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Vendola ricorda a Berlusconi le lingue di fuoco dei camini dell'Ilva

Noi qui, sicuramente con un ritardo di decenni, stiamo facendo i conti con l’inquinamento: con l’amianto, con la diossina, con l’arsenico, con il mercurio, con le polveri sottili, con le nuvole nere che incupiscono i sogni dei bambini di Taranto. Non possiamo non vedere le lingue di fuoco che dai camini dell’Ilva si propagano nell’intera provincia ionica.
14 settembre 2008
Nichi Vendola (Presidente della Regione Puglia)

Si trasmette in calce il testo del saluto del Presidente della regione Puglia Nichi Vendola in occasione della cerimonia di inaugurazione della 72° edizione della Fiera del Levante di Bari.

Nichi Vendola Benvenuti in una Fiera che abbiamo immaginato e costruito come una cittadella delle nostre ambizioni e delle nostre eccellenze, come la vetrina di una Puglia operosa e vitale, come l’agenda persino rabbiosa di un Sud che non vuole affogare nella deprimente girandola delle cento metafore che alludono esclusivamente al degrado socio-ambientale e persino ad una sorta di sconfitta antropologica. Vorremmo spiegare, ai cittadini del Nord e persino a noi stessi, che il Sud non è solo Gomorra, che questo immenso crocevia mediterraneo in cui viviamo non è solo "monnezza" e devastante corruzione, o crimine che avvolge nelle sue spire la vita pubblica o indolenza e parassitismo dei suoi ceti dirigenti.

C’è un Sud pulito, dove la fatica del lavoro e lo spirito d’intrapresa producono ricchezza, dove si prova a costruire futuro e innovazione, dove si cerca di imparare il lessico della responsabilità senza mai perdere il genio della curiosità, della solidarietà, dell’accoglienza.

Noi qui, nella nostra terra, abbiamo visto esplodere lo scandalo dei migranti piegati allo schiavismo dei caporali: codici arcaici tradotti in lurida modernità. Ma abbiamo reagito e quest’anno abbiamo potuto aprire, con il cosiddetto "albergo diffuso", una residenza protetta per i lavoratori stranieri; e abbiamo messo in rete nelle campagne di Capitanata, con la collaborazione preziosa di "medici senza frontiere", ambulatori, servizi igienici e acqua potabile.

Noi qui, sul nostro incantato Gargano e nei 13 parchi che abbiamo in questi tre anni istituito, abbiamo visto l’inferno degli incendi spesso appiccati da abili mani criminali: e ci sentivamo davvero impotenti, sprovvisti dei mezzi e della cultura adeguata a organizzare la difesa della nostra bellezza. Ma questa estate abbiamo potuto mettere in campo uno dei modelli più efficienti e coordinati di Protezione Civile che esistano in Italia, una struttura attrezzata, tecnologicamente e logisticamente avanzata, che ha consentito di domare tempestivamente centinaia di incendi. Non avevamo nulla e ora possiamo esibire un gioiello, un pezzo di buona amministrazione che ci ha fatto guadagnare le lodi del Sottosegretario Bertolaso.

Noi qui, contro tutte le mafie, non solo abbiamo accolto centomila ragazzi in una meravigliosa giornata di primavera: ma finanziamo le cooperative che operano sui terreni confiscati ai clan e stiamo trasformando una discoteca che era nella ragnatela della malavita e dello spaccio di droga in un grande laboratorio di arte e creatività.

Noi qui, sia pure con qualche strumentale protesta, abbiamo accolto e accogliamo, con spirito di fraterna solidarietà, molte migliaia di tonnellate di rifiuti provenienti dai territori assediati dalla camorra: lei sa bene, Signor Presidente del Consiglio, che quando mi ha chiesto una mano le ho detto subito di sì e ho aggiunto: "Se Napoli piange Bari non può né ridere né sorridere". E la Puglia oggi è al primo posto tra le regioni meridionali per le percentuali di raccolta differenziata, mentre abbiamo cantierizzato anche l’ultimo degli impianti che ci consentiranno, nel giro di un anno, di chiudere il ciclo in ciascun ambito e di presentarci al mondo come un pezzo d’Europa.

