Black out alla raffineria: procura apre un fascicolo sui due incidenti
TARANTO — Due incidenti analoghi alla raffineria dell'Eni di Taranto in dodici giorni sono un'anomalia e la procura di Taranto ha deciso di approfondire i due episodi. Ieri il procuratore Franco Sebastio ha ascoltato i tecnici dell'Arpa, del Dipartimento di prevenzione e il direttore dello stabilimento e ha dato inoltre mandato agli uomini della Digos di ascoltare un serie di persone informate dei fatti.
Questa attività mira ad acquisire elementi utili a comprendere cosa sia accaduto nell'impianto tarantino. Sebastio non ha aperto formalmente un'indagine perché non è ancora ben chiaro il quadro della vicenda, non esiste fino a questo momento alcuna ipotesi di reato e non ci sono indagati. Per adesso si tratta della semplice apertura di un faldone come «Atti relativi a» per vedere cos'è successo. Ieri mattina il magistrato ha convocato a palazzo di giustizia il chimico dell'Arpa, Damiano Calabrò, e il responsabile locale dell'agenzia, Gioacchino Di Natale. Ha concluso la ricognizione con Michele Conversano, direttore del dipartimento di prevenzione della Asl e con il direttore della raffineria Gaetano De Santis.
Il responsabile dell'azienda ha confermato che l'incidente è dipeso dalla mancanza di approvvigionamento elettrico che ha bloccato la produzione innescando la reazione di sicurezza con le due torce che hanno sputato fumo e fiamme. L'Arpa ha ammesso che le centraline non hanno rilevato valori anomali nelle emissioni fermo restando che tutte le combustioni incomplete portano con sé particelle di carbone e idrocarburi policiclici aromatici e monossido di carbonio. Nei prossimi giorni, dopo il lavoro della Digos, il procuratore deciderà se aprire un'indagine. Sarebbe la replica di quanto verificatosi l'anno scorso.
Proprio in questo periodo l'ex procuratore Aldo Petrucci dette il via a un'inchiesta a causa di una fuoriuscita di gasolio e di idrogeno solforato dalla raffineria che causò irritazione agli occhi e alla gola di alcuni operai. La rottura di una tubazione a causa di pressione anomala provocò l'emanazione all'esterno di sostanze molto odorose che sparsero in città la caratteristica puzza che tutti i tarantini hanno imparato a conoscere. Sostanze non tossiche ma irritanti. Il magistrato aprì l'inchiesta per appurare se questo incidente avesse provocato danni all'ambiente e ai cittadini di Taranto. L'imprevisto venne circoscritto in un paio d'ore dai vigili del fuoco e dalle squadre di emergenza dell'azienda mentre gli impianti entrarono in sicurezza automaticamente.
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