fitto o dalla Pdl ma dai presidenti delle Regioni meridionali un po´ di tempo fa. Da questo punto di vista era evidente che ci fosse questo approccio: viene ripristinato ciò che era doveroso ripristinare».
Al governatore pugliese piace anche che il governo abbia «accettato l´idea che la compartecipazione alle spese per i livelli essenziali sia tarata sulla Regione che avrà l´aliquota più alta. Questo è un passo avanti rispetto al provvedimento precedente ma anche su questo: finchè si ragiona in astratto su costi standard e dinamiche di spesa non quantificate si può dire tutto e il contrario di tutto. Allo stato siamo al contenitore, adesso dobbiamo discutere di contenuti».
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