Noi qui, in questa terra ricca di sole e di vento, abbiamo deciso di scommettere sulle energie rinnovabili, abbiamo implementato il nostro parco energetico: siamo primi in Italia nella produzione di energia eolica, stiamo correndo verso il solare fotovoltaico e termico, vogliamo aprirci alle prospettive dell’idrogeno. E qui, in una Puglia che consuma solo una percentuale minima dell’energia che produce e che dunque offre come contributo al sistema-Paese, le chiediamo solo di risparmiarci scorie o centrali nucleari. Sul rinnovabile possiamo aggiungere molto, ma sulle fonti fossili si tratta al contrario di togliere qualcosa: una città come Brindisi ha già pagato un prezzo troppo alto respirando i veleni del carbone di Cerano.

Noi qui, sicuramente con un ritardo di decenni, stiamo facendo i conti con l’inquinamento: con l’amianto, con la diossina, con l’arsenico, con il mercurio, con le polveri sottili, con le nuvole nere che incupiscono i sogni dei bambini di Taranto. A nessuna fabbrica abbiamo chiesto di chiudere i battenti, ma ci sono territori in cui l’infanzia è aggredita dalla malattia e dalla morte. Chiediamo uno sforzo a tutti, a noi stessi, al suo governo, al sistema d’impresa: ora è il momento di dare risposte chiare in termini di ambientalizzazione dei nostri apparati produttivi. Il lavoro dovrebbe essere sinonimo di vita e non sinonimo di pericolo: non possiamo più dimenticare tutti gli operai baresi della Fibronit uccisi dal mesotelioma pleurico. Non possiamo non vedere le lingue di fuoco che dai camini dell’Ilva si propagano nell’intera provincia ionica.

E noi non siamo mai stati, qui in Puglia, un fronte del No: diciamo molti Si. Sono Si che guardano al futuro, come quando spendiamo tutto il nostro impegno per mettere in piedi la rete dei distretti produttivi, che sono distretti di filiera capaci di contrastare l’antico male che affligge le nostre imprese: e cioè la loro estrema frammentazione, la loro dimensione spesso pulviscolare. E alle imprese non offriamo favori, ma ascolto e poi un’idea di sviluppo e poi la traccia dell’innovazione scientifica e tecnologica, con distretti di qualità mirati sulle bio e sulle nanotecnologie, sulla meccatronica, sull’energia.

Diciamo Si alle giovani generazioni quando, con il nostro programma dei "bollenti spiriti", finanziamo gli stage di alta specializzazione all’estero di migliaia di nostri talenti ai quali chiediamo solo di firmare un "contratto etico": quello con cui si impegnano a tornare in Puglia. Anche per dire di un piccolo grande sogno: quello che consente ad un ventenne meridionale di credere che il verbo viaggiare non è sinonimo del verbo emigrare.

Diciamo Si alle grandi opere, a condizione che non siano eco-mostri e nuovo saccheggio del territorio: viceversa, l’opera più grande che si possa immaginare è il riassetto idrogeologico del nostro suolo, la cura della nostra costa, insieme ad una pianificazione dello sviluppo delle città incentrato sulla riqualificazione delle periferie e su quella rigenerazione urbana su cui la nostra Regione ha costruito una legge d’avanguardia.

Diciamo Si a comunità aperte e solidali, dotate di una ricca infrastrutturazione sociale, dove sia promossa la dignità e il benessere delle persone, senza barriere architettoniche e culturali, dove la sicurezza dei cittadini possa coincidere con una nuova cultura dei "beni comuni", di quei valori d’uso che non sopportano alcuna mercificazione.

