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Black-out in raffineria, Losappio convoca Eni

Il black out ha prodotto una colonna di fumo densa che ha allarmato i tarantini. Decine di cittadini hanno telefonato ai vigili del fuoco, ai carabinieri e agli uffici della Circoscrizione Tamburi per segnalare la presenza della colonna di fumo. Un altro guasto elettrico si era verificato il 25 settembre. Borraccino (PDCI); I dirigenti dell’Eni riferiscano direttamente quanto accaduto in Regione.
7 ottobre 2008
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

- BARI - In relazione al secondo black out che ha riguardato ieri lo stabilimento Eni-Agip di Taranto e alle misure adottate di conseguenza dalla direzione della raffineria, l’assessore all’Ecologia della Regione Puglia Michele Losappio, raccogliendo i rilievi dei rappresentanti istituzionali dell’area jonica, ha convocato per i prossimi giorni un incontro di ricognizione con la direzione dell’impianto petrolifero. Il black out ha prodotto una colonna di fumo densa e nera che ha allarmato i cittadini della città jonica.

Decine di cittadini hanno telefonato ai vigili del fuoco, ai carabinieri e agli uffici della Circoscrizione Tamburi per segnalare la presenza della colonna di fumo. Un altro guasto elettrico si era verificato il 25 settembre scorso.

“Quello che è accaduto all’Eni di Taranto - dice il consigliere regionale dei Comunisti Italiani Cosimo Borraccino - è, a dir poco, inquietante. Nonostante le rassicurazioni fornite dall’azienda, c'è bisogno di chiarezza”.

“Lo stesso direttore dell’Arpa, professor Giorgio Assennato - prosegue Borraccino - ha comunque dichiarato che nell’atmosfera, nella giornata di ieri, sono stati immessi idrocarburi policiclici aromatici. E sempre Assennato ha definito 'allarmantè la frequenza con cui avvengono questi casi. I sindacati, dal canto loro, denunciano che la Raffineria di Taranto stia tagliando gli investimenti. Per questa ragione, in attesa del vertice in prefettura, chiedo che - conclude Borraccino - i dirigenti dell’Eni riferiscano direttamente quanto accaduto in Regione. Sarebbe almeno un segnale di chiarezza”.

Anche il vicepresidente del Consiglio regionale, Luciano Mineo, in una lettera aperta all’assessore, chiede “un intervento rapido e incisivo da parte della Regione” e la convocazione dei dirigenti dell’Eni alla presenza delle istituzioni joniche e dei consiglieri regionali.

Sospesi 50 dipendenti raffineria Taranto perché avrebbero rubato il carburante
TARANTO – Circa cinquanta dipendenti della Raffineria Eni di Taranto sono stati sospesi per due giorni dall’attività lavorativa perchè sospettati di essersi appropriati indebitamente di carburante dallo stabilimento tramite una conduttura abusiva.

La scoperta è stata fatta dai vigili del fuoco, intervenuti il 19 agosto scorso nei pressi della raffineria per spegnere un incendio. Da alcuni rubinetti incustoditi fuoriusciva gasolio. Sulla vicenda anche la procura di Taranto ha aperto un’inchiesta.
“E' arrivato il momento - sostiene - di riservare all’Eni le stesse attenzioni che nel corso degli ultimi anni sono state riservate ad altri impianti industriali. Il chiarimento è assolutamente necessario, non solo in relazione alla gestione dell’attuale impianto ma anche perchè l’Eni si candida a raddoppiare lo stabilimento di Taranto.

La mia opinione - continua Mineo - è che l’incidente di ieri mette seriamente in discussione l’ipotesi del raddoppio e, comunque, il progetto dell’Eni non potrà mai essere autorizzato senza avere ottenuto le preventive garanzie circa una corretta gestione dello stabilimento e senza avere acquisito la certezza che incidenti, come quello di ieri, non si verificheranno più. Oltretutto, Taranto e la Puglia - evidenzia - sono abbondantemente creditori rispetto al resto del Paese. Raffiniamo il petrolio, produciamo l’acciaio, esportiamo energia: tutto questo senza contropartite, se non quella occupazionale, che, nel caso di raddoppio dello stabilimento Eni, sarebbe irrisoria. Casomai, per sentirsi, poi, dire dalla Lega e da esponenti dell’attuale governo nazionale di essere parte di un Mezzogiorno di fannulloni, camorristi ed incapaci”.

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