La beffa del Petrolchimico «evasore» per 47anni
BRINDISI — Occupa da 47 anni una vasta area del porto industriale di Brindisi, ma quasi gratis. E al momento di fare i conti, che finalmente è giunto, il grosso dei debiti è passato in prescrizione: l'Autorità portuale potrà pretendere per canoni pregressi solo somme relative al periodo 2003-2008, circa 3 milioni di euro.
Chi è l'attore della vicenda? Oggi la Polimeri Europa, in quanto erede di Montecatini, Montedison, Enichem in senso cronologico e non strettamente societario. Polimeri pagherà il conto degli ultimi cinque anni, il resto ciccia, anche perché - altro passaggio strabiliante della vicenda - dal 1961 ad oggi tutte le aree occupate sono state utilizzate non in regime di concessione, ma solo sulla base di semplici atti di sottomissione.
C'è voluto quasi mezzo secolo per giungere ad una riunione del Comitato portuale, quello di giovedì prossimo, in cui verranno presentate le proposte di concessione demaniale e di licenza per regolarizzare un'unione, quella tra Petrolchimico e porto di Brindisi, a questo punto mostratasi non molto conveniente dal punto di vista erariale. Naturalmente, prima i soldi questa volta. Il periodo da regolarizzare in senso autorizzativo va dal 1961 al 2 settembre 2001, mentre da quella data in poi le opere realizzate sono passate al demanio, e quindi sono soggette a concessione quadriennale rinnovabile.
L'azienda, dal canto proprio, potrà forse sostenere che se la faccenda non è stata mai sistemata malgrado i tempi biblici, la colpa è di altri. Ci sarà modo di sapere di chi e perché, malgrado la prescrizione? A quanto pare, la cosa interessa parecchio l'amministrazione provinciale, che con il Petrolchimico e Polimeri Europa sta in queste settimane giocando la delicata partita della sicurezza degli impianti (a proposito, vedere cosa è accaduto ieri all'Eni di Taranto, stesso gruppo stesso problema).
La notizia che in 47 anni la fabbrica avrebbe pagato solo 4 soldi per l'uso delle sponde portuali ha messo in moto Michele Errico, che ha incaricato i propri collaboratori di raccogliere un dossier sul caso. Non è escluso che anche il sindaco Domenico Mennitti si occupi della vicenda. Con 9 distinti atti di sottomissione, il primo del 6 marzo 1961 e l'ultimo del 28 agosto 1974, la Montedison ricevette in consegna dalla Capitaneria di Porto di Brindisi 97mila metri quadrati di fascia costiera per prese d'acqua, scarichi fognari, condotte e oleodotti, e per il molo- canale.
Regime mai mutato in concessione o licenza. Tra l'altro, solo nel 2005 l'Autorità portuale - ente costituito con la legge 84/94 - ha chiesto una perizia giurata alla stessa Polimeri Europa per capire quante e quali erano le aree di competenza, e l'azienda ha trasmesso gli atti l'8 maggio del 2007, e il 12 giugno ha ricevuto via libera per procedere con le operazioni catastali. Al dunque, e cioè alle modalità di applicazione dei canoni, si è giunti solo nell'estate scorsa, con un confronto che non si è fermato neppure ad agosto. Polimeri Europa ha provato anche ad ottenere riduzioni e persino lo sgravio degli investimenti realizzati, ma senza esiti. Per i 3milioni 174mila euro relativi al periodo 2003-2008, a conguaglio di circa 650mila euro già corrisposti, l'azienda potrà ottenere solo una rateizzazione in 6 mesi.
Ovviamente, se a Polimeri questa conclusione non garba, può fare ricorso al Tar, come già contro il ministero dell'Ambiente per la faccenda dell'inquinamento della falda e dei terreni industriali, fatti avvenuti quando anche l'occupazione di aree portuali sembra non costasse molto (non si può dire «nulla », sino a prova contraria).
Polimeri è un pesce grosso, il Petrolchimico è il cuore della storia industriale del territorio, e sanare senza danni collaterali è importante. Ma vallo a raccontare a chi è stato sbattuto fuori dal porto per morosità da poche decine di migliaia di euro.
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