Noi qui abbiamo provato a rompere anche le barriere che ci separavano dall’Europa: scegliendo con forza di investire in cultura, in risistemazione degli archivi delle biblioteche dei teatri: e naturalmente il cantiere quasi ultimato del Petruzzelli, e la sua apertura al pubblico, sono il segno di una ripartenza, di un nuovo inizio. E qui in questa fiera, ma anche in un angolo di Lecce, nasceranno le fabbriche del cinema, quei cine-porti che consentiranno alla Puglia di non essere solo una singolare location per girare film, ma anche di essere scuola di tutti gli artigianati legati al cinema.

E l’Europa l’abbiamo inseguita anche fisicamente, lavorando per costruire quel network di voli low-cost che consentono ogni giorno alla gioventù e all’impresa di questa regione di raggiungere le capitali del vecchio continente e persino di volare oltreoceano: e i nostri aeroporti nello scorso anno hanno segnato una crescita record del traffico passeggeri: più 22 % nello scalo di Bari, più 13% nello scalo di Brindisi. Mentre investivamo come non si era mai fatto prima sul materiale rotabile, sulle carrozze dei treni, persino sul restyling delle vecchie stazioni ferroviarie. Mentre investivamo sulle piste ciclabili e sull’educazione stradale.

E mentre scommettevamo sull’articolazione, sulla specializzazione e sulla destagionalizzazione del turismo che oggi qui vede percentuali significative di crescita, nel mentre vicino a noi langue o tracolla. E in questo quadro vorremmo che il suo governo, on. Berlusconi, potesse aiutare la Puglia a non perdere le ali, a non vedere impoverite le sue arterie trasportistiche, ma anzi a confermare la scelta, che noi abbiamo sottoscritto col vecchio governo, di fare della nostra terra una piattaforma logistica per l’Europa che si tuffa nel Mediterraneo.

Di confermare, ad esempio, il treno ad alta capacità da Bari a Napoli: un’opera strategica, capace di spaccare il muro che separa l’Adriatico e il Tirreno, cioè capace di ricostruire l’unità del Mediterraneo, e quindi capace di rivoluzionare le forme della mobilità delle merci e degli umani. Vorremmo con lei continuare la scommessa di modernizzare la Puglia, sapendo che la modernità si misura sulla capacità di coniugare profitto e ricchezza sociale, e che c’è una cattiva modernità che abusa dei corpi, che viola la vita, che stupra l’ambiente, che ignora l’etica, che disdegna la bellezza, che storce il diritto, che uccide la società.

A volte penso che siamo forse in bilico su questa cattiva modernità. Eppure non possiamo, non dobbiamo rinunciare a cercare la buona modernità, quella in cui impariamo ad esercitare nuove, o forse antiche, virtù civiche. La solidarietà, che non può nutrirsi di retoriche e ammortizzatori, ma deve incarnarsi in politiche per l’assistenza domiciliare per i non autosufficienti, per la protezione e l’accoglienza di chi porta addosso le stimmate delle nuove fragilità, in politiche di sostegno alle persone e alle famiglie più povere, in diffusione di servizi socio-sanitari sul territorio: i nostri ospedali sono ingolfati perché noi abbiamo confuso la sanità con la salute, e invece di promuovere la salute ci occupiamo esclusivamente di curare la malattia. Ma spesso la malattia ha matrice sociale, rimanda a miserie stratificate, non chiede il ricovero clinico, chiede un ricovero affettivo, una rete di soccorso e di cultura, un luogo dotato di senso della vita. Su questa traccia abbiamo progettato un’idea nostra di Welfare, meno assistenzialistica e più capace di promuovere autonomia e autosufficienza.

Per questo le dico, Sig. Presidente del Consiglio, che bisogna fare attenzione all’algebra quando dietro i numeri ci sono i volti di chi fa fatica a vivere. Bisogna essere rigorosi con le casse dello Stato, bisogna colpire tutto ciò che costituisce spreco, corruzione, dissipazione di risorse pubbliche: ma attenzione ai tagli. Se non sappiamo esattamente dove andiamo ad incidere col bisturi del rigore finanziario rischiamo concretamente di tagliare le prestazioni, i servizi, i diritti e di lasciare intatta l’area dello sperpero. La qualità della spesa pubblica: ecco il terreno vero su cui dovrebbe misurarsi una nuova classe dirigente. Noi qui vogliamo provarci, sapendo che si tratta di riformare la nostra pubblica amministrazione, ma anche di abbattere lobbies, corporazioni, ma anche di mutare costume e mentalità.

La "questione morale" non può essere affidata ai giustizieri e agli angeli vendicatori: si tratta di rifondare un etica pubblica, si tratta di controllo di legalità e di controllo sociale, si tratta di costruire la trasparenza e stimolare la democrazia. Per questo non fuggiamo dinanzi al federalismo: anzi, vogliamo vedere le carte. Se non sono truccate, allora daremo il nostro contributo: perché si possa finalmente discutere del male oscuro di una Italia spaventata e frammentata, perché si possa indicare il punto di equilibrio tra l’esercizio della responsabilità e la solidarietà nazionale. Se il federalismo serve solo a riempire l’ampolla della secessione, io dirò di No. Se sarà il tema di una nuova unità del Paese, allora discuteremo. Se si spezza l’unità del sistema formativo non c’è più l’Italia. Se si rompe l’universalismo dei diritti sociali, ci si condanna all’esilio nelle piccole patrie. Il Ministro Calderoli almeno nei principi propone una traccia prudente. Bene. Discutiamo. Ma dateci le risposte che avete promesso sul finanziamento del Fondo sanitario nazionale. E sappiate che quel fondo va poi ridiscusso a partire dai parametri che lo regolano.

Ci sono due cose, on. Berlusconi, che io detesto nell’agire politico: il trasformismo (oggi si dice "inciucio") e la demonizzazione dell’avversario. Sono due forme di miseria della politica, mentre oggi c’è bisogno di una politica dei "pensieri lunghi", capace di evocare una sorta di profezia laica, una religione civile con cui restituire passione e speranza al nostro impegno. C’è bisogno di dare una visione del futuro alle giovani generazioni. Si tratta di costruire una missione per la Puglia, per il Sud, per l’Italia. La mia regione in questo biennio ha conosciuto una ripresa importante del sua economia: registriamo la più alta lievitazione del Pil d’Italia (più 2%) e una poderosa impennata della curva occupazionale (più 2,8%). In molti segmenti produttivi si registrano progressi: e sono straordinari laddove si sia investito in innovazione di processo e di prodotto. Chi non accetta la sfida del cambiamento rischia di morire. Questo vale anche e soprattutto in agricoltura, dove non si può immaginare solo di rivendicare ristori e riparazioni. Innovare non è un lusso della domenica, è il minimo indispensabile per vivere. E nell’innovazione l’economia necessariamente dovrà incontrare l’ecologia.

In questa sala c’è tanta parte della classe dirigente di Puglia. Non siamo un’assemblea politicamente e culturalmente omogenea. Ma abbiamo alcune cose in comune, come l’emozione che ci provoca a trent’anni dall’assassinio la lezione di Aldo Moro: che ci aiutò a capire la variegata latitudine del mondo, in modo che intendessimo la Puglia come un crocevia tra L’Europa e quel mare in cui l’Europa affonda le sue radici. E in comune abbiamo l’orgoglio di una identità che detesta le barriere e che lungo ottocento chilometri di costa e lungo molti secoli di storia è stata fecondata dalla mescolanza delle lingue e delle fedi. Conosciamo i nostri dolori, le nostre tare, le nostre indolenze, ma non ci nasconderemo, non ci sottrarremo alle sfide del futuro, non ci confineremo nel lamento e nella recriminazione. Diremo di noi, con modestia. Diremo di noi, con orgoglio.

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